Capitolo 40

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Capitolo 40

«Lorenzo» sento Erica che mi scuote per svegliarmi.

Saremo in piena notte.

«Che succede?» domando tenendo ancora gli occhi chiusi.

«Credo che sta per nascere.» inizia a respirare profondamente.

«Oh cavoli!» mi alzo di scatto e accendo la luce.

Sono le 4 di mattina e inizio a vestirmi.

Lei si alza e vedo del bagnato per terra.

«Scusami. Si sono rotte le acque,poi asciugo. » mette le scarpe e infila la giacca.

«Ci pensiamo dopo a questo. Ora ti porto in ospedale.» prendo le chiavi di casa e dell'auto.

Usciamo e la faccio sedere sul lato del passeggero.

Mi metto al volante e parto allacciandomi la cintura di sicurezza al volo.

Abbiamo seguito un corso di pre parto e sta resistendo al dolore che sente.

Ha tantissimo autocontrollo non so come riesca.

Arrivati all'ospedale la faccio scendere e chiamo subito un'infermiera.

«La porto subito in sala parto. Lei deve compilare dei moduli. »mi passa il blocco con i fogli e la penna.

«D'accordo.» inizio a scrivere tutti i dati.

L'infermiera porta Erica in sala parto e vedo dei medici correre dietro pronti per farla partorire.

I moduli sono completati ed estraggo il cellulare dalla tasca.

Chiamo subito mia madre,spero riesca a raggiungerci.

«Lorenzo perché chiami a quest'ora?»domanda appena risponde.

«Scusa mamma per l'orario. Erica sta per partorire. Siamo in ospedale ora.» cerco di mantenere la calma.

«Oh arriviamo subito.» e chiude la chiamata.

Ancora lei e il padre di Erica non si sono sposati ma convivono insieme.

Riesco anche a rintracciare Jacopo e Laura.

Infine chiamo anche la mamma di Erica.

Dopo aver telefonato a tutti mi incammino verso la sala d'attesa.

Faccio avanti e indietro mentre ripenso a tutto ciò che è successo circa 10 mesi fa ad oggi.

Penso a quanto mi sentivo perso in quella grandissima università,a quando ho incontrato per la prima volta il mio compagno di stanza e ho sperato fosse umano.

Penso a quel sabato nel corridoio,davanti il mio armadietto,ho visto lei bellissima e così fredda fermarsi a parlare con me e Jacopo.

Penso alle parole di Jacopo,mi aveva messo in guardia fin da subito con lei,ma sentivo il bisogno di aiutarla e farla sentire meglio.

Penso alla mia prima volta con lei,in tutto. Il primo bacio e quando persi la verginità.

Penso a quanto amo le sue labbra,i suoi lunghi capelli castani,i suoi profondi occhi.

Penso a tutto il tempo che abbiamo passato insieme e al tempo futuro.

«Lorenzo!» i primi ad arrivare sono Laura e Jacopo.

Abitano qui vicino fortunatamente.

«Ragazzi. Scusatemi per l'orario,davvero.» dico andando ad abbracciarli.

«Ma non devi scusarti.» risponde Laura.

«Non si può prevedere l'orario esatto di nascita.» Jacopo sembra più saggio del normale,forse è l'orario.

«Giusto.» mi siedo e tengo gli occhi fissi sulla sala parto.

«Da quanto è dentro?» domanda Laura.

«Circa 30 minuti.» guardo l'orologio appeso al muro.

I minuti sembrano passare molto lenti.

«Tranquillo. Ora siamo qui noi.» dice Jacopo.

«Grazie,davvero.» fortuna ci sono loro.

Mi raccontano un po' di cose loro,di come siano felici insieme e anche per noi due che saremo presto genitori.

Vedo arrivare anche mia madre e il padre di Erica.

Mi alzo a salutarli e decido di prendermi un tè caldo alla macchinetta.

Sono le 5 e 30 di mattina,del 13 luglio e in una stanza Erica sta per dare alla luce il nostro primo figlio,o figlia.

E' vero,genitori non si nasce,si diventa.

Spero vivamente di essere un bravo padre,come il mio lo è stato per 5 anni.

Arriva anche la mamma di Erica e sale un po' di tensione quando vede l'ex marito.

Ma a quanto ne so,sono ancora in buoni rapporti.

La porta della sala parto si apre ed esce un'infermiera.

«Lorenzo?» domanda.

Ho un attimo di flashback ma mi risveglio subito.

«Eccomi.» mi incammino verso di lei.

«Se te la senti,puoi entrare. Sta per nascere.» mi dice l'infermiera.

Annuisco e mi porta dentro la stanza.

Mi fanno indossare un camice blu e una cuffia in testa.

Seguo l'infermiera e vedo Erica stesa sul lettino,un po' sudata e sta iniziando ad urlare.

Le vado accanto e le stringo la mano.

Appena mi vede,sorride e si tranquillizza.

Dopo diverse spinte finalmente ha partorito.

Tagliano il cordone ombelicale e portano il bambino o bambina a lavarlo e poi vestirlo.

«Congratulazioni. E' una bella femminuccia.» l'infermiera mette la bambina tra le braccia di Erica.

E' veramente bella e così piccola.

«Che nome le date?» prende un bracciale e un pennarello.

Erica mi guarda negli occhi ed annuisce.

«Selena Ostuni.» proprio come la nostra idola,in comune.

L'infermiera scrive il nome e lo allaccia al polso della piccola Selena per poi andarsene.

FINE.

Ice Queen ||Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora