Capitolo 32

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Capitolo 32

Ho un po' di paura onestamente.

Paura che mi possa dire che abbiamo perso il nostro bambino o che anche la mia ragazza sta male.

Mi faccio coraggio e mi avvicino all'infermiera.

«Sono io Lorenzo.» cerco di restare calmo.

«Vieni con me.»l'infermiera entra nella stanza e chiude la porta.

Sul lettino vedo la mia ragazza, è sveglia e tiro un sospiro di sollievo.

«La sua ragazza sta bene. Ha solo avuto un piccolo crollo emotivo.»mi spiega l'infermiera.

«Crollo emotivo?»soprattutto a cosa è dovuto.

«Sì ha detto di avere avuti altri in passato.»continua l'infermiera.

Devo saperne di più e soprattutto aiutarla.

«E nostro figlio come sta?»ho paura di sentire la triste verità.

«Sta benissimo. Non si deve preoccupare. E' fuori pericolo.»dopo questa frase l'infermiera esce dalla stanza e mi avvicino alla mia ragazza.

«Ciao»dice cercando di sorridermi.

«Ciao piccola. Come ti senti?» domando sedendomi sul letto.

«Ora meglio. Scusa se ti ho fatto spaventare.»mi prende la mano.

Non posso essere arrabbiato con lei.

«Stai tranquilla. Sono qui con te.»porto la sua mano e la mia sopra la sua pancia.

Tutto sta andando bene,per fortuna.

«Dove sei stato?»sorrido al pensiero di vederla aprire i regali di Natale.

«Ho fatto shopping.» mi avvicino per baciarle la guancia.

«Uh volevo venire anche io.» mi dice con due occhi pieni di felicità.

«Ma ti ho preso dei regali di Natale e non volevo che tu vedessi.» cerco di farglielo capire nei migliori dei modi.

«Oh va bene. Lore,ho perso il bambino?» mi domanda a bassa voce.

Strano,credevo che l'infermiera glielo avesse detto.

«No piccola. Non lo hai perso. E' ancora qui con noi.» la rassicuro.

«Grazie al cielo. Ero preoccupata tantissimo.» si alza dal letto e l'aiuto.

«Anche io. Ma quel crollo emotivo. A che è dovuto?» devo capirne di più di sta storia.

«A nulla.»ma capisco che sta mentendo.

Probabilmente non si sente a suo agio parlarne qui.

«Ne riparliamo a casa. Ora vestiti.»le passo i vestiti lasciati sulla sedia.

«Non ne voglio parlare.»toglie il camice bianco e indossa i suoi vestiti.

E' molto testarda.

«Ti aspetto fuori dalla stanza. Tu non sei sola. Hai me,il bambino e i nostri genitori. Potrai contare su di noi per qualsiasi cosa. Non aver paura.» le bacio la guancia ed esco dalla sua stanza ospedaliera.

Appena mi chiudo la porta alle mie spalle,suo padre e mia madre si alzano venendomi incontro.

«Come sta?» chiede suo padre.

«Sta bene. Ha avuto un crollo emotivo.»gli spiego

«E il bambino?»domanda mia madre.

«E' fuori pericolo. Sta bene e cresce che è una meraviglia.»dico con gli occhi lucidi.

«Meno male. Ora può uscire?» continua mia madre.

«Sì,si sta vestendo.»e proprio in quell'istante la porta si apre ed appare lei vestita e pronta per andarsene.

«Piccola mia.» appena suo padre la vede la va ad abbracciare.

Io le prendo la mano e ci incamminiamo a compilare i soliti moduli dell'ospedale.

Non vedo l'ora di riportarla a casa e coccolarla un po'.

Sto cercando di pensare a cosa può essere dovuto quel crollo emotivo anche se l'infermiera ha raccontato che non è la prima volta che le capitava.

Usciti dall'ospedale la faccio salire in auto con me e lascio Daniele e mia madre andarsene nell'altra auto.

Accendo subito l'aria condizionata calda per riscaldare l'auto e parto lasciando un po' di silenzio tra di noi.

Giusto quel che basta per iniziare un discorso serio.

«Dove stiamo andando?» interrompe il silenzio come previsto.

«Ti porto a fare un giro. Sei appena uscita dall'ospedale e non voglio chiuderti in casa.» poso la mano sulla sua coscia e lei mi sorride.

«Grazie»posa la testa al finestrino e guarda il panorama.

E' scesa la sera e la città è invasa dalle luci natalizie.

I negozi sono addobbati fino all'ultimo centimetro disponibile.

L'atmosfera mi piace parecchio.

Parcheggio l'auto vicino il parco e mi volto a guardarla.

«Vuoi scendere?» domando per sicurezza.

«Sì,due passi li faccio volentieri.» toglie la cintura e si siede sulle mie gambe cercando di non suonare il clacson.

«Ciao bellissima.» le dico appena ci troviamo faccia a faccia.

«Chi?Dove?» fa la gelosa.

Quanto la amo.

Poso le mie labbra sulle sue e assaporo di nuovo i suoi baci.

«Proprio qui davanti a me.» le accarezzo la schiena e poi scendiamo dalla macchina.

La tengo stretta tra le mie braccia per tenerla al caldo e ci incamminiamo al parco.

Non poco distante da li c'è una gelateria,così con la scusa di restare al calduccio entriamo.

«Hai visto qualcosa che posso offrirti?» le chiedo.

«No,nulla. Tranquillo.» si siede ad un tavolino e vado alla cassa.

Le farò una sorpresa ordinando due cioccolate calde e guarnite con panna montata.

So che le piace soprattutto le voglie aumentano quando è in gravidanza.

Appena le porgo il bicchiere lei mi sorride e mi bacia.

«Non dovevi.» quasi mi rimprovera.

Usciamo dalla gelateria e una donna ci viene incontro. Guarda attentamente Erica e le prende la mano mentre io cerco di proteggerla.


Ice Queen ||Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora