21°capitolo

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"Cos'è per voi il dubbio?"

Il professor Muttsell ci guarda tutti,quasi scrutando i nostri pensieri.

"Stufley rispondi tu"

Punta la penna verso un banco vicino alla cattedra,uno dei primi.

Il viso di una ragazza graziosa esce dal cappuccio nero,e le sue mani smettono di disegnare su quel grande blocco che teneva in mano.

Tutti gli occhi sono puntati sulla ragazza minuta,vestita tutta in nero,con quei capelli blu che risaltano i suoi occhi di ghiaccio.

"Cos'è il dubbio?
Beh,il dubbio è il peggior male.
È logorante,può consumare un rapporto,può rovinarlo e farlo appassire.
Il dubbio è domanda.
Domanda è risposta,che la maggior parte delle volte è verità non desiderata.
Che stravolge le nostre sicurezze.
Quindi professor Muttsel,chiedo io a lei,il dubbio è davvero necessario?"

Lo sguardo del prof si abbassa in cerca di una risposta adatta.

La ragazza dai capelli blu ritorna a disegnare non curante di tutti gli occhi che ha addosso.

"Il dubbio è necessario,o almeno fa parte della nostra natura,non possiamo sostituirlo.
Possiamo accettarlo e prendere il meglio da esso.
Le domande.
Le domande a cosa servono?
A sapere.
E sapere a cosa serve?
Ad essere.
Essere consapevoli della realtà che ci circonda.
E certamente può essere distruttivo,ma preferireste,mi riferisco a persone piu profonde,vivere nell'ignoranza o nella razionalità e nella conoscenza del mondo?"

La mia voce rimbomba nella grande aula.

Interrompo il mio monologo per osservare ciò che ho attorno.

Non avevo mai parlato in nessuna lezione.

Fino ad ora.

Il professore di psicologia mi guarda.

Mi guarda anche la ragazza dai capelli blu.

Mi guardano tutti.

"Continui Evelin"-mi incita il prof-

"Siamo fatti per porci domande,o almeno le persone che vivono si fanno delle domande.
Perché si può chiamare vita,una "vita" monotona senza conoscenza e senza il dubbio?
Il dubbio è dappertutto,non credete?
Partendo dalle domande più ovvie a quelle più difficili a cui trovare risposta.
E la cosa più difficile del dubbio è avere il coraggio e la profondità di porseli.
Tutti dovrebbero porsi delle domande."

"E signorina lei che domande si pone?"-mi chiede accigliando lo sguardo-

"Beh,io credo che gli essere umani abbiano come prima reazione a tutto,persone,cose,l'etichettare.
Un esempio pratico è quando si incontra una persona nuova.
La si etichetta subito tra il bene e il male.
Tra l'antipatico e il simpatico.
Tra amico e fidanzato."

Lo sento che al pronunciare queste parole il suo sguardo brucerà su di me.

"Chiedersi,quindi mettere in dubbio,se la persona che si ha davanti merita il tuo amore o il tuo odio.
Chiedersi se quella persona non ti farà stare male e se ne varrà davvero la pena.
Quindi il dubbio c'è,c'è sempre e bisogna accettarlo e usarlo a nostro vantaggio"

Il suono della campanella interrompe il mio discorso e mi alzo,sotto gli occhi di tutti,colma di dubbi scatenati da me stessa.

Avrei dovuto aspettare Aaron nel cortile,ma desidero stare sola e riflettere un po.

Gli mando un messaggio per avvertirlo e mi incammino verso la fermata del bus.

Sono passate due settimane dal nostro bacio e ha rispettato i miei spazi e mi è stato vicino,anche se non gli ho confidato molto.

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