5. Casa Clifford

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Katherine misurò a grandi passi la sua stanza, per la quinta volta.

Era Lunedì, il giorno prima della presentazione, lei e Michael si erano ritrovati in biblioteca tutti i giorni per finire la ricerca in tempo, si erano divisi le parti e Katherine già considerava un miracolo il fatto che Michael avesse studiato sul serio, sotto il suo costante controllo, certo, ma almeno aveva studiato. Però alla loro ricerca mancava qualcosa che per il Pirata era indispensabile: la presentazione in PowerPoint.

Non sarebbe stato un lavoro tanto difficile, ma avrebbero duvuto farlo insieme e la scuola non lasciava i computer a disposizione degli studenti. I due si erano messi d'accordo per farlo insieme a casa di lui, non voleva che Michael vedesse i drammi della sua vita familiare, ma Katherine diventava sempre più nervosa ogni momento che passava e non era più tanto sicura di volersi trovare in un posto da sola con Michael.

Quella mattina ne aveva parlato con Charlotte, che non l'aveva aiutata per niente col suo fare entusiasmato, anzi pensava che la sua amica stesse vivendo quella storia attraverso lei, non aspettando altro che qualcosa di interessante accadesse. Le aveva addirittura detto di mettersi in tiro, come se a lei importasse sul serio quello che Michael pensava di lei.

Alla fine con un sospiro si decise ad uscire, si mise lo zaino in spalla e ricontrollò l'indirizzo del ragazzo tra i messaggi che si erano scambiati per mettersi d'accordo. Avevano scoperto di vivere in due quartieri vicini, il che era un vantaggio visto che non avrebbe dovuto chiedere a sua madre di accompagnarla. Scese le scale, passando davanti alla cucina, dove sua madre era impegnata a controllare un mucchio di carte, aveva il vizio di portarsi il lavoro a casa.

«Sto uscendo!» le urlò aprendo la porta di casa.

«Dove? Con chi? A che ora torni?» Katherine sbuffò piano, era già in ritardo, non aveva bisogno che sua madre si mettesse anche a farle un interrogatorio.

« A studiare da un amico, a casa sua e non lo so, quando finiamo la ricerca.» disse mettendo un piede fuori dalla porta, sperando che avesse finito.

« Quale amico?» le chiese, finalmente affacciandosi dalla cucina.

«Si chiama Michael Clifford, non penso che tu lo conosca.» gli occhi di sua madre si strinsero un attimo, come se stesse cercando di associare quel nome ad un viso. Katherine pregò non sapesse delle sospensioni.  Un campanello sembrò suonare nella mente di sua madre, ma la donna la guardò senza aggiungere altro. Katherine allora fece un cenno di saluto e uscì di casa.

Si infilò le cuffie nelle orecchie, facendo partire la sua band preferita,  mentre camminava  per arrivare a casa di Michael lasciò vagare la mente, si chiedeva se i suoi genitori sarebbero stati a casa, da una parte lo sperava, non voleva stare da sola con lui, ma dall'altra parte sperava che fossero davvero da soli, voleva evitare incontri imbarazzanti.

 Per arrivare alla casa di Michael impiegò dieci canzoni, arrivò davanti al portone un po' affannata, aveva camminato a passo veloce per non arrivare piú in ritardo di quanto già non fosse, i suoi capelli ricci andavano in tutte le direzioni, e provò a sistemarli per non sembrare una strega, suonò il campanello e mise le cuffie nella tasca della giacca, insieme al cellulare. Da fuori la casa non sembrava tanto grande, ma era allegra. Aveva mura gialle e un breve vialetto costeggiato da un piccolo prato inglese. La porta era massiccia e di un verde scuro che riportava quello delle persiane mentre le tende bianche alle finestre impedivano di vedere l'interno della casa.

Katherine sentí dei passi avvicinarsi e raddrizzò le spalle inconsciamente, la porta si aprí, rivelando un Michael con una felpa grigia troppo grande, con sotto una maglia grafica nera e dei pantaloni da ginnastica larghi dello stesso colore.

Rumors || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora