capitolo 14

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POV VENERE

Mi staccai con forza dalle sue labbra, tutto questo era sbagliato, lui mi avrebbe fatto andare dritta all'inferno.
<<Perché fai così?!?>> sbottò lui infuriato.
<<Perché sei qui?!?>> chiesi irritata. Io mi sentivo così confusa in sua presenza.
<<Cazzo VENERE, davvero mi stai chiedendo perché sono qui?!?>> davvero glielo stavo chiedendo?! Certo! Volevo delle sicurezze... Cazzo! E lui non mi stava aiutando per niente.
Ieri sera quando l'avevo chiamato a quel telefono aveva risposto quella ragazza. Il mio inconscio mi incitava a chiedergli chi era e che ruolo avesse nella sua vita, ma nello stesso tempo mi diceva di tacere perché saperlo mi avrebbe fatto male.
<<Forse è meglio che te ne vai...>> disse infine. Avevo bisogno di ragionare e lui non mi aiutava.
Si passò una mano tra i capelli e sospirò frustato.
<<Adesso vuoi anche che me ne vada?! Io non ti capisco Venere..davvero!..>> nemmeno io capivo lui. Quindi eravamo pari.
<<Non c'è bisogno che tu mi capisca... Che cosa vuoi da me Andreas?! Tu non hai niente da darmi e io non ho niente da offrirti... Tutto questo è sbagliato...>> dissi indicando con la mano me  e lui..<<Io cerco qualcosa di stabile... Ho sofferto tanto e voglio essere felice..e tu non puoi darmi la felicità che io cerco.>> cercavo di trattenere le lacrime, ma invano perché una mi rigò il viso.
Lui si avvicinò e con il pollice me la asciugò..
<<Piccola non piangere...mi dispiace... Non...non sarei dovuto venire...È evidente che non posso darti quello che ti aspetti...>>nelle sue parole c'era una nota di sarcasmo, mi diede un casto bacio sulle labbra e se ne andò, lasciandomi lì sola con i miei pensieri.

Andai a chiudere la porta a chiave e mi ci appoggiai contro e mi lasciai andare ad un pianto disperato..
Perché il dolore che avevo sentito in passato minacciava di sbucare fuori?! Perché mi sentivo così sola?!

Non riuscivo a descrivere questo malessere dentro me.
Il mondo girava e io restavo qui inerme a crogiolarmi nell'inutile silenzio che mi circondava.
Vorrei poter cambiare, vorrei poter essere diversa, ma non lo ero.
Mi sentivo una fallita, un essere mellifluo che vorrebbe affogare nel suo dolore e rimanerci per sempre.

Piansi fino a terminare le lacrime disponibili, mi sentivo ferita, delusa e amareggiata da questa vita che non mi stava venendo incontro per niente.

Non le chiedevo di essere felice, ma solo di farmi assaporare un piccolo barlume di felicità. Solo questo chiedevo alla vita.

Avrei voluto ridere spensierata, senza avere la paura che quelle risate si sarebbero trasformate in lacrime.

A furia di stare seduta a terra, con indosso solo l'accappatoio, il sedere mi era diventato gelato.

Andai ad asciugarmi i capelli ed ebbi paura della donna che era riflessa nello specchio. Gli occhi gonfi e rossi, la faccia rigata di lacrime e uno sguardo spento.

Dopo essermi asciugata i capelli alla bell'e meglio, andai a letto e tra i singhiozzi mi addormentati.

<<Io ti Amo...sposami!>> si inginocchiò di fronte a me  e aprii una scatolina che conteneva un bellissimo diamante..
<<Ma tu non vuoi sposarti...>> dissi spaesata...
<<Sei tu quella che non vuole sposarsi, non mi addossare la colpa...>> Era arrabbiato..<<Io sono disposto a sposarti ora se solo tu me lo consentissi...>> mi sussurrò tra un bacio e l'altro..
<<Va bene sposiamoci!>> accettai.
Ma ad un tratto tutto si fece oscuro, lui rideva, si prendeva gioco di me insieme ad un'altra donna...chi era?!? Era incinta!
Ti prego non di nuovo...non a me...
Urlai, ma nessuno mi sentiva, erano troppo impegnati a ridere di me.
La disperazione nelle mie urla era palese, ma l'uomo che fino a poco fa stava implorandomi di sposarlo, adesso, se ne stava con un'altra donna, che portava in grembo suo figlio, a guardarla come se fosse l'unica cosa più importante della sua vita.

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