22°capitolo

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Messaggio a Tuckeridiota:

Sono al pontile raggiungimi,ora.
Porta Kevin e Margot.

Invio il messaggio e mi siedo sul ponte,con le gambe penzolanti in aria sopra il grande e infinito mare blu notte.

Sono le quattro del mattino,ma so che non sta dormendo.

Non dorme come me.

E Margot e Kevin saranno in qualche stupido locale a quest'ora.

Dopo la litigata di una settimana fa a quello stupido locale ho capito che mi devo mettere in gioco.

Ero svenuta,priva di sensi e Margot mi ha portata con quel Markus,a casa mia e ho farfugliato cose senza senso.

Lei mi chiese spiegazioni ma stronza e stupida come sono le ho detto di farsi i cazzi suoi e di starmi lontana.

E quel Markus,sapete chi è?
Il tizio maldestro del bosco.
Tutte le persone che incontro mi seguono.

Ho riflettuto tanto e ho deciso,
devo mettermi in gioco e pormi dei dubbi per poter sapere.

Perché sapere è vivere,e io voglio essere viva.

Il mio cuore può sopportare un'altra delusione no?

Con le dita sfioro il vaso che ho tra le mani.

È bianco,il colore preferito mio e di Liz.

È semplice non volevo fosse decorato,a Liz piaceva la semplicità.

Raccolgo le mie gambe portandomele al petto e stringendole con le braccia.

"Spero questo possa farmi perdonare LizBeth"-sussurro come possa sentirmi-

I ricordi di quella notte riaffiorano nella mente.

Ma ora li vedo in modo diverso,come fossi una spettatrice,come non fosse mai capitato a me.

Non fa più male.

Almeno ora.

Sento di dover passare oltre,non posso impedirmi di vivere.

E non posso permettermi di venire meno alle promesse che faccio.

Flashback

"Papà vado in veranda da Liz"

Le mie piccole gambe grassottele correvano veloci sulle scale della mia vecchia casa.

Un grande corridoio blu mi porta alla stanza di lizbeth,ma lei non c'era.

"Liz Liz Liz dove sei?
Devo farti sentire una cosa,Liz daii"

Sentivo solo dei singhiozzi e mi precipitai sul tetto a tegole della casa della mia vecchia vita.

Un grande cielo color viola si fondeva con l'arrivo del blu della notte.

Era raccolta in se stessa con le lunghe e magre gambe sotto il mento.

Lei era molto magra rispetto a me che sono un po più in carne.

Riuscivo a vedere solo i suoi lunghi capelli neri e la sua frangetta sopra le mani che coprivano il viso.

"Judith va via,per favore"-tuonava autoritaria,ma sapevo che aveva bisogno di me,lo sapevamo sempre se l'una aveva bisogno di essere aiutata.-

Eravamo e credo che ancora oggi,perlomeno io,sono rimasta così,orgogliosa.
Non accettavamo aiuto da nessuno escluse noi.
Nessuno poteva vederci piangere o star male,sempre con un grande sorriso e grande bontà.

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