Capitolo 15

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Un certo affetto...

Si può pensare a tre parole per giorni?

A quanto pare si perché fu così per me.

-Allora? Che cos'hai? Confessa!- mi ordinò Julie.

-Niente.

-Centra Pietro vero?- prima fece un sorrisetto malizioso e poi aprì la bocca sorpresa. -OH! TI SEI PRESA UNA COTTA!- menomale che eravamo solo io, lei e mina nella camera di quest'ultima.

-NO! Certo che no!

-Julie non puoi fare affermazioni del genere solo perché lei è pensierosa!- la ammonì Mina.

-Grazie.

-Però ha ragione. Hai una cotta per Pietro ammettilo.

-No!

-Lo prendo per un si.- insistette Julie.

Io mi arresi e provai a cambiare discorso. -L'allenamento a che ora è?

-Tra... Mezzora.- mi rispose allarmata Mina.

Io e Julie ci dirigemmo nella nostra stanza e ci andammo a cambiare in bagno, poi incontrammo Mina nell'atrio per andare insieme nella sala di addestramento.

-Siete in ritardo.- ci ammonì Pietro.

-Manca ancora un quarto d'ora!- lo avvisò Julie.

Lui la ignorò e passò il suo sguardo a me. Molto probabilmente diventai rossa come un peperone...

Togli il "molto probabilmente".

...passiamo oltre.

-Hey!- ci salutò mio cugino.

-Ciao.- gli risposi.

-Basta chiacchiere e andiamo ad allenarci.- disse brusco Carlo.

-Oggi ci alleniamo con le spade?- mi chiese Lucas.

-No!- si affrettò a rispondere Julie. -Oggi si allenerà con Pietro!

-Cosa?- chiedemmo io e Pietro all'unisono.

Io guardai arrabbiata Julie e lei capendo che le stavo tirando dietro un sacco di insulti mi rispose:- Sta zitta e muoviti. Lucas si allenerà con Carlo.

-E chi ti ha detto che a me stia bene?- le chiese quest'ultimo.

Lucas e Julie si scambiarono una stana occhiata e mio cugino trascinò via Carlo. -Dai muoviti e non fare storie.

Quei due erano poli opposti eppure andavano sempre d'accordo ed erano grandi amici.

Intanto Julie e Mina se ne erano andate ed eravamo rimasti solo io e Pietro nei 5 metri quadrati che ci servivano per allenarci in quel enorme stanzone tra tanta gente.

Non c'eravamo più parlati dopo quella volta. Arrossì un poco e anche lui.

-Allora... che facciamo?- chiesi per spezzare quel imbarazzante silenzio.

-Ci alleniamo.- rispose ovvio lui.

Gli allenamenti li erano diversi: non erano programmati o supervisionati e non c'era un superiore o qualcuno che insegnava ufficialmente di qualcun altro. Semplicemente ci si allenava come e con chi meglio si credeva.

Dopo più di un'ora tentai ancora: -Non abbiamo più avuto modo di... parlare.- e schivai un suo attacco. Avevamo deciso di utilizzare le spade.

-Di cosa?- fece un salto di quasi due metri, mi arrivò alle spalle e tentò un affondo.

Speciali - Il Reclutamento [COMPLETATO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora