"Come va?" domando circondandogli il bacino da dietro e soffiandogli un bacio dritto nell'orecchio, non credo mi abbia visto ma ha riconosciuto la mia voce o forse il mio corpo intero perché non è minimamente sobbalzato
"Come al solito" fa accendendosi una sigaretta dopo aver strofinato la sua guancia contro la mia "inizia per ME e finisce per A" ieri sera siamo tornati dall'Italia e quando l'ho lasciato giù casa di Liam era disperato, ma dovevamo separarci per forza, dovevamo tornare alla realtà per forza, dovevamo abbandonare i nostri caffè, le nostre scoperte, le nostre chiacchiere in piena notte nella vasca idromassaggio. "Una meraviglia!" scoppiamo entrambi a ridere senza muoverci dalla nostra posizione, perdendoci ognuno nei movimenti dell'altro, lasciando che le vibrazioni delle risate ci riportino a Roma, nel nostro letto, nella nostra bolla personale dove nessuno avrebbe potuto disturbarci.
"Buongiorno anche a te" esclamo prendendogli la mano e rubandogli un sorriso iniziando a camminare "il ritorno non è andato bene?"
"Scherzi?" si volta alzando un sopracciglio "una goduria svegliarsi nel letto di Liam senza abbastanza grassi da consumare e senza la mia droga"
"Io?" lo prendo in giro spingendolo contro un muro e avvicinandomi pericolosamente alle sue labbra, non ci siamo ancora salutati nel modo migliore ed in vacanza mi ha decisamente viziato
"intraprendente" mi apostrofa leccandosi le labbra per poi soffiare contro il mio viso "ma sono in astinenza da qualcosa che mi da molta più dipendenza del sesso"
"Sono solo sesso per te?" chiedo teatralmente portando la mano alla bocca spalancata, lasciandolo lì a ridacchiare mentre cerca di riprendere il mio passo ma io continuo ad accelerare divertito dal poter comportarmi come un adolescente innamorato a praticamente trent'anni
"Sei dell'ottimo sesso" mi prende la mano ma lo scaccio trattenendo malamente le risate e lui alza ancora una volta gli occhi al cielo, divertito però dal mio essere ostinato. Mi guarda ed inclina la testa di lato cercando quelle parole che non trova ma che alla fine fuoriescono naturali "il miglior sesso della mia vita?"
"Forse iniziamo a ragionare" lo scimmiotto e lui riprova ad appendersi al mio braccio e adesso lo lascio fare "Cos'è l'altra cosa che ti manca?"
"Il caffè." cantilena disperato affondando la testa contro la mia spalla e strofinando il naso contro come un disperato "Voglio il mio caffè italiano, espresso, puro..."
"Ti stai eccitando per un caffè?" domando divertito dal suo essere sempre e continuamente esagerato, nonostante anche a me manchi decisamente il caffè italiano "Andiamo da Niall?"
"Niall fa schifo" risponde piccato mordendosi l'interno della bocca, non fermandosi però davanti alla fermata della metro per andare al mio studio ma continuando a camminare
"Niall non fa schifo Louis" lo rimprovero riprendendolo per mano e tirandogli un pizzicotto all'interno del polso "Niall è tuo amico, dai"
"Non usare quel tono con me" mi minaccia con il suo solito dito puntato contro il petto, come il bambino dispettoso che ho scoperto essere, il bambino che fa uscire solo con me e che da un po' di tempo mi riempie la vita di pernacchie
"Quale tono?" faccio come un finto tonto circondandogli il dito e baciandolo
"Quello del sotuttoio e soprattutto non chiamarmi con il mio nome intero" continua sbuffando con le sopracciglia corrucciate
"Il tuo nome è davvero carino" lo prendo in giro "e poi non possiamo andare a Roma ogni volta che hai voglia di caffè, Luì"
"Giuda" mi apostrofa offeso, infilando la mano nella tasca posteriore dei miei pantaloni e stringendo appena una natica "hai realizzato solo i desideri che facevano comodo a te"
"smettila di provocarmi" lo rimprovero. In aereo non ha fatto altro che pregarmi, toccarmi, baciarmi e siamo stati costretti a finire il tutto in bagno, stretti tra quei quattro muri troppo vicini fra loro ma abbracciati dai nostri sentimenti che perfino in alta quota ci hanno tenuti al caldo e ci hanno permesso di respirare aria pulita.
"Ho bisogno di svegliarmi e se non c'è il mio caffè italiano conosco un modo molto interessante" propone salendo sulla metro che ci porta comunque da Niall, strofinando le mani tra loro per recuperare calore
"Nemmeno una settimana a Roma e non sopporti più il freddo?" aggrotta le sopracciglia ma io lo guardo sottolineando che può prendere in giro qualcuno che non lo conosce, che non lo osserva come faccio io, perché ho notato il suo abbigliamento, la maglietta bianca che fuoriesce dal maglione verde oliva, il cappellino che può sembrare casuale ma non lo é, ma soprattutto i guanti, quelli che gli lasciano le dura libere di farmi il dito medio.
"Non so tu, bebe" mi minaccia sfacciato dondolando sui piedi in questo vagone troppo pieno "ma non ho tutto il giorno, almeno non per fare foto"
"Oggi dobbiamo affontare la parte più tecnica, non accetto sbavature, non accetto fretta, devi essere focalizzato sull'obiettivo" dico e mi rendo conto tardi del tono profondamente professionale che ho utilizzato
"Lo so signor Fotografo." Ribatte con quel tono annoiato che si ha davanti ad una persona supponente "Oggi almeno sono vestito..."
"Sarà forse la parte più difficile" lo informo ancora leggermente distante emotivamente perché per me sarà davvero difficile spingerlo a raccontarmi dei suoi momenti peggiori quando li conosco e so quanto gli sia costato mostrarli a quello che adesso è il suo fidanzato, figuriamoci prepararsi mentalmente a farsi vedere vulnerabile dal resto del mondo "dovrò fare il mio lavoro, spingerti al limite"
"Sempre incoraggiante" mi prende in giro per alleggerire l'aria, leggo la tensione nei suoi occhi adesso che é saltato fuori l'argomento, ha dissipato il tutto prima parlando di caffè ma leggevo quella nota di nero nei suoi movimenti, le ombre che gli rendevano le braccia più pesanti ed il cuore ubriaco
"Idee migliori per farti passare l'ansia?" chiedo circondandogli le spalle con un braccio e appendendomi alla maniglia con l'altra, vedremo come fare una volta calati nei ruoli giusti, adesso voglio essere solo il suo fidanzato che lo porta a fare colazione, voglio prenderlo in giro perché si sporcherà di caffè il naso e strappargli dalle labbra la puzza di sigaretta con mille baci
"Una volta arrivati nel tuo studio ti dirò" propone sfacciato come suo solito accompagnando il tutto con un sorriso malizioso "dipenderà anche dalle fotografie che mi farai"
"Mi stai deliberatamente sfruttando" gli faccio notare con fare dubbioso
"Non mi piace la parola sfruttare" precisa con le labbra all'infuori "ti sto usando promettendo favori sessuali in cambio"
"Sei incredibile" lo apostrofo scuotendo la testa e aspettandolo fuori dal vagone mentre lui fa passare alcune persone sorridendo gentile
"Grazie" ribatte trionfante spintonandomi leggermente e sorpassandomi sparendo tra la gente. Salgo le scale borbottando parole d'odio con tono amorevole, costretto a fare il tutto distrattamente per ritrovarlo ed invece lo trovo solo all'uscita vera e propria, poggiato contro il muro con una gamba alzata e la faccia sorniona, la sigaretta a penzoloni con le mani a riscaldarsi tra loro.
"Non era un complimento" sbuffo dedicandogli un dito medio, non fermandomi ad aspettare una sua reazione.
"Tutto quello che mi dici è in realtà un complimento" mi acchiappa da una mano e riesce a intrecciare le nostre dita, facendomi rallentare il passo ed accellerare il battito, il fatto che toccarmi adesso sia per lui così naturale, che cercarmi sia diventato non un obbligo ma un piacere, che senta lo stesso bisogno che sento io e soprattutto sia in grado di dimostrarlo, è questo che mi rende appagato sotto ogni punto di vista. Continuo a credere di non poter essere più felice ed invece eccomi punto a capo a fare i conti con un recipiente che straripa, ogni volta più grande, ogni volta più pieno.
"Non esserne così sicuro" sibilo senza smettere di sorridere, in quanto la sicurezza con cui ha detto quelle parole ha riscaldato anche me, perché vuol dire che lo faccio sentire amato, che lo faccio sentire desiderato, che sto facendo al meglio il mio lavoro, lavoro che potrei svolgere con la massima passione fino alla fine dei miei giorni, lavoro per il quale potrei essere pagato solo con un sorriso
"Troppo tardi" specifica facendo uscire il fumo dalle narici, apparendo più bello e nitido di ogni altra volta, dimostrando quello che per anni mi hanno detto: le attenzioni sono il miglior modo per brillare "mi hai dato tu tutta questa sicurezza"
"Quando?" domando scettico cercando di negare con ogni muscolo del mio viso
"Mh vediamo" si poggia l'indice contro il mento e prosegue mentre io posso intravedere la testa bionda di Niall fuori dal bar "mi hai praticamente corteggiato come un pazzo"
"Io? Quando? Non ricordo" mi difendo sapendo di dire il falso e lui spalanca gli occhi e la bocca "Sei tu che sei impazzito per me appena mi hai messo gli occhi addosso"
"Fingerò di non aver sentito nulla" mi grazia muovendo la mano come per scacciarmi "mi hai fatto sentire desiderato e soprattutto mi hai fatto capire che da solo sono diventato forte ma con te sarei potuto essere felice" rimango zitto e lo guardo immobile perché qualsiasi parola potrebbe essere superflua "ma soprattutto mi hai aiutato neanche volendolo, ogni volta che voglio scappare, che volevo scappare, ti baciavo qui" mi tocca l'avvallamento tra il collo e la spalla "e tu all'inizio sussultavi per il mio respiro in un punto così intimo, così preciso" mi accarezza ancora lì, ed il mondo tace "ma qui sento il tuo cuore battere e mi ricordo ogni volta che questo posto mi appartiene, sento di appartenere a questa insenatura di pelle e ossa più di quanto appartenga alla vita stessa"
"Louis grande figlio di puttana!" Niall interrompe il momento stringendo il mio ragazzo con tutta la forza che ha, muovendo i due corpi in sincro, mentre io avrei bisogno di secchiate d'acqua gelida per riprendermi
"Niall fai davvero schifo" esclama Louis ricambiando però il suo abbraccio, maledetto stronzo con la lingua tagliente, quanto lo amo.
"Bentornato a casa amico" ribatte Niall sorridente dandomi una pacca al centro della schiena e Louis mi guarda pieno di sentimenti e colori che gli danzano dentro gli occhi, facendomi credere che lui non si sia mai allontanato da casa sua, perché casa sua sono io
"Casa" continua a guardarmi facendomi sentire con nitidezza l'amore scorrere fra i nostri corpi, ed io non riesco a fidarmi del mio corpo ma solo del suo, il mio corpo che scricchiola sotto la sicurezza del suo sguardo, sotto la pressione del suo sorriso "che strano concetto per un nomade come me."
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Raccontami una storia.
FanfictionHarry cattura emozioni da quando è nato, ma ha la pessima abitudine di portarsi dietro pezzi di vita. Louis balla per vivere, o forse vive per ballare, questo non è così chiaro neanche a lui. Ma da quando i loro occhi si incrociano per la prima volt...