nove

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Provi qualcosa per lui?

Le parole di Ethan risuonavano a ciclo continuo nella sua mente, come una giostra che non smetteva più di girare; neanche la sua testa smetteva più di girare. Dopo aver cambiato argomento, Federico era rimasto scosso da quella domanda. Certo, chi non si innamorerebbe di un ragazzo come Benjamin; affascinante, gentile, dolce e accogliente. Ma Federico non riusciva a pensare a lui in quel modo, tantomeno non voleva innamorarsi di lui. O forse sì?

"Attento," soffió un signore che sbattè la sua spalla contro quella del biondo. Sussurrò delle piccole scuse, che probabilmente l'uomo non sentì neanche, e continuò per la sua strada. Dopo aver visitato il suo amico, ora, si stava dirigendo di nuovo verso la casa del moro, per passare un intero pomeriggio a riposare, dato che non lo aveva mai fatto nel corso di dieci anni.

Gli aveva procurato un paio di chiavi, in modo che potesse entrare quando era necessario.

Infilò la piccola chiave metallica nella serratura, e spinse la porta, entrando lentamente. "Benjamin?" lo chiamò. La sua voce si ruppe leggermente, sentendo un piccolo dolore alla gola. "Ben?" lo chiamò di nuovo. Si diresse in cucina, e prese un bicchiere d'acqua.

"Sono in salotto," rispose lui, e la sua voce era impastata dal sonno.

Quando entrò nella stanza, vide il moro stropicciarsi gli occhi e leggermente steso su un fianco. "Ti ho svegliato?" domandò preoccupato.

Benjamin non rispose, ma si alzò dal divano e si diresse in un'altra stanza; la camera da letto. "Ti ho preso una cosa," mormorò non appena sentì che il biondo era dentro la stanza con lui. Federico si avvicinò, e subito la sua bocca si aprì in sorpresa. Benjamin gli diede una piccola scatolina; Federico non credeva ai suoi occhi. L'ultimo modello del cellulare più costoso era fra le sue mani.

"Non dovevi," sussurrò Federico, ed era imbarazzato quando sentì le lacrime agli occhi.

"Oh, sta zitto," disse. "L'ho comprato perché c'è una cosa che devo dirti," aggiunse, assumendo un espressione seria. Federico analizzò qualche minuto l'oggetto così nuovo, un oggetto che non toccava da quasi dieci anni. L'unica cosa che attirò la sua attenzione furono le parole del ragazzo. "Questa sera non puoi restare a dormire. Per questo ti ho dato un cellulare."

Il biondo alzò lo sguardo per incontrare i suoi occhi color ghiaccio, ma essi erano rivolti verso il basso. "Mi dispiace," sussurrò. "Ti ho preparato le cose per dormire fuori, comunque."

Si avviò verso il salotto, dov'era prima, e gli passò una coperta che lo avrebbe tenuto al caldo. Anche se preferiva dormire tra le sue braccia quella notte, gli poteva bastare anche una coperta. Sapendo che i suoi abbracci lo scaldavano fino al profondo, non poteva far altro che fantasticare su come fosse dormire con lui, accoccolato fra le coperte mentre magari fuori nevicava. "Fede?" lo chiamò.

"Sì? Scusami, non stavo ascoltando,"

"Ti ho appena detto che devi andare. I miei amici saranno qui a momenti," ripetè lui, leggermente confuso.

"Oh, okay. Va bene,"

"Qualsiasi cosa, chiamami, okay?"

Federico lo guardò, e per calmare le sue preoccupazioni gli sorrise leggermente, anche se il sorriso non sfiorava nemmeno i suoi occhi. "Certo."



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Ora che aveva trovato un posto per dormire, Benjamin non aveva fatto altro che cacciarlo via pochi giorni dopo. Ed il moro si sentiva in colpa per questo; ospitare i suoi finti amici al posto del biondo, gli faceva venire la nausea. Uno dei tre aveva portato con sé due ragazze (e in più non erano neanche male) e una di loro ci aveva provato con Benjamin per tutta la serata. Stanco di tutto il flirt che la ragazza aveva creato, le aveva detto il più gentile possibile che lei non gli interessava affatto. ("Solo perché hai il seno più grande del tuo cervello non vuol dire che mi interessi," aveva detto davanti ai suoi amici, che nel frattempo avevano iniziato a fischiare.). Alla fine, la ragazza se ne andò leggermente arrabbiata, e Benjamin non poté far altro che sentirsi fiero di sé stesso.

La chiamata di Federico arrivò a metà notte.

Erano circa l'una di mattina, ma la sua casa era ancora un bordello, con i suoi amici quasi ubriachi e la musica troppo alta per i suoi gusti. Si aspettava una chiamata dal ragazzo più giovane, ma non se la sarebbe mai aspettata così tardi.

"Pronto?"

"Ben," sussurrò, e gli sembrò più un lamento che un sussurro. Benjamin si preoccupò subito.

"Che hai?"

"Sto male. Non mi sento tanto bene. Credo di avere l'influenza," si lamentò il più piccolo, e gli sembrò che egli stesse piangendo.

"Non ti preoccupare. Ora ti vengo a prendere. Dimmi solo dove sei e sono da te a minuti," disse. Il più piccolo con fatica gli disse l'indirizzo, e in pochi secondi chiuse la telefonata.

"Ragazzi, la festa è finita," disse determinato, mentre spinse i ragazzi fuori dalla porta. Loro si iniziarono a lamentare, ma presto Benjamin aveva chiamato un taxi, e presto anche lui era su una macchina; la sua.

"Fede," sospirò, vedendo il biondo rannicchiato. Le sue guance erano rosse, gli occhi del medesimo colore, e non sapeva se era per il pianto o per magari la febbre alta. Posò una mano sulla sua fronte, sentendo che scottava. "Cazzo," imprecò. Decise che l'idea migliore era prenderlo in braccio, e non appena lo fece, Federico spinse la sua testa sotto il suo mento, mugulando qualcosa che non riuscì a capire.

Arrivarono a casa pochi minuti dopo, Benjamin, data l'ora, aveva sorpassato il limite di velocità, solo perché poteva.

Lo prese in braccio di nuovo e lo trascinò su per le scale, infilandolo sotto le coperte del suo letto. Stava per andare in cucina per prendere delle medicine, ma una mano afferrò il suo polso. "Non mi lasciare, ti prego."

Quelle parole sussurrate gli lacerarono il cuore; erano le stesse parole che aveva sussurrato alla sorella, le parole che aveva sussurrato mentre lei veniva portata in obitorio, sotto una lenzuola color panna. Ma lei lo aveva già abbandonato in quel momento, così decise di fare qualcosa che Miranda non fece; restò.

"Non vado da nessuna parte, piccolo Federico," gli baciò la fronte calda, e quando si allontanò leggermente per spostare i capelli dalla sua fronte, notò che egli aveva chiuso gli occhi mentre le sue labbra vennero a contatto con la sua pelle.

Restò per qualche minuto, prima di recarsi di sotto e prendere velocemente le medicine.

"Prendi queste, ti faranno sentire meglio," mormorò. Appoggiò il bicchiere nelle sue mani, e solo allora si accorse quanto le sue braccia tremassero. "Hai sicuramente la febbre," sussurrò. Federico non disse niente, e quando finì di bere, mise il bicchiere sul comodino, proprio di fianco alla foto di Benjamin e Miranda.

"Resta con me," disse in un sussurro il biondo. Benjamin esitò un attimo, ma poi decise che era meglio stare con il ragazzo che lasciarlo solo, in caso stesse male durante la notte. Si mise sotto le coperte, e non appena fu del tutto sotto con il corpo, Federico stese il suo viso sul suo petto, e in pochi secondi era già addormentato.

"Ti terrò al sicuro, te lo prometto," sussurrò il moro, piantando un bacio in cima alla sua testa. Per tutta la notte ascoltò il suono dei suoi respiri, e non poté fare a meno che sentire tutto ciò di cui aveva bisogno in essi.

forbidden soulmates; fenji AU [with doubleemme]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora