15 Capitolo

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«Malfoy è solamente colpa della codardia di tuo padre se ci ritroviamo in guai simili!» grugnì il più grosso della cerchia, afferrando per la collottola il ragazzo in questione. Draco scalciò invano, tentando di liberarsi, ma purtroppo non poteva minimamente sovrastare la stazza del suo vile compagno di casata. Fissò gelido gli occhi inespressivi di Vincent Tiger, mentre con le unghie era andato a graffiare la ruvida mano che lo privava di libertà di movimento. Tiger gemé dal dolore, lasciando cadere a terra il biondo, il quale toccandosi il collo dolorante iniziò a retrocedere velocemente, fissando inorridito i suoi compagni.

Si fece allora avanti Millicent Bulstrode, anch'ella accecata da un'ira inestinguibile. Era una ragazza arcigna che di femminile non aveva proprio nulla, se non i lunghi capelli color pece ad incorniciarle il viso grassoccio e scontroso.
«Solo suo padre? Anche il piccolo Draco non sembra essere molto coraggioso.» ghignò perfida. Prima che Draco potesse lanciarle una fattura, lei lo aveva già disarmato, facendolo catapultare nuovamente a terra, tra le foglie secche e il terriccio che si andarono immediatamente ad appiccicare ai suoi costosi abiti.

«Mio padre lo verrà a sapere!» ringhiò Draco, messo ormai con le spalle al muro. Questa volta a ridere fu Gregory Goyle, che senza pensarci minimamente lo colpì in pieno viso, facendolo gemere dal dolore.
«Come potrà mai saperlo ad Azkaban, Dracuccio?» lo derise quest'ultimo, senza muoversi dalla sua postazione.
«Potresti andare a trovarlo, se proprio ci tieni.» aggiunse Tiger, assestandogli un altro pugno. Draco si contorse dal dolore, poggiandosi le mani sullo stomaco, come a voler proteggerlo da un altro possibile colpo. Ansimando, li guardò ancora una volta con tutto l'odio che provava nei loro confronti.

«In tre contro uno? Che codardi!» sibilò, non lasciando che le loro parole e i loro gesti andassero a scalfire il suo orgoglio da Serpe. Millicent sembrò infastidita da quelle parole, perciò si avvicinò nuovamente al biondo.
«E tu cosa ne sai del coraggio?» ringhiò rossa in viso, pronta a colpirlo un'ennesima volta. Prima che potesse far altro, qualcosa le colpì la mano, rotolando poi accanto ai piedi di Draco. Un silenzio tombale cadde sui quattro Serpeverde, mentre Tiger e Goyle cominciarono a guardarsi furtivamente intorno, temendo di essere spiati.
«Una pietra...» sussurrò Draco confuso, prendendola in mano ed osservandola con aria inespressiva. Millicent fece per dire qualcosa, ma qualcuno interruppe il suo intento.

«Lui non sarà coraggioso...- da dietro la boscaglia che costeggiava la collinetta fece il suo ingresso Hermione Granger, stagliandosi nelle ombre di quell'oscuro tramonto, il volto deformato da una rabbia incontrollabile -Ma io sì
Prima che qualcuno potesse fare o dire qualcosa, lei aveva già impugnato la bacchetta e schiantato Tiger, il più vicino a lei. Goyle rabbioso le si gettò addosso, ma anche lui ebbe la stessa fine del compagno. Mentre Hermione si rialzava orgogliosa, spolverandosi i vestiti impolverati, tentando di riprendersi, Millicent si era spostata proprio dietro di lei.
«Dietro di te, Mezzosangue!» ringhiò Draco, tentando di rimettersi in piedi e allo stesso tempo di asciugarsi il sangue che gli colava dallo zigomo ferito fino alla guancia pallida. Hermione, avvertita per tempo, si girò rapidamente e affatturò la ragazza, che però riuscì a colpirla sulla spalla prima di svenirle ai piedi. La bruna si massaggiò dolorante la parte del corpo colpita, scavalcando disgustata il corpo inerme della Bulstrode.

Draco, ormai in piedi, la guardava diffidente.
«Perché l'hai fatto?» chiese gelido, indietreggiando di un passo. Odiava ammetterlo, ma temeva la risposta. Cosa voleva lei da lui? Lui voleva solamente aver il meno possibile a che fare con lei, così testarda e scontrosa, terribilmente Grifondoro. Eppure non gli sembrava l'avesse fatto per qualche losca motivazione a lui ignota. Nei gesti della ragazza e nei suoi occhi chiari non vi era che il suo disgustante desiderio di libertà ed uguaglianza, nemmeno un briciolo di risentimento. Draco, seppur per poco, si illuse che qualcuno si fosse preoccupato per lui, ricucendo con dei punti di sutura le ferite aperte da sin troppo tempo.
«Perché l'hanno fatto?» sviò la domanda la ragazza, guardandolo incolore. Il biondo le lanciò un'occhiataccia gelida.
«Non ti interessa.» inveì con arroganza.
«A me interessa.» rispose invece Hermione, con sincerità. Con quelle parole sperava di essersi esposta abbastanza, andando incontro all'animo scontroso del Serpeverde.
«Vattene, Granger.» sibilò Draco, minimamente scalfito da quell'inaspettata e pura risposta. La fissò a lungo, sempre più gelido. Lei, sudicia e piccola Mezzosangue, come si era permessa di aiutarlo? Voleva forse prendersi gioco del suo orgoglio, era quello che pensava sconcertato, mente si smarriva sperduto nell'ambrato dei suoi occhi. La presa sulla sua bacchetta si allentò leggermente.

«Non me ne andrò, Malfoy.» disse invece, con tutta calma, la ragazza. Si avvicinò di un passo, e Draco si trattenne dall'indietreggiare per non apparir ai suoi fastidiosi occhi un vigliacco, pronto a strisciarsene fuori da qualsiasi sconveniente situazione.
«Malfoy, che ti è successo? Non sei più il Re delle Serpi?» si interessò la Grifondoro, adesso tremendamente vicina a lui. Le poteva contare le lentiggini sulla faccia, se ne avesse avuto voglia. Deglutì, irritato da quello spiacevole vicinanza.
«Tu cosa ne vuoi sapere?» sussurrò, consapevole che ella avrebbe sentito benissimo comunque. Hermione lo osservava in silenzio, quasi curiosa.
«Andiamo da Blaise.» disse invece lei, con tono basso. Non glielo stava ordinando, glielo stava proponendo. E Draco si ritrovò nuovamente sconcertato nel realizzare di star attraversando il parco di Hogwarts affianco a lei, mentre il sole dietro di loro tramontava, mettendo fine al giorno e a quella confusa discussione.

Nota autrice:
Perdonatemi se questo capitolo non è il migliore di tutti, ma dovrete aspettarvi tante cose d'ora in poi U.U

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