20 Capitolo

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Ci vollero almeno tre settimane per acquietare le acque di quella tormentosa incomprensione reciproca.
Per quanto il desiderio della consapevolezza ardesse rodente in lui, non faceva altro che reprimerlo nel proprio animo inquieto, costringendosi a mantenere un rapporto d'intolleranza tra loro due.
Lei, d'altro canto, si era esposta sin troppo da poter azzardare un altro avvicinamento al ragazzo, imponendosi di ignorarlo finché non l'avrebbe cercata lui stesso.
Per quanto sembravano essere lontani, c'era sempre quel momento in cui, magari tra i corridoi o a lezione, i loro occhi si incontravano, le loro menti si scontravano e le loro parole si sovrastavano, gelide e taglienti. Avevano un modo di pensare totalmente opposto, talmente affino ed ambizioso da parer quasi inverosimilmente analogo.

Non osavano parlarsi, né vedersi.
Lei, corrosa dal suo inestinguibile orgoglio da grifone, si ostinava a negare l'evidente bisogno di accertarsi della salute dell'altro, distraendosi scioccamente con lo studio e le noiose uscite con i propri compagni di casata.
Lui, apparentemente disinteressato alla situazione attuale, passava le sue giornate arginato nella Stanza delle Necessità, la fronte appoggiata all'Armadio Svanitore, trastullando la propria mente con pensieri e preoccupazioni angoscianti.
La situazione stava sfuggendo di mano ad entrambi, e la tensione sembrava quasi agguantare prepotentemente chiunque stesse loro vicino, agitandolo quasi quanto erano agitati i loro animi.

Era una domenica quando lui, ormai visibilmente provato da quell'ansietà, si sedette in silenzio accanto a lei, nel cortile della scuola. Non dissero nulla, né parlarono.
Lei gli si avvicinò lentamente, il corpo voltato verso il suo. E lui glielo chiese. Le chiese se era davvero disposta a proteggerlo, a domarlo, a soggiogarlo al proprio comando.
Indubbiamente la risposta la sapevano entrambi, senza aver bisogno di esporsela a voce.
Quella domenica sera, la ragionevole Hermione Granger, fece il suo ingresso nella Sala Grande, affiancando l'algido Draco Malfoy.

~•~

«Mezzosangue, non voglio commenti.» iniziò categorico Draco Malfoy, guardandola gelido dall'alto. Lei alzò lo sguardo su di lui, chiudendo il libro che stava leggendo con trasporto fino a pochi secondi prima.
«Su cosa?» si informò immediatamente, leggermente infastidita da quell'interruzione. L'espressione del ragazzo si fece più dura.
«Seguimi.» ordinò con tono autoritario, girandosi ed allontanandosi, senza neppure aspettarla.

Hermione si alzò scocciata dalla panca, correndogli dietro a fatica, cercando di ricoprire i numerosi metri che li separavano. Il comportamento del biondo non era di certo migliorato, ma si era dimostrato più tollerante di quanto si aspettasse. Per essere un nobile Purosangue, tuttavia, il galateo sembrava dimenticarlo ogni qual volta che la vedeva. 
«Grazie per avermi aspettata!» ansimò lei, riuscendo finalmente ad affiancarlo. Lui si concesse un mezzo sorriso.
«Sei lenta.» costatò semplicemente, non ammettendo repliche. Arrivarono in silenzio al settimo piano, che Draco ripercorse le volte adeguate per far apparire un antiquato portone intagliato nell'ebano, spettrale e misterioso.
Hermione rabbrividì, seguendo il biondo oltre di esso.

Lei non aveva mai avuto prove, è vero. Non aveva mai avuto prove per poter affermare che Draco Malfoy fosse un mangiamorte, e mai era andata a cercare motivazioni per poterlo confermare. Non le interessava che cosa dovesse essere, lei ormai vedeva in lui un semplice ragazzo bisognoso di aiuto.
A volte, certo, si chiedeva perché stesse davvero perdendo tempo appresso ad una persona così astiosa, ma vi erano domande a cui persino lei non era in grado di rispondere.
Si cimentò a seguire il biondo, il quale la portò dinanzi ad una armadio che richiamava lo stesso materiale e rifinitura del portone. Era lugubre, abbandonato e polveroso, un mobilio di certo senza alcun fine di apparire accogliente.

«Armadio Svanitore. Saprai sicuramente di cosa si tratta.» disse semplicemente Draco, quasi con tono accusatorio, appoggiando esausto la fronte all'anta dell'armadio. Hermione inclinò leggermente la testa di lato, studiando il funebre mobile, cercando di ignorare il fastidioso tono del ragazzo.
«Si tratta di trasporto di oggetti o persone. Se si hanno due Armadi Svanitori, si crea una sorta di collegamento fra due luoghi. Si possono utilizzare per trasportare un oggetto o far arrivare una persona da un posto all'altro.» più la mora parlava, e più entrambi prendevano coscienza di quel che li stesse opprimendo, troppo grande per poterlo sovrastare. Non solo loro due, da soli, contro la minaccia che svettava sul Mondo Magico.

Hermione parve solo allora realizzare qualcosa, dato che le si spalancarono gli occhi e il suo colorito, di solito roseo, divenne pallido come neve. Draco non poté che alzare lo sguardo, guardandola interrogativo.
«Se un Armadio è collocato qui, l'altro dov'è?» chiese con calma, senza fretta, respirando profondamente per non essere colta da un attacco di panico che le premeva insistente nello stomaco. Draco Malfoy, dal canto suo, le fu eternamente riconoscente per non aver menzionato il fatto che lui fosse un Mangiamorte, notando nello sguardo della ragazza solamente una sincera preoccupazione per l'avvenire, e non profondo disgusto nei suoi confronti. Spronato da quella che lui poteva interpretare quasi come un'incosciente fiducia, la strinse a sé, senza dire una parola, circondando con le braccia i fianchi esili di quella piccola e minuta ragazza.

Hermione sobbalzò, senza osare staccarsi, non abituata a contatti così diretti con un ragazzo a cui malapena rivolgeva qualche parola di cortesia. Non disse nulla, il silenzio aveva parlato per lui. Il suo viso, da che era di un pallore perlaceo, le si tinse subito di un rossore incontrollato, mentre innocuamente si accucciava il più possibile a lui, onde evitare che potesse vederla in quella strana situazione. Lei non lo sapeva, ma pure Draco si sentiva piuttosto a disagio. Sì, a disagio, ma bene. Lui stava bene, stretto a lei, e per la prima volta fu contento nel costatare il fatto che si stesse preoccupando delle sue contrastanti emozioni attuali, e non dei soliti trucchetti che compiva in veste di Mangiamorte. Per la prima volta si sentiva un adolescente vero, agitato da chissà quali sentimenti che quella petulante Grifondoro stava suscitando in lui.

«Troverò una soluzione, te lo prometto.» sussurrò la ragazza, rimanendo stretta a lui, sancendo la seconda promessa che negli ultimi mesi la collegava sempre ad un membro della famiglia Malfoy. Lei non parve disdegnarlo, e lui non parve in disaccordo, ormai rasserenato nel sapere che qualcuno c'era, per lui.

Ed io ti prometto che non tradirò mai la tua fiducia, o piccola Mezzosangue.

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