23.

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"MA CHI LO HA INVENTATO QUESTO SPORT DEL CAZZO?!"
"Lo chiami così solo perché sei un inetto, Lou Bear!"
"NON SONO UN INETTO, STYCOSO. E' LA NEVE AD ESSERE TROPPO SCIVOLOSA!"
"Ma ti senti? Kyle è un bambino e riesce anche meglio di te!"
"Horan, ti ficco uno sci in culo."
"MODERA I TERMINI DAVANTI A MIO FIGLIO, TOMLINSON!"
"Scusa, Logan, scusa..."
"Culo, culo, culo!" ripeté Kyle.
"NON SI DICE! Santo Zeus..." sospirò Nikki.
"Comuuunque...io non so sciare, e non ho nemmeno bisogno di dimostrare falsamente il contrario. Levati quei cosi ai piedi e andiamo a bere una cioccolata calda al bar aspettando i ragazzi!"
"No, Zayn! Ne va della mia virilità!"
"Louis, hai un ragnetto sulla spalla..." divagò il biondo, indicandogli la spalla destra.
"AAAAAAAAAAAAAAH! LEVAMELO, NIALL, LEVAMELO, LEVAMELOOOO!"
"Di quale virilità parlavi?" lo derise, sorridendo, Josh.
"Joshua, fott-...!"
"TOMLINSON!" lo avvertì minacciosamente Logan, coprendo le orecchie di Kyle.
"...ho paura di tuo cognato, Liam." mi rivelò nascondendosi dietro di me, dopo aver fatto un sorrisino angelico al diretto interessato.
"Fai bene ad averne, ha fatto Muay Thai * per dieci anni!" risi io, aggiustandomi gli occhialini.
"...merda." sussurrò sgranando gli occhi.
"VADA PER LA CIOCCOLATA, ZAYN!" dichiarò infine, togliendosi gli sci, per poi afferrare il braccio di Zayn catapultandosi al bar di fronte. Risi scuotendo la testa.
"Non ricordavo fosse così divertente sciare!" rise Ruth, fermandosi al mio fianco.
"Non lo facevamo da ben quattro anni!" sorrisi io annuendo.
"Un vero peccato..." sospirò, guardando il paesaggio.
"Ma guarda quello scricciolo..." aggiunse ridendo.
Ci ritrovammo entrambi a fissare il modo in cui Logan seguiva in modo buffo Kyle - il quale voleva raggiungere sua nonna, Karen - per paura che si facesse male, con Nikki che rideva filmandoli.
"Non così veloce, piccola peste!"
"Dai, papàààà! Plendimiiii!"
"Amori, state attenti!"
Sospirai, attirando l'attenzione di Ruth.
"So a cosa pensi...anche a me piacerebbe tornare indietro nel tempo per rivivere quei giorni. Nulla contro la famiglia Malik, ovviamente, anzi. Mi sta simpatico persino Zack, ma non sai cosa darei per riavere papà nella nostra quotidianità." 
"Lo so, Ruthie. Ma tu ora sei al college, il quale ti permette di distrarti quanto basta...non voglio mettermi al di sopra, lo sai, ma...io..."
"So che non vuoi paragonare le nostre situazioni, fratellino. E posso solo immaginare cosa stavi passando, prima del mio arrivo. Hai bisogno di sfogarti un po' riguardo questa situazione, mh? Son felice del fatto che tu ora ti sia concentrato su Zeno, ma noto come vivi in un costante senso di inquietudine quando siamo a tavola tutti insieme, sembri estraniarti completamente."
"Questo perché vorrei trovarmi ovunque tranne che lì, in quel momento." sospirai guardandola, mentre lei aggrottava le sopracciglia.
"Vivo costantemente con l'ansia, Ruth, ed è orribile. Non so mai cosa mi aspetterà una volta sveglio, non so mai quanto mi peserà il suo atteggiamento. Vado a dormire con la speranza che il giorno dopo io riesca ad andare avanti a testa alta, senza autocommiserarmi per l'ennesima volta. E ti dirò, ci sono giorni in cui mi lascio scivolare tutto addosso, fregandomene del suo parere, perché io sono fiero di me stesso, e non sarà di certo la sua opinione sbagliata nei miei confronti a farmi sentire...malato. Ma poi ricordo che lei è mia madre, la donna che mi ha dato alla luce, mi ha accolto nelle sue braccia, mi ha cullato, mi ha cresciuto. Ed è in quei giorni che mi piomba addosso tutta la pesantezza delle sue parole, e fa maledettamente male, Roo. Come può essere cambiato così tanto il nostro rapporto? Come posso andare avanti io, così? E perché mai ha lottato contro il tribunale pur di avermi al suo fianco, se le faccio schifo?"
"Non le fai schifo, Liam."
"Oh, andiamo, Ruth! Ma lo noti il modo in cui mi tratta? Non riesce nemmeno a guardarmi in faccia, e, le poche volte in cui lo fa, il suo sguardo trabocca di disprezzo. E ti giuro che ho tentato di sopportare la cosa, ho tentato di concentrarmi sul resto, ma che senso ha, ancora? E' mia madre, dovrebbe accettarmi, dovrebbe amarmi incondizionatamente anche se avessi tre paia di occhi, sei gambe e venti polmoni! Eppure è bastato rivelarle che amo le persone del mio stesso sesso per farle cambiare l'opinione che aveva di me."
"Non dire così, Liam, lei ti vuole ancora bene..."
"No, Ruth. Non hai idea di quanto vorrei che fosse diversa questa situazione, che fosse come dici tu, ma non lo è! Le infastidisce il fatto che io le stia tra i piedi a casa e le infastidisce anche il fatto che io vada a trovare papà. L'ultima volta mi sono beccato uno schiaffo, per questo. Io non riesco più a chiamarla "mamma", non riesco nemmeno più a ricordarmi come fosse sentirmi avvolto tra le sue braccia, non riesco più a guardarla provando affetto. E' asfissiante vivere sotto il suo stesso tetto ed accorgermi che ormai siamo dei fottuti estranei.
Mi sono sentito dire le cose peggiori, da quando ho fatto coming out, ma quelle che mi hanno ferito di più sono le sue. Ero a pezzi, il giorno in cui sei arrivata, Roo. Litigavo con lei, litigavo con Zayn, mi allontanavo dai ragazzi, mi sentivo solo e non capito...hai presente quando ti sembra crollare tutto addosso, ma per quanto tu tenti di restare in piedi, alla fine le tue gambe cedono e ti ritrovi sotterrato da tutto? Mi sentivo in quel modo. Mi sentivo vuoto, inerme, come se vivessi la mia vita passivamente, come se fossi solo uno stupido spettatore. Questo stato d'animo è stato interrotto solo dal tuo arrivo. Se non ci fossi stata tu, dubito che sarebbero accadute determinate cose, dubito che ora starei qui con voi, ridendo spensierato. Se non ci fossi stata tu, Roo..." mi interruppi, trattenendo un singhiozzo ed abbassai lo sguardo, vergognandomi della mia fragilità. Era mia sorella, ma rivelarle determinate cose era comunque parecchio difficile, per me, che avevo sempre tentato di tenermi tutto dentro per non farlo pesare agli altri. 
Mi sentii avvolgere dalle sue braccia esili, e non esitai un secondo a ricambiare l'abbraccio.
Trattenni le lacrime con molta difficoltà, ma non volevo crollare proprio in quel momento, sotto gli occhi di tutti.
"Andrà meglio, pulce, te lo prometto. Farò il possibile per renderti felice, farò il possibile per cambiare le cose." mi sussurrò all'orecchio.
"Lo so, te ne sono grato." sussurrai a mia volta, con voce tremolante.
"Ti voglio bene."
"Te ne voglio anche io, tanto!"
"Tutto bene?" chiese una voce alle nostre spalle. Strizzai gli occhi, per poi prendere un respiro profondo, e, nel girarmi, sorrisi tranquillamente aggiustandomi il cappello.
"Tutto ok, era solo un momento fraterno, Adrian. Che ci fai qui?"
"I miei fratelli volevano sciare..." indicò due ragazzi alle sue spalle che erano intenti in una vera e propria battaglia con la neve. Io e mia sorella ci accigliammo, cosa che lo fece voltare nella loro direzione.
"Ma Santa pace...EVAN, SHANE, SMETTETELA!" li richiamò sbuffando. I due si placarono, ma giusto il tempo di farlo girare nuovamente nella nostra direzione, poi ripresero a lanciarsi addosso quanta più neve possibile.
"Sono il mezzano, ma ho più cervello di tutti e due messi insieme!" si giustificò ridacchiando.
"Mh, neve." lo avvertì mia sorella.
"Cosa?" chiese confuso.
"Neve!" gli ripeté mia sorella, indicandogli un punto dietro le sue spalle. Senza neanche girarsi, Adrian venne travolto da una palla di neve grande quanto la sua testa.
"EVAN!" ringhiò lui, girandosi.
"E' STATO SHANE!"
"NON E' VERO, TROGLODITA!"
"TROGLODITA?! SCAPPA FINCHE' SEI IN TEMPO!" 
I due fratelli ripresero ad inseguirsi lanciandosi neve, procedendo a zig-zag fra le persone, cosa che fece mortificare quanto imbarazzare Adrian.
"Perdonateli!" si scusò, ripulendosi dalla neve.
"Son simpatici!" rise Ruth, osservandoli.
"Mh, convivici per due giorni e cambierai idea!" ridacchiò Adrian.
"Tu non scii?" chiesi, osservando di sottecchi Karen e Yaser sciare, mentre si tenevano per mano. Sfogarmi, come al solito, era un'impresa ardua. Non riuscivo a sentirmi meglio, nonostante ne avessi parlato con mia sorella, ed ora era anche peggio visto che mi ero dovuto trattenere dallo scoppiare in lacrime. Piangere era diventato l'unico modo per svuotarmi un po' dal peso che mi portavo dietro.  
"Preferisco rimanere sulla terra ferma, le cose instabili mi creano un po' disagio..." mi sorrise, studiandomi con lo sguardo.
"Mh, capisco..." sorrisi, sentendomi un po' in soggezione.
"Liam." mi richiamò la sua voce.
Mi voltai sorridendogli, ma il volto di Zayn era tutt'altro che socievole, in quel momento.
"Ti ho chiamato sul cellulare tre volte."
Presi il cellulare, notando sul display la notifica: "3 chiamate perse da Zaynetto".
"Perdonami, Zee, avevo messo il silenzioso!"
"I ragazzi ci hanno raggiunto, mancate solo tu e Ruth." indicò il bar, dando un'occhiata fredda ad Adrian.
"Non me ne ero accorto..." mi grattai la nuca, sorridendogli come per scusarmi.
"L'avevo notato." ribatté Zayn, acido. 
"Arriviamo..." sussurrai, quasi, io.
Lo vidi fare un cenno del capo come saluto, per poi voltarsi. A passo deciso se ne tornò al bar, facendomi stranizzare dal suo comportamento.
"Ha bisogno di una trombata..." sussurrò Ruth, facendomi tossire.
"Ehm, noi allora andiamo..."
"Certo, Liam, io vado a ripescare i miei fratelli. Un giorno magari te li presento come si deve!" ridacchiò.
"Certamente, sarà un piacere...ciao, Adrian!"
"Ciao Lee, ciao Ruth!" le sorrise il ragazzo.
"Ciao, Cappuccetto Rosso!" lo salutò mia sorella scherzosamente.

You stood by me. || Ziam Mayne.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora