sei

1.3K 140 16
                                    

Il freddo all'esterno continuava ad essere rigido e pungente, le poche persone che ancora si trovavano in strada stavano ben attente a coprirsi e continuavano a stringersi nei loro cappotti tutti uguali.
Il cielo sembrava non promettere nulla di buono e molti pensavano che di lì a poco si sarebbe scatenata una forte tempesta o una grande nevicata.

I pochi negozi ancora aperti, data anche la tarda ora, si affrettavano a chiudere per poter tornare a casa senza doversi imbattere nel maltempo.

Federico aveva le ginocchia strette al petto e guardava fuori dalla grande finestra mentre coccolava il suo gatto Fiocco, era così grato di non trovarsi in strada, vista la sua saluta cagionevole non sarebbe sopravvissuto a quella serata tanto fredda.

Era grato a Benjamin per il bel gesto che aveva fatto accogliendolo in casa ma, nonostante la sua felicità, il suo pensiero era rivolto ai suoi 'amici' senzatetto che non avevano avuto la sua stessa fortuna, erano molte le persone che in quei duri anni avevano cercato di alleviare le sue pene e di dargli qualcosa quando gli era possibile ma c'era un uomo a cui lui era particolarmente legato e temeva per la sua vita, nel luogo in cui lui si rifugiava c'era un anziano signore, Ethan, che andava per i settanta e che per tutta la sua permanenza in strada l'aveva aiutato, gli aveva dato del cibo anche se questo significava che lui dovesse stare a digiuno, l'aveva protetto quando dei ragazzi lo offendevano, era stato il papà che aveva sempre desiderato avere.
Ma i suoi pensieri vennero interrotti da un picchiettare leggero sulla sua spalla e da un miagolio del suo gatto.

Il biondo si girò lentamente e abbozzò un sorriso vedendo il ragazzo davanti a lui.
"Ti ho dato un pigiama, l'ho messo nella tua stanza, sul tuo letto." Disse Benjamin.
Federico aggrottò le sopracciglia e lo guardò attentamente.

"Cosa c'è?" Chiese il più grande notando la strana espressione dell'altro.

"Hai detto nella mia stanza?" Domandò il più piccolo e inclinò la testa da un lato.

"Si, esatto." Rispose il moro e scrollò le spalle.

"Ma io non ho una stanza." Disse Federico con un tono fin troppo tranquillo per i gusti del ragazzo davanti a lui.

"Da oggi si." Disse il moro facendo sorridere il minore. "Di certo non puoi dormire sul divano o nella stanza con me." Aggiunse.

Il più piccolo non si immaginava tanta gentilezza da parte di Benjamin, non aveva neppure pensato che il moro potesse offrirgli ospitalità, da mangiare, vestiti puliti, un pigiama e persino una stanza tutta per lui e per il suo amico a quattro zampe, si sarebbe accontentato anche di dormire sul pavimento, a lui bastava avere un tetto sopra la testa che lo proteggesse dalle rigide temperature di quella notte.

"Grazie, grazie infinite Benjamin ma posso dormire anche sul pavimento, hai già fatto tanto per me." Sussurrò imbarazzato il minore.
Il moro gli mise due dita sotto al mento e gli alzò il viso.

"Non se ne parla, tu dormirai in una stanza con un letto caldo e comodo.
Te lo meriti, meriti il meglio." Disse lui.
Il volto di Federico si tinse di rosso e regalò, al ragazzo davanti a lui, un sorriso imbarazzato.

"P- posso chiederti una cosa?" Balbettò il più piccolo.

"Dimmi." Annuì il maggiore.

"Ti va di parlarmi un po' di te?" Chiese il biondo mentre giocherellava con l'orlo della maglia che Benjamin gli aveva dato.
Benjamin in un primo momento aveva pensato di rifiutare quella sua proposta ma, quando i suoi occhi incrociarono quelli azzurri del più piccolo, cambiò idea e sospirò.
"Vieni." Disse. "Vieni sul divano." Aggiunse e si buttò sul divano color crema poco distante da loro.

Federico annuì e si alzò, prese tra le braccia il suo gatto, e si accomodò accanto al ragazzo.
Fiocco si divincolò dalla presa del più piccolo e gattonò verso il moro che lo osservava incuriosito.
"Come si chiama?" Domandò Benjamin e poggiò il gatto sulle sue gambe.
"Fiocco, si chiama Fiocco." Rispose il biondo e strinse le ginocchia al petto.
"Ciao Fiocco." Sorrise il più grande e gli sfiorò con le dita il naso. "Sei davvero carino, lo sai?" Continuò.

"È adorabile." Disse sorridendo Federico.
"Come mai hai deciso di chiamarlo Fiocco?" Chiese Benjamin mentre
coccolava il gatto.
"Quando l'ho trovato era in un cestino e si era attaccato addosso un grosso fiocco azzurro e così ho deciso di chiamarlo Fiocco." Spiegò il biondo e sorrise al ricordo del giorno in cui l'aveva trovato.
"Capito." Si limitò a dire il più grande.

"Quanti anni hai?" Chiese.

"Ne ho ventidue." Rispose il minore. "E tu?" Aggiunse.

"Ventitrè, da quanto tempo vivi in strada?"

"Da quando avevo dodici anni, quindi dieci anni."

"Perché non sei andato a casa di qualche tuo parente dopo la morte di tua madre?" Chiese il moro cercando di stare attento a non ferire il ragazzo.
Il viso di Federico si rabbuiò e quest'ultimo abbassò lo sguardo.
"Nessuno mi voleva, nessuno mi ha mai voluto, sono sempre stato un peso per tutti. Anche per me stesso." Rispose sottovoce lui.

Benjamin allungò una mano per prendere quella di Federico e gli accarezzò il dorso con il pollice.
"Ora sei qui e non devi più preoccuparti dei tuoi parenti o di chiunque altro." Disse il ragazzo.

"Nemmeno dei tuoi amici?" Chiese il biondo pentendosi subito dopo della sua domanda.
Il più grande ritirò la mano e tornò a concentrarsi sul gatto che si trovava ancora sulle sue ginocchia.

"Proprio di loro vorrei parlarti."

"Dimmi." Rispose il minore e incrociò le gambe.

"Loro non dovranno mai sapere che tu sei qui da me, finirebbe male per entrambi." Lo avvisò il moro senza mai guardarlo negli occhi.
"Male?" Ripetè Federico. "Perché?" Chiese.

"Loro non sono delle brave persone e non capirebbero il perché del mio gesto."
"Neanche io lo capisco."

Benjamin alzò lo sguardo verso di lui e abbozzò un sorriso. "Lo faccio perché non voglio che nessuno ti faccia del male, non è colpa tua se sei in queste condizioni e io voglio aiutarti per quanto mi è possibile." Disse.

"Grazie mille." Sorrise Federico. "I tuoi genitori dove sono?" Chiese.

"Loro vivono in Australia." Rispose il moro.

"Perché tu non vivi con loro?"

"Quella città era troppo piccola per me e i ricordi mi perseguitavano ovunque andassi, non era il posto adatto a me." Spiegò Benjamin mentre accarezzava la piccola testa di Fiocco.

"Li senti spesso?" Continuò a chiedere Federico.

"No, loro non sono felici di parlare con me e io non lo sono di parlare con loro.
È colpa mia se si sono separati."

"Colpa tua? Perché?"
"Magari ne parliamo un'altra volta piccoletto." Disse il moro e gli fece l'occhiolino.

"Benjamin?" Lo chiamò il più piccolo mentre l'altro si alzava dal divano. "Dimmi."

"Sei una brava persona."




A/N: allora ok questo è molto importante (forse lol) allora io sono molto impegnata in questi giorni, tra i compiti eccetera, quindi sicuramente non ci saranno degli aggiornamenti molto spesso (io e doubleemme faremo del nostro meglio ve lo promettiamo). Spero solo che la storia fino ad ora vi stia piacendo, e nulla, fateci sapere cosa ne pensate qua sotto nei commenti!

forbidden soulmates; fenji AU [with doubleemme]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora