Capitolo 30 - FINALE

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Una mano si posò sulla mia spalla, io stavo piangendo da minuti ormai, con il corpo di Pietro tra le braccia. Le mie lacrime gli bagnarono le guance fredde e io subito le asciugai.
Ogni singolo atomo di me avrebbe voluto riportarlo in vita, ma gliel'avevo promesso...

Lucas mi disse qualcosa, ma io a malapena lo sentii.

Tutti aspettavano me e, quando sembrò che io mi stessi calmando, Carlo si avvicinò, prese il suo cadavere e lo sollevò, mentre mio cugino mi aiutò ad alzarmi e mi sorresse.

<<Torniamo a casa>> gli sentii dire stringendomi tra le sue braccia.

Dopo due giorni trovai la forza di alzarmi dal letto, farmi una doccia e vestirmi decentemente: un paio di jeans neri, una felpa nera e un paio di anfibi neri.

In quest'arco di tempo, mentre io piangevo disperata fino ad addormentarmi, gli altri erano riusciti a creare una storia convincente da raccontare a quelli dell'ubitorio ed a convincerli a tenere lì il... corpo.

Mi diressi verso la stanza delle visioni dove mio cugino, Mina, Julie e Carlo mi aspettavano.

<<Oh, tesoro...- esclamò Julie quando mi vide, -sei un disastro!>> sapevo che l'aveva detto con le migliori intenzioni, quindi abbozzai un sorriso.

<<Te la senti?>> mi chiese Lucas.

<<No, ma devo... per lui>> per la prima volta il suo pensiero, oltre al forte dolore, mi diede anche un po' di forza, abbastanza da annuire.

Carlo aprì il vortice ed io, prima di cambiare idea, lo attraversai.

Mi ritrovai nel bagno di quel bar e i ricordi mi assalirono: San Valentino... la serenata tra le stelle... il suo dolce sorriso...

Tratteni a stento le lacrime ed uscii, superai la porta d'entrata e mi ritrovai in strada. Ricordando il percorso, mi diressi verso quella casa.

Una volta nel giardino della casa, esitai, ma qualcuno all'interno mi vide, avvisò della mia presenza e la madre di Pietro mi aprì la porta.

<<Oh, Sofia! Che piacere vederti!>> mi fece un gran sorriso, poi tranquillamente mi chiese: <<dov'è Pietro? È rimasto indietro?>>

La mia espressione eil mio aspetto non curato la preoccuparono: <<È successo qualcosa?>>

<<Signora...- sussurrai, -posso entrare?>>

<<Certo>> rispose impaurita.

Dopo avermi fatto accomodare ed aver salutato il resto della famiglia presente, ripeté la domanda, così, senza riuscire ad alzare lo sguardo dal tavolino davanti a me, risposi: <<C'è stata una violenta battaglia contro le persone che hanno preso vostro figlio anni fa'...>>

I due fratelli misero giù il telefono e il padre ripiegò il giornale: l'attenzione era solo su di me.

<<Mi stavo scontrando contro il loro capo e non mi sono accorta del cecchino che mi teneva sotto tiro... Quando me ne sono resa conto credevo che sarei morta, ma... Pietro... si è messo in mezzo e si è fatto colpire al mio posto.>>

Maria si portò la mano destra prima alla bocca, poi al cuore, deglutì e coraggiosamente chiese: <<E come... come sta ora?>>

Strinsi i pugni, alzai lo sguardo verso di lei, le lacrime cominciarono a bagnarmi le guance: <<Mi dispiace, lui... lui non ce l'ha fatta.>>

La madre scoppio a piangere sonoramente, i fratelli si misero le mani sul viso e imitarono la signora, il padre si alzò e abbracciò sua moglie.

<<Mi dispiace...>> singhiozzai, <<mi dispiace così tanto...>>

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 24, 2021 ⏰

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