22 Capitolo

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Nota Autrice: Sono viva! Eheh, spero comunque che ne sia valsa la pena aspettare questo capitolo. Buona lettura! ≖‿≖

Il rientro a scuola dopo le vacanze natalizie era sempre stato un evento piuttosto sofferto per i giovani studenti che non erano di mentalità aperta ed ambiziosi come Hermione. Dopo giorni continui di piacevole pacchia, risedersi ai banchi di scuola a studiare e sudare freddo per gli esami e le verifiche non era di certo molto apprezzato.
Stranamente quell'anno anche Hermione sembrava contrariata al rientro: pallida e mingherlina, si aggirava sola tra i corridoi, trascinando con sé pile e pile di libri che probabilmente pesavano quasi più di lei, con aria rassegnata e assente.

Aveva rifiutato la compagnia di Harry e Ronald, che ultimamente non riusciva a tollerare, chiudendosi di conseguenza ancor di più nello studio, rovinandosi quasi la vista a forza di leggere e rileggere paragrafi o teorie che solo lei in tutta la scuola desiderava apprendere. Persino Lavanda e Calì, che avrebbero tanto voluto reinserirla nel loro gruppetto, avevano deciso saggiamente di lasciarle la propria intimità.
L'unico che si era riavvicinato a lei, come minimo, era Blaise.
Non avevano più discusso del loro bacio. Blaise ormai si era arreso all'evidenza che la ragazza non fosse per nulla interessata a lui, mentre Hermione era troppo imbarazzata per parlarne. Si facevano compagnia a vicenda, in silenzio, entrambi abbandonati dall'unica persona che sembrava accomunarli: Draco Malfoy.

Lo stesso Draco Malfoy che non si era più fatto sentire dall'inizio della scuola. Blaise riusciva a scorgerlo di sfuggita solamente verso la mattina, quando sempre sul presto si dirigeva nella Sala Grande, e verso la sera, quando si coricava, sempre in un muto silenzio. Sembrava quasi che non avesse più un coinquilino. Per quanto riguarda Hermione, invece, lo incontrava solamente per pura casualità, mentre entrambi, camminando di fretta nei corridoi, distoglievano lo sguardo, come se non si fossero mai conosciuti. Ne soffriva per quel rifiuto di parola, ed anche molto. Sembrava l'avessero catapultata nuovamente all'inizio dell'anno, quando per lei qualsiasi cosa lo riguardasse era una sofferenza.

Dopo due settimane che quella scomoda situazione continuava ad andare avanti, la ragazza decise di seguirlo, costi quel che costi. Se soffriva della sua presenza, l'avrebbe dovuta tollerare, perché al contrario, la sua assenza la destabilizzava sin troppo. Era come se andandosene avesse portato via con sé il lume della sua ragione, l'essenza del suo studio, del suo impegno e della sua missione.

L'occasione le si presentò sul tardo pomeriggio, quando con sua grande sorpresa lo vide dirigersi frettolosamente al settimo piano. La ragazza storse la bocca, contrariata, per poi sospirare, rimproverandosi mentalmente. Come poteva minimamente pensare che avesse rinunciato al suo incarico, se nemmeno con lei sembrava intenzionato a ribellarsi? Strinse i pugni, turbata, per poi rialzare lo sguardo, leggermente più convinta. Aveva deciso di seguirlo, e così avrebbe fatto.
Giunta al settimo piano neppure faticò troppo a creare una porta, dato che stava giusto per scomparire quella generata da Draco pochi attimi prima di lei. Riuscì ad infiltrarsi nella stanza appena in tempo, ansimando leggermente per la corsa.
Draco era lì, immobile di fronte all'Armadio Svanitore, rigido e distaccato, privo di ogni espressione sul viso, come se avesse intuito già da tempo che lei fosse lì.

«Cosa ci fai qui?» sibilò infatti, quasi come rimprovero, senza neanche voltarsi. Hermione incassò il colpo in silenzio, senza osare rispondere, sobbalzando appena. A quel punto, Draco si voltò, una luce sinistra gettava ombra sul suo sguardo folle, in contrasto con i suoi occhi chiari.
«Allora?» insistette lui, con un tono di voce sempre meno tollerante.
«Perché non ti sei fatto più vedere?» chiese lei allora in un sussurro, destabilizzata dalla situazione. Draco distolse lo sguardo, come ripugnato alla sola idea di risponderle.
«Perché non ce n'era bisogno, dato che sei solamente una lurida Mezzosangue che deve solamente proteggermi.» sibilò lui, stringendo i pugni, lottando contro sé stesso per non perdere il controllo. Hermione sgranò gli occhi, incredula. Davvero credeva che lei si fosse avvicinata solamente per il suo compito? E tutti i gesti occultati, le parole non dette e i loro sguardi fugaci realmente non contavano nulla per lui?

«Qual'è il tuo problema?» si riscosse lei, urlando, ad un tratto furiosa come non mai, mentre la consapevolezza iniziava ad inumidirle gli occhi. Draco si limitò a fissarla gelido, cercando di non mostrarsi turbato di fronte a quella scena.
«Mi ero fidata di te!» continuò Hermione, presa dalla disperata euforia del momento, quasi in lacrime per quanto la rabbia le stesse inumidendo gli occhi.
«Io... Tu- sibilò, quasi come accusa -non hai idea di quanto sia complicato stare appresso ad uno come te! Che non ha neanche la più pallida considerazione di quanto in realtà una persona tenga a lui! Mi... mi sono impegnata personalmente per portare questo compito ad un buon risultato, e non l'ho fatto di certo per te.» mentì spudoratamente lei, passandosi nervosamente una mano tra i capelli, solamente desiderosa di fargli provare la metà del dolore che stava provando lei stessa in quel momento. Riprese fiato, ma non era per nulla intenzionata a tacere ancora. Gli avrebbe detto tutto. Tutto quanto. Tutto ciò che si era tenuto dentro da Settembre, tutta la sua frustrazione o tutto quel... quello strambo sentimento che contro natura provava per lui.

Draco, di fronte a lei, si era irrigidito, quasi sconvolto dalla sua improvvisa presa di posizione, del loro scambio di ruoli.
«Quindi- riprese la ragazza, guardandolo furiosa -Vedi come minimo di collaborare! I miei genitori sono in pericolo di vita solamente perché tu non sei in grado di proteggerti! Sciocco! Sei solamente uno sciocco, rognoso, ragazzino viziato. Ed io che ho perso pure tempo a starti appresso...» concluse Hermione, quasi delusa, allontanandosi di qualche passo, mentre la foga del momento abbandonava il suo corpo, lasciandola spossata e debole, facendola passare da un eccesso e l'altro.

Notando volesse andarsene via, lo sguardo di Draco si incupì leggermente, mentre quella rabbia inestinguibile che gli stava logorando le viscere, sembrava aumentare sempre più, bruciando sulla sua pelle ed infiammando il suo sguardo.
«Non ti permetto di parlarmi così. Non osare, Hermione.» sibilò lui, sputando in quel modo il solitamente suono soave del suo nome, avvicinandosi furioso a lei.
Prima che lei potesse rendersene conto, Draco l'aveva raggiunta in pochi passi e spinta con un ringhio sommesso contro la parete appena dietro di lei, intrappolandola tra lui e il muro con il proprio corpo, mentre con la stessa disperazione di quei gesti aveva poggiato le labbra sulle sue, baciandola.

E fu in quel momento, che il gelido fuoco della Serpe divampò attorno al Grifone, acquietando il suo ruggito, accogliendolo lentamente tra le sue spire.

Dramione - Three Empty Words Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora