30. Ultimo colpo

3K 218 12
                                    

«Non posso credere che tu stia per farlo sul serio.» disse Michael osservando la porta d'ingresso di casa May. Katherine si lasciò scappare una risata.

Dopo aver fatto colazione e aver spiegato a Michael ciò che suo padre le aveva detto, avevano deciso di andare al poligono. Katherine però si era rifiutata di presentarsi con i vestiti di Michael, non tanto per il fatto che non le stessero bene (anche se quello era un fatto accertato) ma perché sentiva il bisogno fisico di farsi una doccia o almeno darsi una sciacquata.

«Sto per entrare a casa mia, Michael. Non sto per rapinare una banca.» gli rispose slacciandosi la cintura.

«Da una finestra sul giardino del retro.» insisté lui. Katherine alzò gli occhi al cielo.

«Tu non preoccuparti e aspettami in macchina, okay?» chiese lei dandogli un bacio a stampo, ignorò il sapore di fumo a cui ormai aveva fatto l'abitudine e sbatté la portiera dietro di sé senza aspettare una risposta.

Sembrava che si fossero invertiti i ruoli, Katherine era quella dei due a fare qualcosa che non avrebbe dovuto, e Michael era quello che cercava di starne fuori, preoccupandosi delle conseguenze.

La ragazza sorrise tra sé e sé attraversando la strada.

Percorse il vialetto d'ingresso, andando sul lato destro della casa, superando le finestre della cucina e arrivando finalmente al suo obbiettivo, la finestra del bagno al piano terra.

Era una di quelle finestre che si potevano aprire sia del tutto che solamente sulla parte superiore, ma difettosa. Da qualche anno la famiglia aveva scoperto che se veniva aperta solo verso l'alto, bastava una lieve spinta per farla spalancare completamente. l genitori di Katherine avevano deciso di non aggiustarla per usarla in caso qualcuno si fosse dimenticato la chiave, il che capitava spesso alla ragazza.

Uno dei motivi per cui fare la cosa non la preoccupava.

Spinse il pannello con entrambe le mani e con tutta la propria forza, questo si staccò facendo poca resistenza, andando a sbattere contro il muro. Katherine si fermò un attimo ad orecchie tese, quasi aspettandosi che uno dei suoi genitori entrasse di corsa nella stanza, allarmato dal rumore a quell' orario insolito.

Quando finalmente si fu decisa che non sarebbe successo, aprì anche il secondo pannello e si sollevò sul davanzale, sedendosi su di esso e facendo del suo meglio per non cadere di faccia.

Una volta entrata nel bagno il suo corpo entrò in modalità automatica, andò nel bagno al piano superiore e si diede una sciacquata, per poi entrare in camera sua.

Notò l'iPod che il giorno prima aveva gettato a terra in quel momento si trovava sulla scrivania, fece scivolare lo sguardo sullo schermo rotto e l'angolo bugnato. Sì, un po' si era pentita di averlo fatto, ma a quel punto avrebbe dovuto solo aspettare che i suoi le ridessero il cellulare, anche se dubitava che sarebbe successo di lì a poco, dopo la scenata del giorno prima.

Sospirò e scacciò quei pensieri, aprendo l'armadio in cerca di qualcosa di comodo da indossare, non voleva far aspettare Michael per troppo tempo, nonostante quel giorno la stesse trattando con i guanti di velluto sapeva bene come la sua migliore qualità non fosse la pazienza.

Infilò un paio di vecchi leggings e una maglietta, optando per rimettere la felpa di Michael, troppo comoda e calda per essere abbandonata. Infilò i pantaloni e le infradito che le aveva prestato in una busta e prese le chiavi di casa dal suo zaino, per poi raggiungere il ragazzo alla macchina.

Uscì dalla porta stavolta.

***

Per la seconda volta, Katherine si trovò a guardare preoccupata quell'anonimo edificio grigio. Diverse cose erano però cambiate dall'ultima volta che vi era stata.

Rumors || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora