Capitolo sei.

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Il cielo muore contro i miei occhi, ed io mi aggrappo alla birra per non cadere in un mare nero la pece fatto di paure, fatto di dubbi, fatto di incomprensioni. Lunedì avrò il verdetto del nostro accoppiamento, e nonostante io creda ancora in questo bastardo di destino, sto già male ed è solo venerdì eppure sento già l'ansia ed il terrore impossessarsi del mio corpo, ed intendo letteralmente, mi sento fisicamente instabile, come se potessi rompermi per una qualsiasi pressione esterna. Sembra come che ogni giorno sia un errore, che riesca a fare verso di lui dieci passi per poi rendermi conto di aver sbagliato direzione, e penso alla passeggiata sul ponte, a come tutto fosse venuto naturale, a come fosse perfetto, e poi penso alla freddezza dei suoi occhi ieri all'esibizione, come cercasse di non guardarmi, come mi abbia evitato per il resto della mattinata.  Ed è vero vederlo ballare mi ha spalancato le porte su un mondo in infinito, perché vederlo mi fa sentire calmo, desideroso di abbracciarlo, di coccolarlo, di fargli prendere il posto che sembra appartenergli di diritto, ma vederlo ballare è tutt'altra cosa, è come se fosse effettivamente nato per ballare, se lui, il palco e la musica facessero parte dello stesso elemento, come se fossero tutt'uno, e volevo fotografarlo, volevo dipingerlo, forse sarei stato davvero in grado di scrivere un romanzo su di lui che viveva la musica, che sentiva la musica, che era la musica. Ma poi ogni pensiero positivo, ogni sensazione che grattava sotto l'epidermide è stata rimpiazzata dalla freddezza che lo muoveva, come se si fosse realmente scordato chi fossi e che ci fossi, ed era tutto sguardi sprezzanti ed aria di superiorità, ed io l'ho ben capito che probabilmente è il migliore e che gli sguardi che gli dedicano sono si di ammirazione ma anche di pura invidia, ma io non ho colpa, io non voglio far parte di questo suo mondo asettico dove ogni passo falso può essere quello verso il baratro, io mi ero anche rassegnato a non guardarlo troppo e a non desiderarlo troppo perché ancora sazio di quello che mi aveva concesso il giorno prima, ma lui nulla, come se il Louis con il quale ho io a che fare sia solo quello spogliarellista e non quello della prestigiosa Juilliard, ed io non so se davvero possa essere pronto ad affrontare tutto questo, posso davvero avere a che fare con due persone diverse? Perché qui non si tratta dei personaggi, qui non si tratta di maschere che indossa e che io sono in grado di fargli lasciare, ieri era quella persona, non era né lo sprezzante Louis, nè quello che si finge superiore, era superiore, era antipatico, era distaccato, mi guardava con un'aria che mi faceva sentire insignificante, che mi faceva sentire piccolo ed io odio questo dannato citofono!
E soprattutto odio le persone che stanno citofonando, visto che so benissimo chi siano, Nick, Rita e Cara mi stanno chiamando da ore, e se ho potuto ignorare le chiamate non posso far lo stesso con il citofono, visto che sembrano non avere intenzione di smettere e probabilmente qualcuno fra poco uscirà con un bel secchio d'acqua gelata.
"Non ho intenzione di aprirvi" annuncio acidamente, è possibile che non possa decidere di non voler uscire? Amo la nostra amicizia, amo che mi tengano sempre in considerazione nonostante io sparisca per mesi interi, ma quando dico no vorrei essere preso sul serio, perché non sarei di compagnia, ed io odio non essere di compagnia, e soprattutto so il rapporto che si é creato con Liam e che passano da lui le serate, e non so come potrei reagire di fronte a Louis  "nemmeno in caso di apocalisse zombie"
"Nemmeno per me faresti un'eccezione?" Louis. Ecco che tutto vacilla, ecco che tutto scompare
"Che cosa ci fai qui?" La mia voce si ammorbidisce immediatamente, anche se in realtà è proprio lui la causa del filo ingarbugliato che ho in testa, anche se non sono uscito per non vederlo, anche se fino a 3 minuti fa stavo riconsiderando tutto.
"Aprimi e lo scoprirai" ribatte e le mie mani si muovono in automatico, perché con lui è tutto così dannatamente naturale che mi ritrovo ad odiarmi, è tutto così vero come se fossimo amanti da altre mille vite, come se facesse parte di ogni mio progetto, come se ogni passo fatto, anche se nella direzione sbagliata, fosse verso di lui, per questo quando apro la porta non sento imbarazzo, non sento ansia, e nemmeno rabbia, solo gioia, perché immagino di vederlo in questo angolo di calma che urla Harry da ogni poro, perché immagino le sue mani sulla mia nuca, dopo esserci probabilmente urlati addosso, immagino di essere felice qui a casa mia con la persona che al momento assomiglia il più possibile ad un futuro.
"Cupcake" è appoggiato allo stipite della porta, braccio contro una tempia e fianchi in avanti, ancora quell'adorabile giubbotto di jeans con l'imbottitura candida ed una maglietta nera semi trasparente, ma ha già gli occhi lucidi, è già stralunato e sono poco più delle dieci "cupcake"
"Louis cosa ti sei fatto?" lo faccio entrare e lui scoppia subito a ridere, e non riesco a trovarlo brutto nemmeno adesso, adesso che è fuori da lui, adesso che non è lui, so che dovrei scoprire cosa ha combinato, so che dovrei urlare o forse cacciarlo di casa per come si è comportato ieri, ma non ce la faccio, questo non sono io, e non potrei tantomeno maltrattare il rapporto magico che chissà quale dio ci ha donato "Louis siediti e parla" lo imploro inginocchiandomi poi fra le sue gambe spalancate.
"Riccio sto bene, voglio solo bere un po' di" tentenna leggermente per poi portarsi un dito contro le labbra schiuse "la cosa più forte che hai in questa reggia?"
"Lou" gli accarezzo le ginocchia e lui sorride sghembo "non hai solo bevuto"
"se continui così finirò per eccitarmi" scuote ancora la testa "e so che non lo vuoi perché ti faccio schifo"
"Louis non dire puttanate" lo ammonisco "ti sei fatto di qualcosa?" ha gli occhi rossi, continua a deglutire come un pazzo e ha lo sguardo perso più del solito, come se stesse vagando alla cieca in un mondo solo suo
"Solo un paio di canne" spiega placidamente "e un po' di cicchetti, ma sto bene, volevo solo vederti"
"Perché?" Mi alzo per andargli a prendere qualcosa di fresco o un'aspirina, e non so che altro, perché sono nel panico e non posso permettermelo, perché sono il maggiore qui in mezzo e devo aiutarlo in tutti i modi
"Come perché? C'erano tutti i tuoi amici, pure qualcuno che non conoscevo, tranne tu" mi rivela con un candore in totale contrasto con lo scempio scaricato sul mio divano "e non ricordavo bene la lunghezza dei tuoi capelli e avevo bisogno di saperlo"
"Perché hai bevuto e fumato?" chiedo piazzandogli in mano un succo all'ananas che spero lo faccia vomitare almeno, e lui non c'è, è qui che fissa i miei capelli, che guarda la mia bocca ma non c'è "Perché ti sei ridotto così?"
"Perché dopo la nostra passeggiata ho fatto un incubo" confessa ed io spalanco gli occhi come se avessi appena preso la corrente "non mi prendere per pazzo riccioli d'oro, sarò anche mezzo ubriaco ma riconosco ancora qualcuno che mi prende per il culo"
"Louis sto cercando di aiutarti" dichiaro prendendogli le mani "che incubo hai avuto?" i nostri occhi che superano problemi, luccichii, rossori, i nostri occhi che sono sempre verde nel blu e blu nel verde, i nostri occhi che hanno imparato ad essere sinceri anche quando il mondo mente, che hanno imparato a riconoscersi anche fra un milione di maschere
"Non era un vero e proprio incubo" risponde semplicemente "era una proiezione del futuro, era così vivido che ho avuto il terrore di morire in quel sogno" le sue mani tremano e vedo davvero ancora nei suoi occhi il terrore di quella notte, di quel sogno "e la mattina dopo tu eri sempre bello, ed io mi sono reso conto di non meritarti"
"Lou, Lou" gli alzo il mento con un dito "guardami, nessuno incubo potrebbe dirti cosa ti meriti"
"Stasera ne ho avuto la prova" ribadisce e vedo una lacrima attraversare tutto il pezzo d'oro che è il suo viso "non puoi sfuggire dal tuo passato"
"non devi farlo è quello che sei okay?" annuisce triste, come se volesse piangere a singhiozzi ma stesse cercando di trattenersi "Chiudi gli occhi" gli sfioro le palpebre sottili e ambrate come il resto del viso "pensa per un momento che il dolore non esista, pensa che vada tutto bene, pensa che tu non abbia pensieri"
"il semplice pensare di non dover pensare è un pensiero" sottolinea con un sorriso leggero a increspargli le labbra, anche da ubriaco deve avere l'ultima parola
"non fare il saccente con me e respira profondamente, sei libero, sei bravo, va tutto bene" non riesco a smettere di guardarlo e di essere in adorazione, le mie mani non si fermano, il mio cuore non si ferma, è tutto in movimento quando c'è lui anche se non facciamo altro che stare fermi
"lo sto facendo, giuro, ed è bellissimo" il labbro trema, si vede l'anima dalle crepe che mi sta mostrando "però è anche incredibilmente triste, perché se non avessi vissuto quello che ho vissuto non sarei io e non ti avrei incontrato, non ti avrei colpito"
"Appunto piccolo" confermo la mia teoria, con un sorriso enorme in viso "sei tu, con il tuo passato, i tuoi errori e la tua forza"
"Non saresti della stessa opinione se ti dicessi cosa mi ha detto un uomo oggi" ha ancora gli occhi chiusi e vorrei davvero tirargli ogni cosa fuori dalla bocca martoriata, ma non so ancora come, non vorrei romperlo del tutto, gli ho giurato tempo anche se l'impazienza mi sta mangiando letteralmente a pezzettini "per quanto possa scappare lontano mi troveranno sempre"
"Chi?" Domando raggiungendolo sul divano e circondandogli le spalle "parla, tenerti tutto dentro non servirà"
"Domani mattina" si accoccola contro di me "le notti sono fatte per raccontare cose che non posso ancora dirti, ora coccolami solo" mi bacia una guancia, come un soffio d'aria fresca "ma devi giurarmi che se dovessi avere paura del mio personale inferno scapperai"
"Te lo prometto" me lo porto più vicino, il più vicino possibile, perché è il suo posto, perché è il nostro posto
"Giuro che vorrei proteggerti" le sue labbra calde si muovono contro il mio collo e sento i brividi diffondersi "perché vedo nei tuoi occhi una luce che non vorrei essere in grado di spegnere" la mia bocca contro la sua tempia e la mia mano contro il suo fianco si bloccano in sincrono "ma non riesco a starti lontano, posso bere, posso fumare, ma alla fine il mio cervello riesce a pensare solo a te"


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