10 Capitolo

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Premessa: questo capitolo è diviso in due parti, la seconda parte sarà presente nell'undicesimo capitolo. Detto ciò, buona lettura, e vorrei ringraziarvi per le 1mila visualizzazioni!

Hermione, paralizzata, tentò di indurre il proprio corpo a muoversi verso Blaise, per soccorrerlo. Vedere quel corpo tanto virile, giovane, forte ridotto in quello stato, seppur diventato a lei familiare da così poco tempo, la destabilizzava in un modo talmente opprimente da mozzarle il fiato. Qualcosa non quadrava: lei non si muoveva, ma tutto ciò che le era intorno sembrava procedere alla doppia velocità. Lucius Malfoy, in fondo al corridoio, pareva divertito a quella scena. Nei suoi occhi non vi era traccia del minimo pentimento delle sue azioni.
«Granger! Dà qua!» ringhiò Draco ad un certo punto, spostandosi con orgoglio sopra di lei. Hermione lì per lì non parve capire, troppo presa nel tentare di porre di nuovo un controllo logico sul suo stesso corpo, ma sentì la propria bacchetta scivolarle via di mano. Il ragazzo gliela aveva sottratta. Rimase sempre di fronte a lei, come a nasconderla dall'imminente pericolo, o anche solamente per sentirsi in qualche modo più avvantaggiato, tanto da potersi permettere di proteggere anche lei. Hermione abbassò lo sguardo, non riuscendo più ad osservare il corpo martoriato di Blaise, riflettendo tra sé e sé che lei in quella battaglia non c'entrava affatto. Era la battaglia di Draco quella, e come tale doveva avere l'umiltà di fidarsi, anche per un attimo, di lui.
«STUPEFICIUM!» urlò il biondo, con tutto il fiato che aveva in corpo. Lucius non poté che lasciarsi vincere, mentre veniva scaraventato addosso alla parete dalla potenza dell'incantesimo, perdendo all'istante i sensi. Il corridoio cadde gradualmente in un silenzio tombale, rotto dai gemiti sommessi di Blaise e dal respiro pesante di Draco e di Hermione. Il tempo e il silenzio si fusero insieme, creando quella situazione di disagio che spesso ti portava a dubitare persino di te stesso.
«CHE COSA È SUCCESSO QUA?!» fece il suo ingresso la Professoressa McGranitt, seguita da un tranquillissimo Albus Silente. Quest'ultimo non parve neppure turbarsi alla vista del corpo inconsce del Signor Malfoy e quello morente di Blaise. Egli fece levitare lo stesso di quest'ultimo, mormorando formule di guarigione.
«Minerva, potresti andarmi a chiamare Madama Chips e il Professor Piton per piacere? La situazione è più grave di quanto immaginassi.» disse Silente, impassibile. La donna, inizialmente davvero sconvolta dinanzi a quello spettacolo, sembrava restia ad obbedirgli, ma alla fine cedette al suo senso di responsabilità e si allontanò a passo veloce. Una volta scomparsa in fondo al corridoio, Silente si concentrò sui suoi due alunni.
«Signor Malfoy, potrebbe riconsegnare la bacchetta alla Signorina Granger?» chiese l'uomo, con tono amabile. Draco interdetto ridette la bacchetta in mano alla Grifondoro, la quale, sconvolta, lo ringraziò, concentrata sulla figura rassicurante del preside.
«Ci lasci spiegare, non è come sembra!» disse la ragazza preoccupata, sempre protetta dal corpo di Draco. Si chiese per quale motivo non si fosse ancora spostato, ma probabilmente era un gesto involontario dettato dal flusso degli avvenimenti, lei stessa non si sarebbe scostata di fronte a lui se non certa della scomparsa di ogni minaccia. Ora che ci rifletteva, stava accadendo proprio quello che poco fa si era ritrovata a pensare: ora era lui a proteggere lei. Quel pensiero le sembrò realmente sciocco come scusa per aprirsi in un leggero sorriso, nonostante la situazione.
«So esattamente che è stato il Signor Malfoy ad istigare questo scontro, la vostra è stata legittima difesa.» Legittima difesa. Quelle due parole sembrarono rassicurare incredibilmente i due ragazzi.
«Visto che comunque eventi di un certo conto saranno sulla bocca di tutti, non posso permettermi di non punirvi. In fondo avete utilizzato incantesimi che di certo non erano permessi all'interno del castello, perciò dovrete entrambi scontare la vostra punizione.»
Hermione cercò lo sguardo di Draco, sentendosi terribilmente colpevole. Un tale peso sullo stomaco non era abituata a sopportarlo, abituata alla sua candida condotta. Nonostante la sua preoccupazione, cercava negli occhi di Draco la determinazione e lo scetticismo che lo distingueva da lei, in qualche modo le uniche carte possibili da giocare in quel contorto e funesto gioco.
«Come starà Blaise?» chiese invece il biondo, scostandosi indifferente dalla Grifondoro ed avvicinandosi al preside, evidentemente turbato. L'uomo poté notare in lui, sul suo viso, la tipica aria sperdutamente arrogante dei giovani come lui, intoccabili ed insaziabili, ma altrettanto fragili. Come fogli di carta, zuppi di inchiostro ma fragili come foglie alla più piccola delle scintille.
Per Albus Silente Draco Malfoy non era altro che un foglio di carta, doveva solamente riuscirlo a leggere correttamente.
«Si riprenderà senz'altro. Se ora non vi dispiace, gradirei che mi aspettaste entrambi nel mio ufficio– rispose un po' in ritardo l'anziano mago, sorridendo beffardamente sotto alla sua lunga e crespa barba. –Ah, credo voi lo sappiate già, ma la parola d'ordine è "Torta di mele"!»

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