18. Il Treno dei Ricordi

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Katherine si sentiva così stupida. Non sapeva come avrebbe dovuto reagire alla confessione del ragazzo, e allo stesso tempo si sentiva ridicola a fare tutte quelle scene per la situazione a casa sua, quando ovviamente Michael sopportava il peso di problemi molto più gravi.

Avevano lasciato il poligono di umore nero, neanche Clyde aveva fatto domande sulla loro visita così breve, aveva capito subito. Erano andati al fast food più vicino per soffocare l'imbarazzo nel ketchup scadente. Katherine era seduta ad uno dei tavoli vicino alle finestre, avevano deciso che lei avrebbe preso i posti mentre Michael avrebbe fatto la fila per gli hamburger, non che ci fosse poi tanta gente. La ragazza riempì l'attesa battendo leggermente le dita sul linoleum blu, pensando a come avrebbe potuto alleggerire l'atmosfera, dato che si erano a mala pena rivolti parola nel breve tragitto dal poligono.

  «Ammiri il panorama?» chiese Michael poggiando il vassoio col loro pranzo. Katherine distolse lo sguardo dal parcheggio al di là della finestra e fece una breve risata.

«Già.» disse prendendo una bustina con la salsa e spargendola sulla sua porzione di patatine.

«Hai fatto presto.» aggiunse poi mangiandone una.

«Beh, non siamo su una strada principale, non viene molta gente qui.» fece lui sedendosi nel divanetto di fronte , facendo cadere la conversazione. 

Presero entrambi i loro hamburger e iniziarono a mangiare in silenzio, Katherine non era ancora riuscita a trovare un argomento abbastanza interessante da poter risollevare il ragazzo da quel suo momento di malumore. Si ostinò a fissare il suo panino praticamente insapore, un po' per evitare lo sguardo di lui, un po' per non sbrodolarsi  con le salse come una bambina, anche se forse sarebbe servito a farlo ridere.

«Okay!» Michael lanciò l'incarto ormai vuoto del  suo hamburger al centro del vassoio, facendo trasalire la ragazza dalla sorpresa.

«Ovviamente ciò che ti ho detto prima ti ha scioccata quindi, se ti far stare meglio, puoi farmi qualsiasi domanda sull'argomento, a patto che tu sentendo le risposte non inizi a provare pena per me.» disse poggiando la schiena al divanetto e fissandola con freddezza.

Katherine rimase col panino a mezz'aria, indecisa sul da farsi, sembrava serio, e dopotutto lei voleva saperne di più. Michael alzò un sopracciglio e le fece cenno con la mano di farsi avanti. Lei sospirò, riposando l'hamburger sul vassoio e pulendosi le mani dalle briciole. Voleva concentrarsi sulle domande da fare, nonostante l'offerta del ragazzo non era sicura di quanto le avrebbe rivelato, o di come avrebbe reagito.

«Quando è successo?» chiese imitando la posizione del ragazzo.

«Avevo dieci anni.» Wow, risposta ermetica, Katherine lo fissò, cercando di capire come lui stesse vivendo questa situazione, ma il suo viso sembrava fatto di pietra, immune da ogni emozione, odiava come per Michael sembrava un gioco da ragazzi riuscire a capirla, mentre il più delle volte lei non riusciva nemmeno ad indovinare il suo stato d'animo.

«In quanti lo sanno?» Riprese a battere le dita sul tavolo, sembrava che fosse lei quella più scossa tra i due.

«La mia famiglia, quella di mio zio, quello stronzo che ho fatto espellere da scuola...» Katherine sgranò gli occhi guardando Michael tenere il conto con le dita. Qualcuno era stato abbastanza stupido da aver criticato sua madre non una, ma addirittura due volte. Conoscendo la storia per intero iniziò a pensare che quel tipo avesse meritato tutte le botte che si era preso. Michael si fermò a pensare, fissando la ragazza con sguardo interrogativo, come se stesse decidendo se dirle tutto o meno. Katherine trattenne il respiro.

«Anche i tuoi genitori sanno tutto.» Katherine aspettò il resto della storia, che inizialmente non arrivò.

«Come?» Michael deglutì facendo cadere improvvisamente quella maschera di ghiaccio che aveva indossato fino a pochi secondi prima, fissò le mani della ragazza, che non avevano smesso un attimo di tenere il tempo di una canzone inesistente, nel tentativo di assorbire tutte quelle informazioni.

Rumors || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora