Capitolo 6

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Da quel giorno mi impegnai a imparare tutto quello che mi insegnavano e cercai di essere "l'alunna modello" che tutti volevano che fossi. Ci riuscii. Tutti iniziarono anche a stimarmi e non ci fu uno scontro in cui arrivai seconda. E mentre tutti vedevano questa parte di me io tentavo di sapere che fine avesse fatto Lucas.
A quattordici anni cambiò tutto e il momento arrivò.
Come tutti i giorni dopo la solita routine quotidiana andammo in sala di addestramento. A fine ora arrivarono due uomini, due guardie.
-Signorina 21673.- disse l'uomo di sinistra. Io lo guardai negli occhi.
-Sì?- risposi.
-C'è una persona che vorrebbe vederla.- parlò l'uomo a destra. Per un attimo rimasi allibita. Si potevano accettare visite? E se era Lucas? Poi messi a tacere quelle cavolate: era sicuramente La Grande che voleva qualcosa. E se mi aveva scoperto? Dovevo pensare a un piano di fuga. Rimasi qualche secondo a bocca aperta davanti ai due uomini.
-Ci segua.- incalzarono. Li seguii per i corridoi fino ad una porta, in legno. Entrai con i due uomini alle spalle. Era un'enorme stanza da biblioteca con scaffali pieni di libri ai lati e in fondo alla stanza c'era una scrivania in mogano con sopra una macchina da scrivere, fogli, una lampadina, delle penne e un posacenere. Dall'altra parte del tavolo c'era una donna, la donna che mi aveva costretto a firmare le carte. Non ne fui affatto sorpresa. Avevo azzeccato la somiglianza con La Prima. Avevo davanti La Grande, il capo di quelli che mi avevano tolto tutto. Aveva lo stesso sorriso dell'ultima volta: falso.
Non era invecchiata di un giorno.
-21673 accomodati.- mi disse e con un gesto della mano indicò una delle due sedie davanti alla scrivania.
Mi sedetti e i due uomini se ne andarono.
-Nonostante il tuo inizio... difficile hai dimostrato di essere una degna guerriera dell'U.S., quindi ho deciso di renderti un supervisore responsabile.
A quelle parole capii che finalmente il momento era arrivato, era la mia occasione di andarmene!
-Grazie Signora.
-La tua prima missione sarà domani. Una ragazza francese di nome Julie Bragoun.
A quelle parole rimasi spiazzata: era la ragazza che dovevo recuperare, quella della mia vera missione!
-Si, signora.
-Ora puoi andare.
Quella notte non sognai, segno della presenza delLa Prima che mi metteva in guardia.
Mi svegliai continuando a ragionare sulla missione, sulle missioni:perché proprio quei ragazzi? Dovevo credere che fosse stato un caso che mi avessero assegnato proprio lei? Dov'era mio cugino?
Le domande bombardavano il mio cervello. Poi pensai che se sarei scappata durante la missione avrei perso per sempre la possibilità di rivedere mio cugino. La confusione si faceva strada nella mia testa: ragazza o cugino? Missione o famiglia? Mondo o cuore?
Vidi avvicinarsi a me L'Uomo e scacciai quei pensieri. Lui mi sorrise, io non ricambiai.
-Visto che è la tua prima missione verrà con te anche il tuo supervisore 18116...
-Sì signore.
-... e 3312- continuò.
-Sì, signore.- ripetei.
I due in questione si avvicinarono.
-Andiamo?- disse 18116.
-Muovetevi. Il vostro passaggio è qui.- rispose il nostro superiore.
Passaggio? Nessuno aveva mai parlato di un passaggio!
Era un get nero simile a quelli dell'esercito, armato fino ai denti, o meglio, fino ai sedili (ahahahahah battuta pessima, lo so! ;-) ).
Salimmo e 18116 mi disse:
-Armati, non puoi combattere con solo i tuoi poteri.
-E contro chi dovrei combattere? I genitori?
-Tu fallo. C'è chi non è dalla nostra parte in giro.
Chissà perché? pensai.
18116 si mise alla guida.
Atterrammo su una strada secondaria e senza spegnere il motore il mio ex-supervisore trasformò il get in una corsa.
-Cioè tu potevi trasformare un get in un'auto e di tutte le figate di sto mondo hai scelto una corsa?- mi lamentai.
-Non dobbiamo dare nell'occhio.- rispose lui secco.
Dalla stradina passammo all'autostrada diretti verso centro di Parigi, da li avremmo preso altre vie fino ad arrivare ad un condomino.
Parcheggiammo davanti all'entrata ed entrammo dalla stretta porta.
Non c'era l'ascensore, fantastico! Mi avevano detto che lei abitava al  4° piano e la mia voglia di fare quattro piani a piedi era pari a quella di mettermi la faccia in un alveare!
Arrivati davanti alla presunta porta bussai. (Visto che la conversazione è avvenuta in francese e magari c'è chi non fa francese e chi non ha magari voglia di tradurre (non ho niente contro di loro anzi mi associo) ho tradotto).
-Sì?- rispose una voce acuta.
-Lei è la signorina Julie Bragoun?
-Sì, chi mi desidera?
-Siamo qui per parlarle di un'offerta di studi.
Una ragazza aprì la porta. Era bassa ma molto magra e i capelli scuri erano legati in due treccie incarnate. Gli occhi verdi risplendevano nonostante la luce fiocca.
-Ci manda la nostra scuola.- aggiunsi.
-Entrate.- disse lei.
Mi avevano spiegato molto bene la nostra copertura. Dovevamo solo fingere, rapirla e lasciare un biglietto con la sua calligrafia, le sue impronte digitali e la sua firma nella quale diceva di essere scappata. Facile e ignobile... tanto per cambiare!
Dopo aver parlato di una scuola li vicino 18116 mi fece segno che era giunto il momento.

Speciali - Il Reclutamento [COMPLETATO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora