Capitolo 2

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La portiamo a casa. Nella camera di Lucas che si spostò a dormire in camera mia (avevo un letto in più). Il dottore disse, o almeno per essere sinceri, Lucas disse di chiudere tutte le tapparelle e finestre e che il medico doveva passare tutte le settimane.
Passò una settimana da quando mia mamma tornò a casa. Le cose andavano bene, Lucas diceva che stava lentamente migliorando. Quel giorno me lo ricordo bene: ero uscita in bici per prendere il pane, percorsi il vialetto dalla parte opposta della strada per evitare i i cani dei vicini, attraversai la strada e arrivai dal panettiere. Presi il pane e al ritorno vidi un uomo vestito in smoking nero che mi fissava. Era alto, magro con i capelli biondi tagliati a mo' di militare. Non sembrava avere un bel viso. Mentre lo fissavo presi una buca e cadi dalla bici. Per fortuna non mi feci niente ma l'uomo si stava avvicinando, non correva ma si avvicinava in fretta. Mi alzai, presi il sacchetto del pane che era caduto, tirai su la bicicletta, misi il pane nel cestino, ma prima che potessi salire sulla sella una mano mi afferrò il braccio. Era l'uomo. Come va fatta ad arrivare lì così velocemente?!
-Mi lasci andare o mi metto a urlare!- questa frase me l'aveva insegnata lo zio e mio padre. Il primo aggiunse: "se non ti ascolta tira calci e pugni!"
-Tu hai un grande potere! Sprecato!- disse qualcosa in russo credo e poi continuò: -Verrai con me! Ti insegnerò quello che questi gli umani non possono insegnarti!
Ok... era pazzo!
-Ti do tre secondi per lasciarmi andare! Altrimenti...
-Sì! Scatena il tuo potere!
-Ma che problemi hai?
-Tu hai un enorme valore! Verrai con me!
-Mai!
-Oh... sì che lo farai! Non hai scelta! Sei destinata a non essere mai felice, a non avere una famiglia. TU SEI DOLORE!
-Ora basta!- gli tirai un calcio alle... beh un posto molto basso e doloroso.
Comunque lui si piegò leggermente a metà e io mi misi in sella iniziai a pedalare molto velocemente. Poi feci l'errore di girarmi. Era dritto in piedi sul ciglio della strada che mi fissava con aria compiaciuta(?).
Arrivata a casa non feci parola di quello che era successo a nessuno. Tranne a mio cugino che mi chiese di parlarne a mio padre.
-Glielo devi dire!- insisteva lui - questo è tentato rapimento!
-Deve rimanere tra noi!
Provai a dormire ma continuavano a saltarmi in mente quelle parole e quell'uomo fermo compiaciuto che mi osservava mentre mi allontanavo. E poi un incendio, la mia casa a fuoco, tra le macerie sempre lui, nella stessa posizione espressione dell'ultima immagine, come un fotomontaggio. Probabilmente uno scherzo della mia mente ma avevo la sensazione che lui ne forse consapevole, addirittura colpevole come un brutto video inviato apposta o uno scherzo telefonico di cattivo gusto. Alla fine, di soprassalto, mi svegliai e mi misi a sedere, strofinai gli occhi, la casa era a posto ma Lucas non c'era: forse era sceso anche lui. Andai al piano di sotto, non c'era ma non me ne preoccupai.
-Non potrai mai essere felice, non potrai mai avere una famiglia! Vieni con me e forse sopravvivevrai!
Lui era lì, dietro di me, ad almeno 2 metri, dove prima non c'era niente. Era uguale a quando lo avevo visto l'ultima volta...
- Tu sei pazzo stolker!
-Non mi credi?- fece un sorriso furbo.
-Secondo te?!
-Guarda la tua famiglia, guarda il dolore che passerà per la tua scelta...
Fece qualche passo verso di me, mise le mani davanti e  tra loro iniziò a turbinare una piccola nuvola che pian piano si solidificò e dentro e iniziò a vedere delle immagini (non era HD ma...). Prima che si fecero nitide sentii già delle urla, poi vidi la camera di mio padre in fiamme, la porta sbarrata da travi cadute e lui bloccato in quella stanza che chiedeva aiuto. Era sporco di fuliggine, con addosso solo il pigiama sporco e bruciacchiato in alcuni punti. Quindi l'incendio li aveva colpiti nel sonno.
La faccia iniziava a bruciarmi, specialmente gli occhi. Subito dopo la porta venne sfondata, sperai che fossero i pompieri, ma era mio zio, anche se sporco e in pigiama seguito da mia zia, conciata allo stesso modo. Respirava a fatica. Mio padre svenne, mio zio avanzò verso di lui, quando anche sua moglie cadde a terra.
-Basta!- gli ordinai. Mi facevano male gli occhi perché stavo trattenendo a fatica le lacrime. Nell'immagine la casa esplose.
Lui mi sorrise soddisfatto, fece un passo indietro, ma io non mossi lo sguardo dal punto in cui prima c'era stata quella specie di tv nuvola. Mi servii di quei pochi secondi di silenzio per elaborare le immagini, la rabbia per poi incanalare tutto. Sarebbe bastata una sola parola per farmi esplodere.
-Forse puoi ancora salvarli se...- la rabbia che ardeva dentro di me mi accecò e mi fece pensare solo a una cosa: le fiamme che avevano ucciso la mia famiglia. È come se i pensieri miei influenzassero la realtà, intorno a me iniziavarono a divampare le fiamme. Lui sorrideva ancora ma fece cautamente qualche passo indietro. Il fuoco si estense per tutta la sala e dovetti chiudere gli occhi. All'improvviso mi resi conto di quello che succedeva al piano di sopra: una trave che cadeva, delle grida di aiuto, qualcosa si rompeva, dei passi, dei tonfi. Quello che avevo visto in quella nuvoletta si stava avverando, ma per la mia coscienza non potevo lasciargliela passare liscia, l'avrebbe pagata. Dentro di me la mia rabbia aumento. Non avevo mai provato tanti sentimenti in un unico momento: rabbia, orrore, paura, senso di colpa, vendetta. Poi non mi ricordo cosa successe, ma credo che la mia rabbia esplose e con lei la casa perché quando riapri gli occhi riuscii a vedere solo l'anta del frigo che mi aveva schiacciato e sentivo ardere le fiamme dietro a quello scudo che mi aveva protetto. Volevo gridare aiuto ma dallo shock non riuscivo a parlare, né a muovermi; potevo solo piangere. Gli occhi mi si gonfiano di lacrime, li richiusi. Cosa potevo fare?
Sbirciai fuori. Tutto era distrutto la casa, le mie cose... e la mia famiglia.
" vedi Sofia? Dovevi solo seguirmi e loro sarebbero stati ancora vivi!"
Sentivo la sua voce nella mia testa. Mi rintanai d'istinto sotto il frigo. Poi dal dolore o dalla stanchezza svenni.
In sogno vidi una strada, una strada che barcollava nel buio e non riuscivo a vederne la fine. Aveva tanti incroci, tante volte diventava stretta per poi riallargarsi. Aveva un'infinità di buchi, chiodi... Abbastanza insolito rispetto al genere di sogni che facevo normalmente.
-Ciao Sofia.
Una donna (e sono sicura che prima non c'era) era a fianco a quella strada. Non la conoscevo. Aveva circa una trentina d'anni ed era molto bella: indossava un paio di jeans, una felpa grigia semi aperta da cui si intravedeva una maglietta bianca, con delle scarpe della Nike bianche. Aveva dei lunghi capelli moro chiaro legati in una treccia, grandi occhi azzurri e la pelle pallida.
-Come sai il mio nome?
Fece una debole risatina: -Perché sei preziosa!
-Certo...
-Tu non te ne rendi conto!
-Sono preziosa perché ho fatto appena esplodere casa mia e la mia famiglia?
-Si! Dovresti lavorare sulla canalizzazione delle emozioni... ma è stata un'ottima dimostrazione!
-Ottima? Non so se hai capito: HO UCCISO LA MIA FAMIGLIA, LA MIA CASA DISTRUTTA PER COLPA MIA!- quelle parole suonarono come martelli nel mio cuore.
-Un incidente di percorso.- indicò una buca sulla strada bruciata.
-Quella cosa è?- chiesi.
-La tua vita.- lo disse come se lo avesse ripetuto mille volte, ma aveva una luce folle negli occhi.
Come faceva essere la mia vita quella strada malconcia? Ok non ero una tipa esattamente "fortunata" ma era esagerato!
-Cosa? Ma...?
-Gli incroci indicano le persone che conoscerai e le loro strade. Le parti in cui si restringe indicano le volte in cui rischiare la vita...
Avevo tante domande ma la cosa più intelligente che riuscì a dire fu:
-Perché una strada?
-Cosa?
- di tutte le similitudini... Che fantasia. Cioè magari un filo, come i Greci ho una striscia di seta, un albero...
-Un albero?
-Era un'idea...
-Sai chi sono?
-No, ma ormai ho capito di non essere l'unica speciale... Giusto?
- ottimo intuito. Sì, anch'io sono "speciale". Ma sono diversa da te e dagli altri...
-Benvenuta nel club!
-No.- fece un'altra risatina. -Io sono " colei da cui ha avuto tutto inizio"...
- Bene " colei da cui ha avuto tutto inizio" c'è scritto così sulla tua carta d'identità? E anche su quella della patente?
-... mi chiamano La Prima.- continuò senza ascoltarmi.
-Aspetta ma quindi siamo parenti?
-Una specie... ma molto alla lontana...
-Tipo nonna?
-Più una pro-pro-e-tanti-altri-pro-zia.
-Scusami ma sembrava che avessi solo una trentina d'anni!
-Io non ho età.
Feci una faccia abbastanza sperduta a quanto pare perché lei continuò subito dicendo:
-Senti vorrei davvero spiegarti tutto ma ora non c'è tempo!
-Ok, ora, cosa stavi dicendo su sta stra... sulla mia vita, o Grande Prima? Ah, già... COME SAREBBE A DIRE? RISCHIERÒ DI MORIRE COSÌ TANTE VOLTE?!
-Sopravviverai, credo.- lo disse con una calma e una risolutezza quasi regale che mi spaventò!
-E quella roba sopra la mia vita?- (indicai un chiodo)
-Sono gli ostacoli che dovrai superare.
-Mica pochi...
-Sofia, ti devo chiedere tre cose...
-Spara!
-1. Devi trovare altri tre come te...
-Ok, facile.
-...non sarà facile- continuò -dovrai andare in Francia, a Parigi, una ragazza di nome Julie Bragoun; poi in Sicilia, a Castelsardo da Carlo Beati e...
-Ti aspetti che io vada così lontano? E come faccio a trovarle?
-Sì mi aspetto che tu vada così lontano e andrai anche più lontano. Per quanto riguarda trovarle... lo percepirai.- di solito nei libri o nei film la donna o l'uomo misterioso/a dice "lo capirai", ma lei specificò "percepirai"....
-La seconda cosa?
-Ah, già. 2. Non fidarti di quell'uomo! Non lasciare che prenda ne te ne gli altri!
-Quello lo avevo capito...
-E 3...
-Sì?
-...SVEGLIATI!

Speciali - Il Reclutamento [COMPLETATO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora