Capitolo 9

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<<Dove stiamo andando?>> domando guardando Andrea che accenna un sorriso beffardo, mentre tiene gli occhi sulla strada.

<<Lo vedrai>> pronuncia quando si ferma al semaforo rosso, all'incrocio.

Lo scroscio di pioggia aumenta  secondo dopo secondo, al punto che la strada davanti diventa difficile da vedere.

<<Sono tutta bagnata!Come faccio adesso?>> dico tra me e me.

<<Ti presto qualcosa io. Cerca di non muoverti troppo, ci tengo a Duncan>> dice la ragazza, accarezzando il volante dall'auto.

<<Aspetta un attimo, hai dato un nome alla tua macchina?>> domanda sorpresa.

<<Certo. Perché tu no?!>> chiede poi, guardandomi con un sorriso che parte da un orecchio e termina all'altro.

<<NO!>> esclamo tra la risata e lo stupore.

Io non ho una macchina tutta mia, ma non darei mai un nome alla Audi A5 di mia mamma...sarebbe imbarazzate per lei.

Giriamo a sinistra del terzo incrocio e ci fermiamo davanti le porte dell'hotel "La notte".

<<Perché siamo qui?>> domando guardandola, mentre spegne il motore e toglie la chiave.

<<Perché io abito, qui>>dice.

L'interno dell'hotel a 3 stelle è proprio come me lo ricordavo: color panna e caffè, all non troppo di lusso, bar e ristoranti affollati, nonostante siano quasi le due di notte.

<<Ciao Helen, sai mio zio dov'è?  Non lo vedo in giro>> chiede Andrea, rivolgendosi ad una signora dai capelli a caschetto di un castano scurissimo, dopo essersi guardata un Po in giro.

<<Starà da queste parti, vuoi che vada a cercarlo?>> domanda disponibile la signora.

<<No, lascia perdere...quando lo becchi digli che lei sta con me>> detto questo, vengo osservata, poi presa per mano da Andrea e portata al piano di sopra.

<<Cosa significa che sto con te?>> domando mentre caccia dalla tasca dei jeans una semplice chiave marrone.

<<Questo posto è di mia proprietà, o meglio, della mia famiglia. Quindi io vivo qui insieme a mio zio e sua moglie. Questa è la mia camera e dicendo che stai con me ho fatto intendere che sei mia ospite, non dell'albergo e che quindi non devi pagare il pernottamento>> mi spiega, chiudendo la porta alle nostre spalle.

<<Wow...Non immaginavo che vivessi qui...prima quando hai fatto quel commento, pensavo...>> dico, mentre mi guardo intorno, lasciando gocce d'acqua cadere dai miei capelli e vestiti.

<<Che fossi povera? Non mi vanto di avere un hotel>> mi dice, prima di aggiungere <<anche se non pulisco io, mi dispiacerebbe che rovinassi il mio tappeto preferito, quindi perché non vai a darti una ripulita?>> fa un gesto con la mano indicando il bagno, mentre lei posa la sua borsa sulla sedia.

Dieci minuti più tardi sono fuori la doccia. Mi sono lavata e adesso mi sento meglio, mi è passato il giramento di testa e adesso so di Pino silvestre.

Sono avvolta in un accappatoio di spugna color caffè, trovato sotto il mobile dell'enorme bagno bianco latte.

Sul colletto c'è cucito il nome dell'hotel. Mi stringo la cinta e mi tampono i capelli.

Apro la porta e mi affaccio con la testa fuori. Andrea non è nella stanza, ma vedo con grande sollievo che mi ha lasciato alcuni panni all'angolo del letto.

Attraverso la stanza e prendo una canotta viola scuro, e un pantaloncino nero. Manca l'elemento fondamentale.

Mentre cerco le mutande e terra e sotto il letto, la porta si apre ed entra la ragazza, o capelli sono sciolti e le arrivano fino alla schiena.

Non appena mi vede alza un sopracciglio <<Stai cercando qualcosa?>> chiede attraversando la stanza.

<<Sì. Non hai anche un paio di mutande da prestarmi?>> domando, sedendomi sul bordo del letto.

<<Ehm...direi di no. Indosso solo boxer. Se ne vuoi uno basta che me lo dici...ma non mi sembri il tipo>> sorride così dicendo, venendomi vicino.

Chi ragazza indossa solo boxer?!

<<Mi arrangio. Grazie lo stesso>> dico.

Faccio per alzarmi ma si siede al mio fianco, e mi scruta in silenzio la coscia non coperta troppo bene dal tessuto.

<<Tua mamma ti ha chiamata. Le ho mandato un messaggio dicendo che dormivi da un'amica>> dice, guardandomi e alzando un angolo della bocca.

<<Grazie>> rispondo e mi alzo. Sparisco in bagno e mi vesto, sempre priva di mutandine.

Quando finisco di indossare tutto, cerco l'asciugacapelli e lo uso un po, giusto per non lasciarli bagnati. Sistemo tutto ed esco.

Andrea è seduta sul letto con indosso solo una canotta nera e una mutandina di pizzo bianca.

Così riesco a vedere meglio i muscoli delle gambe e gli addominali. È bella tonica.

Lo sguardo si ferma sulla sua biancheria e qualcosa dentro di me scatta. Sento vibrare il ventre e la gola si fa secca.

Ho ancora gli occhi puntati sulla stessa zona, quando lo alzo lei sta sorridendo in modo malizioso.

<<Non avevi detto di avere solo boxer?>>chiedo, avvicinandomi.

<<Ops...>> commenta lei, in tono di sfida.

<<Sei una grande stronza.>> dico, utilizzando il suo stesso tono. 

Mi siedo al sua fianco, e la guardo, inclinando la testa di lato. Ho una grande voglia di baciarla di nuovo e, ho una grande voglia di sesso.

<<Tu vuoi le mutandine , vero? >> chiede, aprendo leggermente le gambe. Non aspetta la mia risposta e dice <<Vieni a prenderle>>

#ELAIA 2 {COMPLETA}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora