5 Capitolo

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Un gufo reale di un elegante color grigio, tappezzato da qualche macchia corvina, si distingueva grazie alla sua regale figura nell'immenso stormo di rapaci.
Stringeva tra le sue zampe piumose due missive, sigillate da delle stampiglie di ceralacca color verdognolo.
Il gruppo di volatili giunse infine alla sua destinazione: un'enorme schiera finestrata era l'ingresso dell'abitazione dei propri destinatari.
L'enorme gufo reale si gettò a capofitto nella prima apertura adocchiata e sorvolò per un attimo la grande sala in cui si trovava.
Scovato il suo obiettivo, lo raggiunse in pochi battiti d'ali e lasciò cadere la prima lettera.

Draco Malfoy stava consumando la  colazione accanto al suo compagno di casa, Blaise Zabini.
Al contrario del resto della tavolata, considerava il moro un suo pari e per questo era perfino diventato il suo unico vero migliore amico.

«Drà un gufo ti ha appena lanciato una lettera! Ehi, ma dormi oggi?» ridacchiò Blaise, allungandogli la busta in carta raffinata.
Draco, che nel frattempo cercava di rimanere sveglio senza addormentarsi sul tavolo, si riscosse dal torpore e prese possesso in malo modo della sua posta personale.

«Ehi guardate! Perché il pollo di Draco sta spedendo un'altra lettera?» domandò ad alta voce Tiger, indicando il gufo del suo compagno, che in effetti si stava dirigendo verso un'altra persona.
Draco si accigliò immediatamente, alzandosi dal suo posto seguendo il percorso dell'uccello con minuzia costante.

Non poteva finire nei guai solamente per un errore di consegna. Se era sua madre che gli spediva i suoi preziosi consigli su come risolvere quella gravosa faccenda, ed altri occhi avessero letto quella lettera personale, sarebbe stato espulso dalla scuola come minimo e per di più sarebbe finito ad Azkaban.
La cosa che più lo sorprese fu però pensare in piccola parte che desiderava essere scoperto, desiderava che qualcuno venisse a conoscenza di ciò in cui era finito per uno sporco ricatto e che riuscisse a fermare il tutto.
Ma Draco Malfoy non si fa aiutare.

Il gufo, dopo qualche decina di secondi, volò al di sopra della tavolata dei Grifondoro, lasciando cadere la seconda ed ultima lettera in mezzo a quella fastidiosa confusione rosso-oro.
A quel punto il biondo si sentì morire e sperò con tutto il suo cuore che sua madre avesse voluto solamente mandare qualche piccolo insulto al Potter, oppure al Weasley o meglio ancora alla Mezzosangue.

«Draco sta tranquillo, sicuramente quella lettera sarà tutta una farsa, per mandare forse quell'impiccione di San Potter sulla cattiva strada.» gli borbottò Blaise all'orecchio cercando di rassicurarlo.
Draco deglutì, sconfortato. Lui era la cattiva strada, non voleva affatto tra i piedi il salvatore del mondo magico.

«Che hai intenzioni di fare Draco? Io posso aiutarti. Anzi, voglio aiutarti.»
«Riparerò l'Armadio Svanitore per permettere l'entrata a scuola di mia madre e qualche Mangiamorte fedele. Ma tu, Blaise, non devi fare nulla. Meno persone immischio in questa faccenda meglio è.» esordì il biondo fissando il piatto di fronte a lui. Il moro sogghignò divertito.
«Da quando in qua hai un animo così nobile?»
«Non è nobiltà... È codardia

Quando il duo verde-argento uscì dalla Sala Grande, notò immediatamente un particolare bizzarro: la Mezzosangue, sorridente tra le civettuole Lavanda Brown e Calì Patil, stringeva tra le sue mani delicate e minute una lettera sigillata con della ceralacca smeraldina.
Solo i Malfoy utilizzavano un tal colore per la loro posta, ma per Draco tutto quello era impensabile.
La Granger non poteva essere la destinataria di una missiva di sua madre.

«Mezzosangue!» ringhiò Draco, raggiungendola lentamente con le mani  nelle tasche dei suoi raffinati pantaloni.
Il nomignolo fu pronunciato con un tale disprezzo che Hermione rabbrividii al solo sentirlo. Sperò con tutto il cuore che non fosse venuto a conoscenza del suo incarico e che perciò non era lì per rimediare a quella terribile notizia.
Blaise dietro di loro assisteva alla scena in silenzio, sperando che il suo amico non commettesse errori.
Lavanda e Calì si accigliarono istantaneamente, ponendosi rassicuranti ai lati della loro nuova amica riccioluta.

«Mezzosangue, perché hai in mano una mia lettera? Perché tu!?» sussurrò con rabbia Draco, dandole uno spintone e facendola indietreggiare.
Hermione trattenne a stento un gemito di doloroso stupore, assottigliando gli occhi ambrati e fissandolo di ripicca con tutto il disprezzo che provava.
«Non sono affari tuoi, Malfoy!» si difese la ragazza, cercando di liberarsi dall'inquietante oppressione che il biondo esercitava su di lei.

«Basta Draco, andiamo. Sicuramente la Granger è vittima di una burla bella e buona. Arrivederci e perdonateci per il disturbo.» intervenne prontamente Blaise, afferrando preoccupato un braccio del suo compagno e scortandolo via, tra gli sguardi rammaricati e offesi delle tre ragazze Grifondoro.
Appena raggiunsero un corridoio deserto si ritrovò a sospirare di sollievo: grazie a lui Draco non aveva rivelato qualcosa di sconveniente e doveva solamente essergliene grato.

Hermione, dopo aver rassicurato con dolcezza le sue compagne, si diresse con loro alla prima lezione di quella giornata, Pozioni.
Nel frattempo era persa tra i suoi pensieri: Draco Malfoy aveva forse spedito una lettera che pensava essere stata recapitata scorrettamente? E se lo avesse fatto, a chi?
Sospirando si arrese a quella marea di dubbi e nascose tra le pieghe della sua divisa immacolata la lettera che Narcissa Malfoy le aveva spedito appositamente per informarla degli ultimi dettagli del loro compromesso.

Appena entrò, il trio si divise.
Lavanda e Calì si sedettero in coppia di fronte a lei, che era compagna di banco con Harry. Ron si era posizionato accanto a Neville solamente per infondergli coraggio, poiché di quella materia ne sapeva quanto lui.
La bruna cercò di non girarsi verso la fila dei Serpeverde, dove percepiva un paio di occhi glaciali fissarla con odio.

Mentre assieme al suo migliore amico preparava la pozione soporifera, però, non riuscì ad ignorare quel fastidioso sguardo che Draco Malfoy le stava rivolgendo e si voltò verso di lui e i suoi compagni, tentando di non farsi notare dal perfido Severus Piton.

Si soffermò ad osservarlo più di quanto aveva previsto: di aspetto le sembrava un angelo. Quegli occhi grigiastri in memoria del cielo bigio dal quale proveniva. Era un angelo dannato, dall'anima nera.
Doveva essere lei però il suo angelo custode.

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