Capitolo uno.

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Il viaggio di ritorno dall’Africa è lungo, sento ancora addosso il calore appiccicaticcio e il ronzare delle zanzare nelle orecchie. Il sonno non mi sfiora nemmeno per un istante, e per questo prendo dal bagaglio a mano un quadernetto su cui inizio a disegnare distrattamente un paio d’occhi piccoli e dalla forma allungata, un naso all’insù e abbozzo un sorriso con i due incisivi leggermente più grandi. Mi viene da sorridere perché lui é l’ultimo ricordo che ho di New York, un perfetto sconosciuto, completamente immerso nel suo mondo fatto di cuffie colorate e spigoli taglienti, che poi ha alzato il volto e mi ha trafitto con un paio di occhi antichi, con uno sguardo che nascondeva un’anima che mi ha fatto fremere le dita per quanto desiderassi catturarla. E mi ha inseguito quello sguardo,in questo mese in cui mi sono scontrato con vite che possono essere chiamate solo sopravvivenze, con occhi che mi hanno fatto piangere per quanto macchiati di dolore, eppure di notte sognavo quello sguardo, quella storia e soprattutto le fotografie che non avrò mai l’onore di scattare.
“Mi scusi lei è il signor Harry Styles?”
“Cosa?” La penna mi scivola di mano ed una ragazza mi è difronte con un sorriso timido stampato in faccia.
“Lei è Harry Styles, vero?”
“Si, sono io.” Mi sciolgo anch'io in un sorriso gentile, e posando il quaderno sulle gambe mi concentro del tutto su di lei.
“Oddio!” Stringe un foglietto al petto e la vedrei quasi saltellare sul posto se non si stesse trattenendo. “L'anno scorso ho passato un brutto periodo, odiavo me stessa ed il mio corpo, ma poi sono andata ad una sua mostra fotografica, quella sulla misoginia e mi sono sentita improvvisamente diversa” gli occhi le brillano e per un momento sono tentato di iniziare a piangere, ma semplicemente mi alzo e l'abbraccio, cosi di slancio “Mi ha cambiato la vita” sussurra contro il mio orecchio, mentre trema, spero per l’emozione, fra le mie braccia. 
“Grazie davvero, sono felicissimo che le mie foto possano servire davvero a qualcosa” perché per anni quando da più piccolo dicevo che il mio sogno sarebbe stato diventare fotografo molti mi ridevano in faccia, ed invece sono arrivato al mio obiettivo, emozionare la gente.
“Spesso non ci si rende conto di quanto o di cosa possa causare una foto diversa, una posa diversa, una storia diversa” le prendo il foglio e glielo firmo aggiungendoci una piccola dedica “e lei ne racconta a centinaia, ogni sua foto è una persona in più che conosco, un luogo in più che ho visitato, ogni sua foto è un libro ben scritto”
“Si pregano i gentili passeggeri di accomodarsi al più presto e allacciare le cinture di sicurezza, attraverseremo una leggera turbolenza fra pochi istanti. Vi auguriamo di trascorrere al meglio le restanti ore di viaggio”
“Ti ringrazio davvero, non ho abbastanza parole per descriverti quello che mi hai dato” la stringo ancora brevemente prima di lasciarla andare
“Grazie a lei signor Styles e si ricordi sempre cosa è in grado di fare solo con uno scatto, cosa è in grado di raccontare solo con una fotografia” e mi ritrovo a sorridere, per tutto il viaggio e potrei farlo per tutta la vita.

Prendo la valigia con ancora il cuore leggero per le frasi di quella ragazza, non so se mi verrà a prendere qualcuno o se dovrò prendere un taxi, e questa cosa mi rattrista parecchio, perché per quanto il mio lavoro mi porti spesso fuori sarebbe bello saper di poter tornare a casa, una casa fatta da un paio di braccia calde e un respiro pesante fra i capelli. Ma fra la folla intercetto un ciuffo rosa e poco dopo il mio sguardo cade su un cartello sul quale svetta il mio cognome affiancato da un coniglio dalla forma leggermente fallica, eppure il peggio avviene quando lui vede me e inizia a sbracciarsi come un ossesso, fin quando non può correre verso di me e buttarsi fra le mie braccia “Stellina quanto mi sei mancata” due braccia calde, il respiro contro il petto, il pizzico che mi sta dando sulla natica destra
“Nick amico mio anche tu!” gli bacio i capelli, ai quali non sono riuscito ancora ad abituarmi nonostante le continue selfie e le varie video chiamate, e lo faccio scendere, dandogli una pacca sul sedere “ma ora portami a casa, ho bisogno di un bagno caldo”
lui mi guarda strafottente prendendo il mio zainetto e lasciandomi con le due valige grandi e fa “ringrazia che non ti sto facendo lavare nel bagno dell’aereoporto!”
“Cosa?” domando scettico prima di entrare nella sua decappottabile gialla “E perché mai dovresti farlo? Sentiamo”
“Perché sei ritornato dopo un mese a New York, non puoi andare a dormire, oggi si va per locali, non ti ho insegnato proprio niente?” parte sgommando ed io lo guardo sorridente scuotendo la testa bofonchiando un idiota appena accennato “e poi io e Rita abbiamo trovato un locale che ti farà impazzire”
“Ma Rita è riuscita ad avere il prestito per aprire il ristorante?” domando appoggiando la testa al finestrino e godendomi le luci di città “Dimmi un po’ di novità, è quello che ti riesce meglio” e fra la notizia che Rita aprirà il ristorante fra due mesi, che lui è riuscito finalmente a portarsi a letto il ragazzo che lavora all’agenzia immobiliare sotto casa sua e che Cara è tornata felicemente single mi addormento sognando quella storia che non sono riuscito ancora a raccontare.

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