Rumors || Michael Clifford

10 Anni Dopo

«Devo proprio mettermela?» Katherine alzò gli occhi al cielo mentre finiva di darsi il rossetto. Si guardò allo specchio del loro piccolo bagno, ammirando soddisfatta il risultato finale, ma proprio quando pensava che stesse andando tutto per il meglio, sentì Michael grugnire nell'altra stanza per l'ennesima volta.

La giovane donna ripose i trucchi al loro posto nell'armadietto accanto allo specchio e si diresse nella camera che condivideva col suo fidanzato, trovandolo di fronte all'enorme specchio che faceva anche da anta per l'armadio, a litigare con una cravatta che sembrava aver preso vita propria.

La loro gattina nera Fifa (idea di Michael ovviamente) fissava dal letto matrimoniale la striscia di stoffa dondolare dal collo del suo padrone come se ci si volesse appendere. Probabilmente Michael glielo avrebbe anche lasciato fare.

Quando Katherine entrò nella stanza due paia di occhi verdi si posarono su di lei. Michael, notando il vestito verde che aveva indossato per l'occasione, fischiò, facendola arrossire e alzare gli occhi al cielo.

Nonostante stessero insieme da molto tempo, lui riusciva ad avere sempre lo stesso effetto su di lei, bastava una parola o un gesto da parte sua e il cuore di Katherine impazziva, mostrandolo col suo solito rossore.

Si avvicinò a Michael, che indossava un sorrisetto compiaciuto e sfilò l'indumento dalle sue dita, per poi posizionarsi tra lui e lo specchio. La giovane donna fece il nodo alla cravatta senza alcuna difficoltà, l'aveva spesso fatto a suo padre prima dei suoi processi, per portargli fortuna diceva lui.

Una volta finito lisciò soddisfatta la camicia bianca sul petto dell'altro, per poi spostare il suo sguardo agli occhi di lui, che non si erano staccati dalla sua figura per tutto quel tempo.

«Mi sta già dando fastidio.» si lamentò nuovamente, rovinando il momento quasi romantico.

«Fallo per Monica.» cercò di persuaderlo lei con un broncio, trascinando le dita dietro il collo dell'uomo, intrecciandole tra i suoi capelli ossigenati.

«Se lo facessi accetterei il fatto che stia crescendo. Non se ne parla neanche.» disse testardo, sfoggiando un broncio a sua volta e allentando la stretta della cravatta intorno al suo collo.

«Lei continuerà a crescere che tu lo voglia o meno, Mikey.» ribadì Katherine, stringendo nuovamente il nodo.

Nonostante lei stessa avesse pronunciato quelle parole, all'apparenza così dure, capiva benissimo come si sentisse Michael in quel momento. Lei provava la stessa cosa.

Monica, la sua sorellina, la piccola della famiglia, si stava diplomando. Aveva diciotto anni ormai e non poteva, ma soprattutto non voleva, più essere considerata una bambina. Era passato il tempo in cui cercava Katherine se stava avendo un incubo, o peggio quando, prima della separazione dei loro genitori, la chiamava in lacrime per essere distratta da quello che per le due era stato un vero e proprio inferno.

Durante e dopo il divorzio le sorelle erano andate a vivere col padre e con la sua nuova compagna, ormai moglie. Josephine era una donna gentile, aveva qualche anno meno di Donna, ma la differenza di età tra lei e Dawson May non era eccessiva.

La matrigna aveva fatto capire alle due quanto il comportamento della loro vera madre fosse poco materno. Donna non le aveva mai picchiate o niente del genere, ma non era mai stata affettuosa con loro come invece lo era stato il padre, e come negli ultimi nove anni lo era stata Josephine. La loro madre era sempre distratta da qualcosa, che fosse il lavoro, la tv o i litigi col marito.

Katherine aveva pensato per molto tempo che il suo comportamento ai tempi del divorzio fosse dovuto ai litigi e allo stress della situazione. Aveva invece capito sulla propria pelle di quanto fosse in realtà il contrario: era stato il suo carette il vero motivo di stress e litigi.