Capitolo 14

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Lancio un'occhiata all'orologio appeso al muro. Segna quasi le sette e trenta e lei dovrebbe essere qui a momenti.

Giro la pagina del libro e continuo a leggere. Penso di aver letto "Cime Tempestose" circa sei volte, ma non mi annoia mai.

La porta della mia camera è aperta, in modo da riuscire a sentire il suono del campanello cinque minuti dopo.

Mi alzo di scatto e attraverso la casa, scalza, fermandomi davanti la porta.

Faccio un lungo respiro e apro, rivolgendo alla ragazza un sorriso malizioso.

<<Ciao>> pronuncio, lì sulla porta.

Andrea mi guarda attentamente e incrocia le braccia davanti al petto. I capelli raccolti in due lunghe trecce sulle spalle.

<<Dovevi proprio venire ad aprirmi vestita così?>> chiede, muovendo un dito su e giù, come per indicare il mio corpo.

Sorrido. Provo a farlo nel modo più malizioso possibile. Indosso la sua mutanda color carne in pizzo e una maglietta a mezza manica bianca abbastanza lunga.

<<Dovevo.>> rispondo cauta. Lei si porta le due traccie dietro e scioglie le braccia dal suo intreccio. Muovendosi in modo agitato sul posto.

<<C'è qualcosa che non va?>> chiedo, cercando di fare la più provocatrice possibile. Mi mordo il labbro.

<<Mi fai eccitare in un modo incredibile. Lo sai?>> domanda lei a sua volta.

<<Ah sì?>> chiedo, sapendo già la sua risposta. Mi alzo leggermente la maglia, e il suo sguardo scopre che non indosso il reggiseno.

Lei annuisce e faccio un passo avanti.

<<Mia madre non c'è. Prego, entra pure>> dico.

Lei fa come le dico,  chiudendosi la porta alle spalle, ma senza mai smettere di guardarmi.

Quel vestitino nero, accompagnato dalle converse dello stesso colore le sta d'incanto, e la scollatura fa notare ancora di più il suo seno sodo e prosperoso.

<<Mi avevi detto di avere degli impegni oggi pomeriggio. Non mi sembri molto impegnata>> mi dice, respirando irregolarmente avvicinandosi a me.

<<L'ho detto?!>> rido.

<<Sì. L'hai detto. E solo per questo meriteresti una tortura>> dice in tono malizioso.

A quelle parole un brivido mi percorre lungo la schiena e il ventre mi si contrae.

Deglutisco e mi rendo conto di essere bloccata contro il muro, da lei.

<<E...Che tortura?>> Mi informo.

Lei mi circonda con le braccia, appoggiando le mani contro la parete e mi guarda fisso negli occhi, poi si avvicina al mio orecchio sussurandomi qualcosa contro il lobo.

<<Meriteresti un piacere così intenso da far quasi male>> mi lascia due baci sul collo e poi continua a parlare, senza staccare le sue bollenti labbra dalla mia pelle fredda <<e proprio quando staresti per venire, io te lo impedirei. Incominciando tutto da capo>>

Il cuore inizia a battermi più veloce e il petto ad alzarsi con irregolarità. Serro le cosce quando lei ci passa su una mano.

<<Questa si che sarebbe una vera tortura>>parlo con l'affanno.

<<Una tortura da provare, non trovi?>> domanda <<Immagina la mia lingua su di te e le mie dita dentro di te>> si allontana lasciando cadere la sua borsa a terra e si siede sul divano, divaricando un Po le cosce.

Il vestito è talmente corto da far intravedere gran parte delle sue mutandine bordeaux.

Mi stacco dal muro, e le vado incontro. Mi siedo su di lei, a cavalcioni e mi avvicino al suo orecchio.

<<E se io abbia voglia di provare questa tortura?>> domando, facendole scendere le spalline del vestito, poi sbottonandoglielo dal lato.

<<Devi dirmi di si>> dice, infilando le sue mani sotto la mia maglietta e toccandomi le schiena con desiderio.

Le lascio due baci sul collo, imitando il suo gesto e poi salgo sulle labbra. Schiudo la bocca e rispondo come deciso: <<Sì, Andrea. Voglio essere la tua scopamica>>

Percepisco il suo sorriso sulle mie labbra, dopo pochissimi secondi me lo morde e lo succhia, mentre io, mi muovo su di lei.

Spingo il mio bacino contro il suo, mentre faccio scivolare una mano sotto il suo vestito, ma viene bloccata.

<<Sono io che devo torturare te.>> risponde determinata.

<<Allora fallo>> rispondo, togliendomi la maglia davanti ai suoi occhi.

Quel verde brilla intenso e posa le sue mani sul mio sedere mentre con la bocca mi stuzzica i capezzoli.

Inizia a morderne uno e a leccarlo in modo circolare. Getto la testa all'indietro e mi godo la sensazione.

Continuo a muovermi su di lei, ma meno velocemente, perché presa dal piacere.

Alterna i capezzoli, facendoli drizzare entrambi e poi, con desiderio e voglia, mi fa sdraiare sul divano, sotto di lei.

Prende la mia maglietta a terra e, facendomi unire i polsi li lega poi con il tessuto.

<<Che stai facendo?>> faccio una leggera risatina.

<<Lo vedrai>> risponde poi, sedendosi su di me e questa volta, è lei e muoversi mentre con un dito traccia una linea immaginaria sulla mia pancia.

Quel tocco è estremamente eccitante e muovo le gambe.

Vedo che sorride, forse orgogliosa dell'effetto che mi provoca, e dopo inizia a baciarmi, inserendo la sua lingua nella mia bocca.

Un bacio estremamente eccitante. La sua lingua lecca la mia e sento quella sensazione da un'altra parte.

Scende giù, baciandomi la mandibola fino ad arrivare al lobo e all'orecchio, dove mi sussurra:<<Non ti lascerò venire molto facilmente>>

A quelle parole un brivido mi percorre la schiena e mi mordo il labbro. Non dico niente e scende a baciarmi anche il collo.

Non posso toccarla e la cosa è frustrante, ma eccitante allo stesso tempo.

Mi lascia qualche morso e il movimento aumenta, facendomi bagnare ogni volta. Con la bocca scende, spostandosi mano mano anche lei, fino ad arrivare al bordo della mutanda.

Mi lecca e bacia tutto l'interno coscia, facendo aumentare la mia voglia.

<<Dio!>> esclamo, ansimando.

Lei non dice niente, ma risale sul mio seno e inizia di nuovo, e stuzzicarmi.

Lecca, morde e pizzica i capezzoli e le mie gambe iniziano a tremare. Quando lei lo percepisce di ferma, lanciandomi uno sguardo di sfida misto a divertimento.

<<Andrea>> ansimo <<non puoi>> deglutisco, cercando di calmare i muscoli e il respiro, ma inutilmente perché continuano persistenti.

La ragazza sopra di me si muove e si ferma, senza mai darmi la soddisfazione di venire.

Questo è un piacere che fa quasi male. Aveva ragione lei.

<<Si che posso>> scende giù con la bocca e si ferma al pube, leccandolo.

<<Ti prego Andrea, scendi. Non ce la faccio>> dico, quasi stanca di quella sensazione.

Provo sollievo e desiderio quando sento le sue dita sfilarmi la mutandina e, mentre con il dito mi tocca il clitoride, infila la sua lingua dentro di me, muovendola veloce.

Inarco la schiena e dopo poco tempo di questi veloci e lenti movimenti, mi lascia venire ad esplodo contenta.

Quando vengo la seconda volta, lei è su di me che mi bacia e muove avanti e indietro tre dita dentro di me.



#ELAIA 2 {COMPLETA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora