GIORGIO
Sono le 20 ed io sono già seduto sulla "nostra" panchina; Nicole è leggermente in ritardo perché è andata lei a prendere la pizza, dato che casa sua è più vicina rispetto a casa di Alison al parchino e alla pizzeria. L'aria è calda, degna di una giornata di inizio settembre, difatti indosso solo una maglietta a mezze maniche completamente bianca e dei jeans corti al ginocchio neri. Ovviamente non può mancare un cappello: oggi ho optato per uno rosso a visiera larga della supreme, che mi piace molto.
Per passare il tempo navigo un po' sui vari social; di tanto in tanto alzo la testa per vedere se sta arrivando; non sto più nella pelle, ho una voglia matta di vederla. Alle centesima volta che alzo il capo finalmente la vedo arrivare in tutto il suo splendore. È talmente bella che sembra quasi brillare di luce propria, come se un' aura luminosa avvolgesse il suo corpo. In questo momento ci vorrebbero dei cori angelici ad accompagnare la sua camminata, proprio come accade nei film. È bella come un angelo, nonostante dentro di lei vi sia un demone che arde, che si agita, che la divora e questo demone è l'anoressia, la causa principale di tutti i suoi problemi. Anzi, la causa principale di tutti i suoi problemi è sua madre: è colpa sua se ha avuto una vita difficile, è stata lei a trasmetterle tutte quelle fissazioni riguardanti il cibo ed in particolare sul suo corpo. Da una parte odio sua madre, dall'altra sento di doverle quasi essere riconoscente, dato che se non fosse stato per lei Nicole non sarebbe mai diventata la ragazza forte e determinata che è ora. Una guerriera travestita da angelo. Una guerriera col viso angelico e l'armatura fatta di tatuaggi: Nicole.
Con una mano porta il cartone della pizza, con l'altra regge due bottiglie grandi di birra, mantenendo il collo di ognuna di esse tra due dita. Non appena vede che la sto guardando sorride e non posso che ricambiare. Mi sposto verso il bordo della panchina così da poter sistemare tra di noi il cartone e le due birre. L'altro giorno quando siamo andati a mangiare la pizza al ristorante ha dato solo qualche morso, spero vivamente che oggi riesca a mangiarne almeno un pezzo interno, non pretendo molto, anche se per lei lo è.
< Si vede che hai fatto la cameriera eh>, affermo sorridendo, vista la tranquillità con la quale porta quelle cose, anche piuttosto fragili; se ci fossi stato io al suo posto avrei già fatto cadere tutto, ne sono sicuro.
< Ti farei il dito, ma ho le mani occupate>, risponde rivolgendomi un sorrisetto, credendo forse che la stia prendendo in giro, ma la mia era una semplice constatazione. Mi alzo e mi avvicino a lei per aiutarla; mentre prendo le due bottiglie le lascio un bacio sulla guancia, gesto che ricambia subito dopo, come forma di saluto. Ci andiamo a sedere sulla panchina, uno all'antipodo dell'altro, e sistemiamo al centro il cartone della pizza e le due birre, che Nicole apre abilmente utilizzando l'accendino. È assolutamente fantastica, anche questi piccoli gesti servono a confermarlo.
Apro il cartone della pizza e prendo un pezzo, per poi portarlo vicino alla bocca e dargli un morso, mentre Nicole sorseggia la sua birra.
< Allora, cos'hai?>, domando dopo aver ingoiato. Sembra un po' giù di morale, deve essere successo qualcosa. Fissa con sguardo quasi schifato il pezzo di pizza per poi portare lo sguardo su di me.
< Non lo so, sono solo un po giù>, risponde scrollando le spalle. Tira le gambe sopra la panchina e le incrocia, aiutandosi con le mani, dopo aver poggiato per un secondo la birra sulla panchina.
< Ci deve essere un motivo di fondo>, insisto. Alza le sopracciglia e increspa di lato le labbra, assumendo così un'espressione pensierosa.
< Forse è l'università>, afferma voltandosi verso di me e puntando i suoi occhi nei miei.
< L'università?>, domando con voce strana, visto che ho la bocca piena.
< Ci hai pensato su?>, domando ancora. Il giorno dopo al suo ritorno, quando eravamo al bar, mi aveva detto che pensava di non frequentare più l'università, spero con tutto me stesso che ci abbia ripensato, sarebbe uno dei più grandi rimpianti di tutta la sua vita.
< Non mi sono iscritta>, ammette. Strabuzzo gli occhi, estremamente stupito, visto che qualche mese prima mi aveva detto di averlo fatto.
< Ma che stai a di?>.
< Non mi sono iscritta; ho deciso di abbandonarla>, confessa continuando a guardarmi negli occhi. Spalanco la bocca, incapace di credere a ciò he le mie orecchie hanno appena sentito. Come sarebbe a dire che vuole abbandonare l'università? Diventare una scrittrice è sempre stato il suo sogno, non può abbandonare proprio adesso che è a più di metà dell'opera.
< E perché hai fatto 'sta cazzata?>. Mi sono un po' alterato, perché quella che ha fatto è una vera e propria cazzata. La cosa che mi infastidisce è che ha fatto tutto di testa sua, senza parlarne con me; non che io debba dirle cosa deve e cosa non deve fare, ma semplicemente confrontandsi con un'altra persona avrebbe potuto ragionare meglio e vedere il problema da due prospettive differenti. Cambia posizione delle gambe: le porta vicino al petto e le cinge con le braccia, assumendo una posizione che per molti risulterebbe estremamente scomoda, ma che per lei non pare assolutamente esserlo.
< Perché l'università in questo momento non è la mia priorità: è un impegno non indifferente, soprattutto economico>, afferma continuando a guardarmi.
< Se è un problema di soldi non devi preoccuparti, ti aiuterò io>, mi propongo subito. Le ho sempre detto che se avesse avuto problemi economici non avrebbe mai dovuto esitare a chiedere aiuto, ma orgogliosa come è non mi ha mai chiesto neanche un centesimo. Scuote leggermente la testa, per poi ribattere.
< Non ho bisogno di soldi, è un discorso più ampio... non so, mi sembra di sprecare il mio tempo. Voglio dire, quello di diventare la scrittrice era il sogno di una ragazzina che cercava un modo per fuggire dalla realtà che stava vivendo, ma adesso non sono più una ragazzina, devo avere dei punti di riferimento nella mia vita, non posso vivere continuando a sperare in un sogno che probabilmente non si avvererà mai>, afferma con malinconia. Sta male, riesco a percepirlo, e non solo dalle sue parole. Il suo sguardo è più triste, più malinconico, e questo perché il suo sogno si sta spegnendo. Ho sempre pensato che una persona per poter affermare di star vivendo a pieno la propria vita dovesse avere un sogno da inseguire, un obbiettivo prefissato da raggiungere facendo appello a tutte le sue forze; cosa vive a fare una persona se non ha nulla per cui lottare? So che delle volte risulta stupido sognare, perché ci fa illudere, ci fa credere in una vita migliore o in qualcosa di effettivamente irrealizzabile, ma visto che la vita è costernata da rinunce, non possiamo anche precluderci la gioia di sognare.
< Secondo me stai facendo il più grosso errore della tua vita. Io almeno ci sto provando a inseguire il mio sogno, nonostante sia ancora agli inizi, credo comunque di essere già a buon punto>.
< Non tutti possiamo essere fortunati come te>, ribatte chinando il capo e sbuffando fuori l'aria, sconsolata.
< " Le nostre passioni non sono alla stretta del conto che gli effetti delle nostre illusioni">, afferma, citando la frase di un libro sicuramente da lei letto. Questa è un ulteriore prova del fatto che non dovrebbe abbandonare l'università, vista la passione che ha per la lettura e la scrittura, alimentata secondo lei dalle sue illusioni.
Non so veramente cosa potrei dire per farla stare meglio. Mi alzo e mi posiziono davanti a lei, facendole alzare la testa per vedere la sua espressione. La prendo per un braccio e la faccio sollevare in piedi; è esattamente davanti a me e, nonostante tutte le volte che ci siamo ritrovati in questa posizione nel corso di più di vent'anni, sento il fiato mozzarsi.
< Nic, io voglio solo che tu sia felice>, le sussurro rivolgendole un sorriso dolce, mentre con una mano le accarezzo la nuca, passandola tra i capelli castani, leggermente annodati.
< Non credo che lo sarò mai>, afferma, e con quella frase riesce a strapparmi il cuore dal petto, pur senza toccarmi.
< Farò di tutto affinché ciò accada>. Sorride ed io non posso fare altro se non abbracciarla, stringendola forte a me.
< Grazie, sussurra al mio orecchio, per poi lasciarmi un bacio sulla guancia.
< Non ho fatto nulla>.
< Sei sempre rimasto con me. Hai fatto molto più di quanto tu possa immaginare>.
Io ci sono sempre stato per lei, e lei c'è sempre stata per me. Ci siamo salvati a vicenda e non esiste legame più bello di quello che si crea tra due diamanti nella merda.
Se qualcuno passasse in questo momento penserebbe subito che siamo fidanzati, anche senza sentire i nostri discorsi. C'è elettricità nell'aria, una scarica d'amore che parte dal mio cuore e giunge a questa meravigliosa ragazza che però prova per me un semplice amore fraterno, al contrario mio, che l'amo con tutto me stesso. Se solo potessi, romperai l'abbraccio e con un bacio farei cessare, anche solo per un secondo, i suoi- e i miei- tormenti interni.
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Correggimi se sbaglio~Mostro
FanfictionPrimo libro della trilogia. A seguire: "Sorreggimi se cado~Mostro" " Sin da quando ero un ragazzino ho utilizzato delle maschere per nascondere tutto il dolore che provavo e adesso, nonostante mi senta felice, continuo a vivere dietro ad esse. Mi na...