capitolo 21

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Rimango in camera mentre Andreas và ad aprire la porta. Dopo, delle urla mi spingono a curiosare.

È lei, Lucía, cosa diamine ci fa, qui a quest'ora?

Poi bastano tre parole a mandare in pezzi, la speranza che tra me e Andreas tutto sarebbe andato al meglio.
<<Che c'è Andreas ti faceva comodo quando mi scopavi a tuo piacimento? Ah certo adesso hai quella sgualdrinella, come si chiama? Ah, sì.. Venere!>>  Sbotta con un pizzico di veleno nella voce la stronza. Spero che lui smentisca. Come ha fatto a scoparsi la moglie di suo padre? Con quale coraggio?
Ma le sue parole mi arrivano dritte al cuore. Una pugnalata avrebbe fatto meno male.
<<È stato molto tempo fa, e nessuno deve saperlo. Adesso ti prego di andartene. Venere potrebbe sentirci.>> Le lacrime minacciano di uscire da un momento all'altro.
<<Lei non ti conosce Andreas, non sa di cosa hai bisogno..>> si avvicina a lui e cerca di baciarlo <<Ricordati che puoi essere solo mio. E se qualcosa dovesse fallire, tu affonderai con me!>> lui non si sposta, e vedo lei stampargli un bacio a stampo sulle labbra.

Mi sento mancare l'aria nei polmoni. Ditemi che sto sognando.

<<Adesso vattene!>> Gli ordina lui.
<<Non c'è bisogno! >> Dico tutto d'un fiato. <<Me ne vado io!..>> scendo lentamente le scale e vedo che entrambi si voltano a guardarmi.
<<Complimenti!>> Dico battendo le mani.. << siete le persone più spregevoli che abbia mai conosciuto. Come avete fatto ad ingannare persone a voi così care?.. >> li disprezzo.
<<Venere posso spiegarti..!>> Si fa Avanti Andreas.
<<Ah, sì? E cosa vorresti spiegarmi!? Come hai scopato la tua matrigna? E tu!??>> Dico rivolgendomi alla stronza <<non ti fai un po' schifo? Potrebbe essere tuo figlio! Mi fate pena!>> Esco di corsa da quella casa, mentre sento Andreas gridarmi di ritornare.
Corro, senza una meta, fin dove mi spingono i miei piedi. Vorrei poter tornare a casa mia e rifugiarmi tra le braccia di mio padre. Vorrei non essere mai venuta qui.

Come una vagabonda mi ritrovo a fare l'autostop. La paura mi assale quando un'auto si ferma sgommando. La riconosco subito.
<<Posso spiegarti! Non è come pensi!>>
<<Non voglio sapere nulla della tua vita, Andreas, voglio che per una cazzo di volta tu mi lasciassi in pace.>> D'un tratto sono diventata fredda come la neve. Non provo niente, mi sento stanca e svuotata.
<<Dammi almeno l'opportunità di spiegarmi, dopo ti lascerò andare, per sempre.. se lo desideri.>> Mi implora. Ma davvero io voglio ascoltare ciò che ha da dirmi?
<<Io credo che tu non mi debba delle spiegazioni. D'altronde io non ricopro nessun ruolo nella tua vita, sono una sgualdrinella che ti sei scopato..>> mi blocca
<<Non parlare così di te, non te lo permetto, sai che sei molto di più di questo..>> sorrido sarcastica.
<<Non sono disposta a stare con un uomo che non mi ami.. lo hai detto anche tu, merito qualcuno che mi ami incondizionatamente e quell'uomo non sei tu! Dammi una sola ragione per restare e io ti ascolterò.. Tu mi ami?>> Le parole rimbombano nell'aria, sovrastate dal continuo andirivieni delle macchine. Il suo silenzio, mi entra dentro scavando una voragine nel petto che non si rimarginerà tanto facilmente. Quella sua non risposta, mi dà la forza di voltargli le spalle e andarmene per sempre.

Vedo un taxi, forse è destino che io me ne debba andare, non era mai passato un taxi di qui a quest'ora.
Vi salgo sopra e comunico al tassista di portarmi all'albergo più lontano possibile da questo posto.

Quando arrivo in hotel, mi dirigo alla reception e prendo la prima camera disponibile.
Non appena varco la soglia della porta mi butto a capofitto sul letto matrimoniale e finalmente dò sfogo alle mie dannatissime lacrime.

Mi sembra di essere in una delle scene del film Beautiful. Stento ancora a crederci, Andreas e Lucía. Robe da matti!

Il telefono squilla incessantemente, ma io non mi prendo nemmeno la briga di rispondere. Che si fottano tutti per oggi!

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