Capitolo tredici

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“Piccolo siamo arrivati” gli accarezzo prima la curva della nuca per poi scendere fino a quella della schiena con una lentezza tale da farlo rabbrividire sotto le mie mani e soprattutto riesco a staccarlo dal finestrino del taxi, sul quale ha lasciato le impronte delle sue mani come un qualsiasi bambino in vacanza per la prima volta in città, come se non fosse cresciuto a Londra e vivesse a New York, come se vedesse una metropoli per la prima volta, come se la magia di Roma lo stesse già stregando, e si volta a guardarmi con il labbro tra i denti a stringere un sorriso che però è già esploso nei suoi occhi “hai fame?” gli chiedo mentre molto gentilmente il facchino mi aiuta a prendere i bagagli dal taxi e li porta dentro e Louis si guarda intorno con ancora quell’espressione incantata, ha solo il suo zainetto di pelle in spalla eppure si potrebbe vedere lontano un miglio il suo essere un turista che vede la città eterna per la prima volta
“abbiamo mangiato in aereo” scuote la testa ed i ciuffi morbidi accompagnano la sua negazione come ballerini “vorrei solo un caffè ed una doccia calda, amore” pronuncia l’ultima parola in italiano e mi fa sorridere come uno stupido
“chiedi per la nostra camera al signore” dico indicando l’uomo con i nostri bagagli “e se ti ci può accompagnare” gli circondo per un secondo le spalle con un braccio per poi accarezzargli forte il lato sinistro per avvicinarlo maggiormente “infine mettiti il più comodo possibile e aspettami”
“Styles?” chiede con fare ammiccante riferendosi alla prenotazione ed io annuisco “non sono tuo marito caro, dovresti dare il doppio cognome”
“Solo se mi chiami con il mio nome” lo sfido ridacchiando appoggiandomi al bancone, mentre attiriamo lo sguardo dello staff che ci guarda, questo ormai é diventato un gioco solo fra noi due, per tutti gli altri è una cosa impossibile da capire, i suoi soprannomi vengono visti come appellativi simpatici e non come una presa di posizione, perché lui pensa che i suoi nomignoli siano un modo di accorciare le distanze, di tatuarmi quel nome sulla pelle in modo tale che ogni volta che lo sentirò detto da qualche altra parte io penserò a lui, al momento in cui mi ha chiamato per la prima volta bocca di rosa, al modo in cui le sue labbra si incurvano quando mi chiama Taylor Swift a causa delle mie gambe lunghe “Allora?”
“Ci vediamo in camera, marito” impreca mentre mi fa una linguaccia che mi fa venir voglia solo di staccargli quel piercing a morsi e sparisce dietro al signore che lo incoraggia con lo sguardo e con un sorriso. Io vengo accolto nello stesso modo da un ragazzo giovanissimo che parla fluentemente l’inglese e mi rassicura che per ogni problema loro sapranno trovarmi una soluzione nel minor tempo possibile mettendo in risalto la loro disponibilità 24 ore su 24, informandomi poi sull’orario dei pasti e sulla politica delle camere ma poi sbadiglio rumorosamente e lui si interrompe con un risolino
“Mi scusi se la sto annoiando” si interrompe alzando le mani in segno di colpa
“Oh no assolutamente” cerco di giustificare la figuraccia in qualche modo “sono solo davvero stanco”
“Allora la lascio godersi la prima notte a Roma con suo marito e per qualsiasi cosa mi chiami” dice sorridente ed io non riesco a non ricambiare il sorriso sia per la parola marito sia per la sua disponibilità. Entro nel ristorante chiedendo due tazze di caffè americano ma la ragazza scuote la testa dicendo qualcosa in italiano che non riesco a capire concludendo in inglese di fidarmi di lei ed io la osservo stregato mentre utilizza la macchina del caffè e svuota delle tazzine di espresso in due tazze più grandi sulle quali campeggia a caratteri cubitali la scritta I LOVE ROME. E me le consegna con calma, cosa improbabile da trovare a New York dove tutti vanno sempre di fretta, pregandomi di farle sapere se ci sono piaciuti e di passare una buona notte, accompagnando il tutto con un sorriso gentile e disponibile. Disponibilità che si respira in tutto l’hotel, disponibilità che mi fa fischiettare per i corridoi ed in ascensore, mentre cerco di sciogliermi i capelli e di scuotere la testa per dargli una forma. Entro in camera quando Louis è ancora sotto la doccia e poggio le tazze sul tavolo, allontanandomi dal meraviglioso  odore che emanano, per guardarmi intorno controllando che tutto sia apposto e apprezzando a pieno questa suite imperiale. Il terrazzino sarà sicuramente il nostro luogo preferito, con la vasca idromassaggio che è stato uno dei motivi per il quale ho scelto questo hotel accompagnata dalla vista mozzafiato che da direttamente sul colosseo. E’ tutto perfetto ma sono troppo stanco per esserne contento ed infatti mi spoglio velocemente infilandomi nel mio pantalone della tuta preferito per stendermi immediatamente nel letto a baldacchino che profuma di vaniglia. Le tazze di caffè mi chiamano ad alta voce ma io gli do le spalle mentre qualcuno nella camera accanto smette di cantare ed entra nella camera da letto, non mi volto nemmeno a guardarlo ma so per certo che sta sgocciolando per tutta la camera, frizionandosi i capelli distrattamente e con alte probabilità con indosso solo gli slip e una mia maglietta.
Si stende al mio fianco mentre io gli do le spalle volendo il suo corpo spalmato contro il mio rannicchiandomi il più possibile e lui mi circonda con un braccio il bacino tirandomi contro di lui che come immaginato è ancora bagnato
"Per favore" sussurra poggiando la testa sulla mia spalla ed incastrando le gambe fra le mie dopo avermi baciato la base del collo "per favore" apro un occhio e cerco di guardarlo per spronarlo a continuare "non scorreggiare amore, non farlo"
“Louis!” mi giro completamente portandolo a cavalcioni su di me e lui scoppia a ridere “come se fosse la prima volta che dormiamo insieme!”
“Cosa significa adesso siamo in un paese diverso” ammicca con le sopracciglia in modo teatrale “cadono tanti tabù” scoppia a ridere prendendosi gioco di me ed io mi alzo fino ad impormi sul suo corpo
“Per il momento l’unico a cadere sei tu” e lo scaravento sul letto facendogli il solletico quasi violentemente mentre lui con i capelli bagnati inumidisce tutto intorno a noi ed io so che fra poco diventerà fastidioso e forse saremo costretti a dormire da qualche altra parte ma quando mi chiede una tregua gliela concedo facendolo accoccolare sul mio petto, perché un Louis così adorabile non è un fatto da tutti i giorni, abbandonato completamente a me che strofina il naso contro il mio collo. “Beviamo questi caffè e dormiamo che domani ci aspetta una giornataccia”
“Non dire così” fa con la voce stanca dalle risate, asciugandosi gli occhi dalle lacrime, le uniche lacrime che potrei fargli mai versare “sarà la miglior giornata della mia vita”
“Non è stata quando mi hai incontrato?” domando mentre lui mi passa una tazza e osserva estasiato la sua, strigendo il labbro tra i denti
“Sisi quello che vuoi ma questo caffè?” il suo viso è innamorato, illuminato da una luce che dedica probabilmente solo alla caffeina “E’ nero nero e profuma di buono”
“Anche tu profumi di buono” ribatto prima di sorseggiarlo e ritrovarmi costretto a dargli ragione “ma questo é il caffè più buono di sempre”
“Dovrò dire a Niall che fa schifo in realtà” continua con gli occhi chiusi come in meditazione “questa sarà la mia droga”
“Non puoi berne troppi” lo informo guardando fuori dalla finestra con fare assorto “questi sono tanti caffè espresso, non è annacquato come il nostro, cioè tanta caffeina può far male” continuo fin quando mi accorgo che lui sta fingendo di essersi addormentato con la testa poggiata ad una mano e nell’altra ancora la tazza ben stretta “puoi dormire male e poi tu dopo ogni sorso ti fumi due sigarette” lui continua imperterrito nella sua messinscena “Louis!”
“Oh eh scusami” tossicchia per nascondere una risata “credo che tu abbia fatto addormentare l’intero albergo con questa frase”
“Vai a dormire sul divano” faccio offeso nascondendomi sotto il piumone indicando fuori dalla porta
“Dio la prima discussione del nostro matrimonio e mi mandi sul divano!” sbuffa poggiando la tazza sul comodino “facciamo la pace?” chiede iniziando ad accarezzarmi i capelli e a farmi i grattini sulla nuca
“No” ribatto accucciadomi maggiormente ma non scansandomi dal suo tocco, perché in realtà è solo arrivato il mio momento di pretendere un po’ di coccole “sono un uomo di guerra”
“Non ci crede nessuno, posso rimanere almeno?” chiede raggiungendomi del tutto sotto le coperte e aderendo al mio corpo, accarezzandomi con la punta dei piedi le caviglie nude, sfiorandomi con le labbra la porzione di schiena scoperta dalla maglia, spingendo il suo bacino verso il mio sedere e sentendo ogni suo centimetro aderire al mio corpo, completamente avvolto dalla sua pelle, completamente assuefatto dal suo odore, completamente preda del suo volere “Almeno per stanotte?”
“Solo se poi rimani per sempre.”

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