Capitolo sette.

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"Sei un impedito!" Mi accusa dandomi una spallata che non mi smuove nemmeno di un centimetro mentre fuori dalla mia finestra le luci di New York frastagliano il cielo ormai nero ed io non rimango a fissare ammaliato la scena nemmeno per un minuto, la ignoro e me ne vergogno, me l'ero ripromesso appena arrivato negli Stati Uniti, avevo giurato che non sarei mai stato uno di quei ragazzi di città che non si rendono conto della bellezza che é la reale protagonista della loro vita, ma eccomi qui ad ignorare qualcosa che milioni di persone vogliono in favore di un ragazzino che si prende gioco di me. Un ragazzino bellissimo certamente, un ragazzino con così tanti segreti da poterci costruire una casa, un ragazzino che gambe incrociate e sorriso sfacciato è entrato così a fondo nella mia quotidianità che ce lo vedo benissimo su questo divano, ce lo vedo benissimo nella mia vita, come ci vedrei amici che conosco da sempre.
"Contro Nick vinco sempre" cerco di giustificarmi in ogni modo, ma mi ha davvero stracciato- ed ho tentato in ogni modo di barare con tanto di pizzicotti e occhi coperti- e non posso far altro che aggrapparmi alla speranza che creda sia solo un mio giorno sfortunato
"ma forse perché vuole entrarti nelle mutande" scoppia a ridere, ma c'è un fondo di gelosia nelle sue parole, giuro di poterlo sentire scaldarmi la punta del cuore, grattarmi la punta delle ossa "non lo so, è impossibile che tu possa vincere contro qualcuno o qualcosa" ha appena detto che potrei perdere contro un oggetto inanimato?
"Nick non vuole entrare da nessuna parte" preciso circondandogli le spalle con il braccio "gelosone"
"non cambiare discorso" fa mordendosi il labbro "lo hai proposto pure tu" scuote ancora la testa infierendo ed io metto su la mia migliore faccia offesa, nonostante internamente stia letteralmente gongolando dalla felicità, perché tutte quelle persone che mostra, tutta quell'indifferenza che ostenta, tutta quella freddezza che finge, e alla fine è solo lui, un uragano versione tascabile di insicurezze e amore "non fare quella faccia solo perché hai perso a Fifa!"
"Non fai altro che prendermi in giro" continuo la mia messa in scena sciogliendomi i capelli e scuotendoli leggermente, non preoccupandomi della forma improponibile che avranno assunto
"Vuoi un abbraccio?" annuisco, chiudo gli occhi e spalanco le braccia, il suo odore che si fa via via più forte, più vivo "solo i vincitori meritano gli abbracci!" sussurra contro il mio orecchio e scoppiando a ridere, spingendomi contro il divano
"Bastardo" me lo tiro letteralmente addosso ed inizio a fargli il solletico, ma riesce a sfuggirmi e sono costretto ad alzarmi e a rincorrerlo per tutta casa mentre lui ride a crepapelle e mi fa i dispetti "sei un bambino di sei anni" esclamo fermandomi un secondo per riprendere fiato, per poi con uno scatto prenderlo finalmente
"lasciami stare, lasciami gigante cattivo" urla mentre lo carico sulla spalla sinistra con le gambe a penzoloni e le faccia contro la schiena, ma faccio appena in tempo a bloccargli le gambe prima che mi colpisca in pieno nello stomaco
"Se non la smetti di scalciare giuro che ti sculaccio" lo minaccio dandogli uno schiaffetto leggero sul sedere
"Dio sembra l'inizio di un porno" scoppia a ridere e riprende a scalciare più forte "non dirmi mai più una frase del genere, con una voce del genere, se non vuoi portare a termine il lavoro"
"Louis!" lo sculaccio ancora e lui scoppia a ridere ancora più forte "Tutti quei ragionamenti sulla calma rovinati da due sculacciate"
"Non è colpa mia se hai perennemente una voce post orgasmo" mi accusa tirandomi un morso sulla schiena
"non sai quale sia la mia voce dopo un orgasmo" lo butto sul letto e mi blocco ad ammirarlo con la faccia da ebete e con un sorrisetto a distorcermi le labbra: ha i capelli in disordine, la faccia paonazza e gli occhi chiusi in due fessure per quanto sta ridendo, la maledetta maglietta trasparente gli lascia scoperti gli addominali definiti e i jeans sempre troppo stretti ora sono scesi mostrandomi le anche ossute, ma soprattutto gambe e braccia sono oscenamente spalancate, come se non stesse aspettando altro che me "Sei bellissimo" apre gli occhi e non dice niente, mi guarda solo, e mi guarda come se fosse la prima volta che qualcuno glielo dica, come se fosse davvero nudo per la prima volta, come se si sia reso conto solo in questo momento che continua a pentirsi di avermi incontrato ogni mattina ma ogni notte voglia sentirsi dire questo, voglia ritrovarsi ansante nel mio letto, voglia vedermi ammirarlo come l'opera d'arte che è e che si ostina a non riconoscere
"E tu sei uno stupido" fa quasi controvoglia quando l'elettricità fra i nostri corpi si fa quasi dolorosa ed io mi materializzo fra le sue gambe, bloccandolo per i fianchi e baciandolo sul naso
"Dormi con me" propongo invertendo le posizioni e portandomelo sul petto, e mi ritrovo a pensare sempre a questa sensazione, a tutta la roba sul destino, sul karma, sulle anime che si scelgono senza che il corpo abbia voce in capitolo, e mi ritrovo a crederci "ci addormentiamo abbracciati talmente stretti fino a confonderci, che non importerà se mio o tuo, sarà tutto nostro" annuisce mentre gli accarezzo i capelli
"Ma adesso non voglio dormire" strofina con lentezza il naso contro quel punto lì, sempre lui, sempre casa, ma lo fa piano come per paura che io possa fraintendere, che possa affrettare le cose
"Allora apriamo una bottiglia di vino" mi alzo portandomelo dietro e lui si avvinghia al mio corpo, e ride, ride forte, ed è un pugno, uno solo nello stomaco, e non perché la sua risata sia bella, non perché stia ridendo tanto con me, ma unicamente perché mi rendo conto in un attimo solo quanto potrei stare male non ascoltandola più
"Allora questa bottiglia?" mi ridesta dai miei pensieri con la sua voce alta ma soprattutto per un morso al lobo dell'orecchio
"Sicuro di non essere sulle orme di hannibal?" lo appoggio contro l'isola della cucina e lui sghignazza, mentre prendo la bottiglia e la stappo non staccando i miei occhi dai suoi, mi fa una linguaccia mentre la pallina di metallo che gli buca la lingua mi chiama come una sirena tentatrice
"Con un Chianti posso essere chiunque tu voglia che sia" gli passo il bicchiere e lui aspetta me per farli tintinnare "alle metro che non sai mai chi ti mettono davanti"
"ai night club che diventano veri e propri musei d'arte moderna" i nostri sguardi che si perdono e che si trovano senza però lasciarsi mai, e arretro, sento quasi mancarmi il fiato di fronte alla sua espressione, perché si presenta come un cattivo ragazzo, parla come uno di quelli da evitare, e ti allontana, ti allontana sempre, ma poi ti sorride, ma poi ti guarda ed il dolore di ogni rifiuto viene cancellato da una gomma invisibile, una volta ancora, fino a strappare il foglio
"alle scuole per ricchi che ti fanno incontrare bellissime persone famose" mi prende in giro con gli occhi più luminosi di New York fuori dalle finestre
"al destino che ti mette due occhi belli da morire sulla strada e non ti dice cosa farci" i suoi occhi che ancora mi svegliano di notte per la sensazione di averli sulla pelle, i suoi occhi che più gratto la patina e più mi ricordano qualcosa di bello e di eterno, i suoi occhi che mi guardano e sono blu, senza ombre, senza mostri, solo blu, troppo blu da sopportare, troppo blu da catturare
"a noi che" si morde il labbro e mi guarda, i discorsi che si fanno quest'occhi senza il nostro permesso mi fanno venire il mal di testa "fanculo tutto, baciami"

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