2.

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«Allora, Louis?» chiese allegramente Zayn, poggiando il suo terzo bicchierino di vodka sul loro tavolino. Il ragazzo, un giovane inglese dalle origini pakistane, lo guardò con un sorriso allegro e spensierato. «Come ti sembra qui, uh? Cosa ne dici?»

«Carino.» mormorò il liscio, lanciando un'occhiata triste ai braccioli in pelle della poltrona su cui era seduto. Per tutta la serata non aveva fatto altro che torturare i braccioli e le sue labbra, indeciso se andarsene mentre la spogliarellista sbatteva il seno sul volto del suo amico. Tuttavia si era limitato ad allontanare la spogliarellista che Zayn aveva chiamato per lui, dandole comunque venti sterline per il disturbo. «Ma non mi sento a mio agio qui.»

«Prova a rilassarti e a goderti un po' di più l'atmosfera.» gli consigliò Zayn, spingendo il bicchierino di vetro verso il suo amico. «Non essere così teso, amico. Fatti qualche bicchierino e vedrai che non ti ricorderai nemmeno il suo nome!»

«Non fare il demente, Zed. Sai benissimo che non devo toccare l'alcool.» ringhiò Louis, spingendolo via con un po' troppa forza. «Ed ora è meglio se torno a casa, questo posto non mi fa né caldo né freddo.»

«No, Louis, non puoi tornare a casa.» negò il pakistano, afferrando con vigore il polso del liscio. «Ti ho portato qui proprio per toglierti da quel luogo che ti sta sopprimendo, non puoi andartene così.»

«Pensi che portandomi in un locale pieno di spogliarelliste cambierà qualcosa? Pensi che domani avrò dimenticato tutto?» domandò acidamente il liscio cercando di allentare la stretta di Zayn dal suo polso. «Se la pensi così ti sbagli di grosso, Zayn. Ti ringrazio per avermi portato qui, ma come puoi vedere non è servito a molto. E ora scusami, ma sono stanco e voglio tornare a casa.» concluse il ragazzo, alzandosi dalla poltrona.

«Hey, aspetta Louis!» urlò Zayn, cercando di richiamare l'attenzione del liscio. «Ti riporto a casa con la macchina!» continuò tirando fuori dai pantaloni le chiavi del SUV.

«Non importa, per oggi hai fatto anche troppo.» ribatté il liscio senza voltarsi e con questo Zayn capì che niente sarebbe riuscito a far cambiare idea a Louis.

E mentre Zayn si lasciava sprofondare nella poltrona, Louis cercava di farsi spazio fra la marea di persone che non avevano intenzione di farlo passare. Quella musica che gli spaccava i timpani, quelle luci fluorescenti che sparate ovunque gli provocavano un mal di testa terribile e tutte quelle ragazze nude non facevano altro che invogliarlo ad andarsene il più velocemente possibile. Era semplicemente troppo esagerato per lui, stroppo eccessivo per i suoi gusti e troppo agitato per il suo stile di vita.

Ma poi qualcosa, o meglio qualcuno, gli fece cambiare idea al solo scontro. E davvero, uno scontro ci fu. Forse Louis era semplicemente alla ricerca dell'uscita e non badava minimamente a nessuno o il suo cervello era da un'altra parte, probabilmente a pensare a lei, oppure qualcuno l'aveva spinto... fatto sta che il liscio finì proprio addosso a un cameriere, facendo cadere per terra il suo vassoio pieno di alcolici che stava portando ad un tavolo. I vetri si frantumarono sul terreno in meno di tre secondi e anche sé la musica era così alta da coprire il loro rumore, Louis riuscì a sentire chiaramente le imprecazioni del cameriere che si guardava il petto nudo bagnato dell'alcool.

"Ci mancava solo questa" pensò Louis alzando gli occhi al cielo. Quella sera non ne poteva davvero più e ora, come se non bastasse, avrebbe dovuto ripagare tutti gli alcolici caduti. Subito dopo i suoi occhi caddero sul petto muscoloso e tatuato del ragazzo e a quanto pare non avevano la minima idea di spostarsi da un'altra parte e, "
cazzo, questa sì che era una bella visione pensò il liscio.

«Mi scusi.» disse Louis, tirando fuori un pacco di fazzoletti dal giubbotto di jeans chiaro che stava indossando. «Non l'ho fatto apposta. Non volevo..»

«Si è fatto male?» chiese invece il cameriere alzando lo sguardo dai vetri infranti.

I loro occhi si incontrarono: L'azzurro cielo del liscio si scontrò contro il verde smeraldo del cameriere e gli occhi di entrambi brillarono come stelle. Rimasero così, per pochi istanti che sembrarono durare una vita, a perdersi negli occhi dell'altro. Louis non riusciva a vedere altro, se non quegli occhi verdi che l'avevano imprigionato e, come le anguille, gli facevano provare delle piccole scariche elettriche lungo tutto il corpo.

Il liscio non aveva mai provato qualcosa di simile, non per una semplice occhiata. Non riusciva a spiegarsi quella strana sensazione che sentiva montare dentro di sé... in fondo sarebbe più corretto dire "Non riuscivano a spiegarsi" perché, per quanto ci provasse, nemmeno il cameriere riccio riusciva a capire perché non riusciva a dividere il loro sguardo.

Poi tutto si ruppe ed entrambi arrossirono come due dodicenni al loro primo bacio. Senza perdere altro tempo il cameriere si fiondò sui bicchieri infranti mentre Louis si allontanò per favorire il suo lavoro.

"Cazzo, alza di nuovo i tuoi occhi su di me!" si ritrovò a pensare il liscio mentre il suo sguardo famelico si abbatteva su tutto il corpo del ragazzo, mangiandolo con gli occhi. Louis doveva ammetterlo: per essere un semplice cameriere di un locale a luci rosse era davvero uno schianto. Per non parlare della sua folta chioma riccia e della sua mascella definita che Louis avrebbe tanto voluto riempire di succhiotti e baci.

Il liscio era un ragazzo semplice: vedeva qualcuno in difficoltà e lo aiutava. Ma non quella volta. Quella volta si ritrovò in fila verso l'uscita, la coda stretta tra le gambe e la parola scusa ancora stampata sulle labbra. Il perché l'avesse fatto non era riuscito a capirlo nemmeno lui. Non aveva nemmeno bevuto per comportarsi in quel modo strano.

Si guardò intorno, confuso e stordito dal rumore e dalle persone, cercando di ignorare quello sguardo verde che sembrava avergli bucato l'anima. Riusciva a vederlo e a percepirlo ovunque: dietro di sé, alla sua destra, alla sua sinistra, davanti a lui e persino su oggetti come bottiglie, specchi... insomma, ovunque.

Il ragazzo allungò il passo e si coprì metà volto con la mano, cercando di evitare lo sguardo delle persone. Si sentiva imbarazzato perché aveva fatto una brutta figura ma anche perché la sua goffaggine era ricaduta su uno schianto di ragazzo.
Alzò lo sguardo solo un secondo, per evitare due ragazze che si trascinavano in una stanza e il suo sguardo finì subito su un poster dove era ritratto il cameriere riccio. E in un secondo gli era davanti, pronto a scoprire a chi a appartenevano quegli occhi.

Il poster era semplice, di un colore rosso scuro e ad un lato era stampata la foto del ragazzo. Ma non fu la foto da attirare Louis, bensì le parole scritte sotto che lesse in meno di tre secondi:
Soprannome: Curly.
Età: sotto i 25 anni.
Occupazione: Tutto ciò che gli è richiesto.
Prezzo: Variabile.

Louis si leccò più volte le labbra e sfiorò il poster, come se le sue mani volessero il ragazzo. "Dovrei andare a casa..." Si guardò intorno. "Ne ho passate tante, non posso rimanere. E poi sfogarmi su un ragazzo non servirà" sospirò e si passò una mano tra i capelli. È vero, doveva tornare a casa e continuare a piangere per lei perché di lacrime ne aveva ancora tante ma... "il mio terapista ha detto che sfogarsi mi farà bene e, chissà, forse questo è il metodo giusto."

Un secondo dopo il ragazzo si era fiondato dentro una camera del locale ad aspettare proprio il ragazzo che gli aveva bucato l'anima.

"Forse lui può darmi quel che voglio" pensò il liscio, guardandosi intorno. "Sarebbe proprio l'ideale per passare bene una serata."

I've Been A Bad Girl, Daddy - Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora