Capitolo 14

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GIORGIO
Sento un susseguirsi di botti e mi sveglio all'improvviso. Esco subito dalla stanza e trovo Tommaso sdraiato sulle scale.
< Che cazzo hai fatto?>.
< Zitto, non urlare. Ho un dopo sbornia assurdo. Sono scivolato dalle scale>. Scoppio a ridere, vedendolo che si massaggia il sedere dolorante.
< Ma che ore sono?>.
< Le 7:10, mi stavo preparando per andare a scuola>.
< Ma non ci andare, che te ne frega>.
< Devo andarci>.
< Fai come ti pare, io torno a dormire, vedi di fare meno casino>.
< Zi badrone>, dice imitando l'accento africano. Sorrido e torno in stanza strisciando i piedi, ho dormito solo un'ora, non ho di certo intenzione di alzarmi. Trovo Nicole stesa a pancia in giù, mi stendo accanto a lei e le accarezzo la schiena.
Mi addormento poco dopo, cullato dal respiro di quella che, da oggi in poi, sarà la mia fidanzata.

26 giugno 2011
Oggi sono uscite le pagelle, sono stato rimandato a matematica ed inglese, che coglioni.
Rientro a casa e mi dirigo subito in camera mia, sperando che mia madre non sia in vena di domande. Le mie speranze si infrangono non appena entra nella stanza. Somiglio molto a lei, devo ammetterlo, ma io non tratterò mai mio figlio come lei tratta noi. Ha gli occhi marroni, proprio come i miei, solo che i suoi, certe volte, sembrano quasi demoniaci; i miei, invece, sono sempre coperti da un velo di tristezza.
< Mi ha chiamato la scuola, hanno detto che sei stato rimandato>. Ha un'aria autorevole ed un tono severo, sembra quasi un generale.
< Sì>, confermo senza utilizzare giri di parole.
< Mi fai schifo, sei un fallito, cazzo. Ma dove ho sbagliato con te, dove? Guarda, sei veramente inutile, se ti sparassi un colpo in testa nessuno sentirebbe il colpo, perché sei solo un peso per la società, ed in particolare per questa famiglia>.
< Mamma, cazzo, non esagerare, posso recuperare>. Si avvicina e mi tira un schiaffo. La parte colpita è accaldata e mi pulsa, fa male, ma a fare più male solo le sue parole di disprezzo.
< Ma cosa cazzo vuoi recuperare? Non Sai fare un cazzo, l'unica cosa nella quale ti impegni è scrivere quelle tue canzoni di merda>. Fa un ghigno quasi macabro e poi continua a parlare.
< Mentre eri fuori ho preso il tuo adorato diario dove ci appunti tutte le tue schifosissime canzoni, devi vedere che fumo nero che faceva mentre lo bruciavo>.
< Non ci credo, non puoi averlo fatto davvero. Non puoi essere così bastarda!>. Mi tira un' altra sberla.
< Non ti azzardare a parlarmi così! Noi spendiamo soldi per mandarti a scuola e tu passi il tuo tempo a scrivere cazzate ? Non funziona così caro. Se non ci credi tieni, ho fatto anche il video>. Fa partire un video sul cellulare e me lo mostra. Cazzo, lo ha fatto davvero. Sento gli occhi bruciare, non piango mai, perciò per me è una sensazione strana. Ha distrutto la cosa più importante che avevo.
Tiro il cellulare al muro, che cade a terra e si apre a metà. Mia madre mi guarda inorridita, ma prima che possa proferire parola mi alzo e scaravento la sedia della scrivania a terra; faccio lo stesso con la lampada che era sopra al comodino. Mia madre cerca di fermarmi, ma nella furia la colpiscono con una gomitata e lei cade a terra, sbattendo la schiena contro il comodino.
< Sei un mostro>, dice toccandonsi la parte dolorante.
Esco dalla stanza sbattendo la porta. Vado in cucina, prendo una cassa di birra, prendo lo skate ed esco di casa. Edoardo mi chiama, mi grida di rientrare, ma non gli ascolto e mi dirigo verso il parco a bordo del mio skate. Durante il tragitto le parole di mia madre continuano a tormentarmi. Da quando il ristorante è andato in fallimento è diventata così cattiva nei nostri confronti, non è più la mamma o la donna che era prima. Prima sentivo i suoi abbracci, i suoi baci, le sue carezze, adesso sento solo le sue grida e le sue assenze, che merda.
Vado in un punto del parco più isolato e mi siedo sotto ad un albero. Nella fretta di uscire mi sono scordato l'apribottiglie, ma riesco comunque ad aprire le birre utilizzando l'accendino.
Il parco è quasi deserto, essendo estate saranno tutti al mare.
Una canna e tre bottiglie di birra dopo sono ancora più incazzato e depresso di prima. Cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo?
Ancora non reggo molto bene il mix tra alcol e fumo, perciò sono completamente andato. Sento il telefono squillare e rispondo, ciancicando un 'pronto?'
< Gio', dove cazzo sei?>. È Nicole.
< Al parco>.
< Arrivo subito>, dice per poi attaccare, senza darmi il tempo di obiettare. Tutti questi pensieri nella testa mi fanno male, preferisco di gran lunga il dolore fisico a tutto questo schifo in testa. Prendo una bottiglia e la sbatto contro l'albero, rompendola. Prendo una scheggia ed inizio a farmi delle incisioni sulle braccia che compongono la parola "mostro", la stessa parola con la quale mi ha definito mia madre. Questo dolore fisico mi dà sollievo da quello mentale, almeno per qualche attimo. Bevo un' altra bottiglia di birra e canticchio frasi d'odio, ma inizia o a sentirmi sempre più debole, a causa della grossa quantità di sangue che sta uscendo.
< Giorgio, che cazzo fai?>. Dovrei sobbalzare per la paura, non mi aspettavo che fosse già arrivata, invece resto immobile. Nicole, notando le mie braccia si china davanti a me. Ho fatto molti tagli ed i miei pantaloni, sui quali era poggiato il braccio, sono una pozza di sangue.
< Giorgio, Dio Cristo, hai esagerato stavolta, potresti davvero morire dissanguato! Vieni che ti medico le ferite>. Cerca di sollevarmi per un braccio, ma lo strattono violentemente e mi libero dalla sua presa.
< Lasciami in pace, porco Dio, se morissi mi farei solo un favore>. Per tutta risposta mi tira uno schiaffo, che mi colpisce la stessa guancia che aveva colpito in precedenza mia madre.
< Perché l'hai fatto, brutta puttana?>, Sbraito. Non penso davvero che sia una puttana, ma ormai non ragiono più.
< Perché stai sparando un mucchio di cazzate. Alzati, Dio cane!>. Mi ritira per un braccio, questa volta mi alzo, ma solo per restituirle lo schiaffo. Ho completamente perso il controllo, in più sono molto irascibile quando sono fatto, peggio ancora quando sono fatto e ubriaco. La sua testa si gira violentemente di lato, penso quasi di avergliela staccata. Fa un respiro profondo e poi rigira la testa, questa volta molto lentamente.
< Vattene, sono un mostro>, sussurro, non riuscendo a pensare lucidamente.
< Io non me ne vado da nessuna parte, so che non sei in te, vieni che ti medico le ferite>. Mi tira per la mano, ma la strattono di nuovo, colpendole, per sbaglio, il volto con il braccio. Il suo labbro comincia a sanguinare, se lo tocca con un dito e, non appena si accorge del sangue, torna a guardarmi.
< Scusami Giorgio, ma devo farlo>, dice prima di tirarmi un violento cazzotto, colpendo la parte destra del mio viso. È minuta, ma è anche molto forzuta.
Il mix tra l'acol, il fumo ed il cazzotto appena ricevuto mi fa svenire.

Mi sveglio di botto. Il cuore mi batte a mille, cerco di calmarmi facendo dei respiri profondi, ma invano. Mia madre ha il potere di farmi sentire una merda anche attraverso i sogni, è incredibile. Mi strattono violentemente i capelli, sperando che il dolore attenui questo nuovo attacco d'ansia, nessuno dei miei tentativi sembra funzionare. Mi alzo e vado al bagno, apro il primo cassetto del mobiletto ed estraggono una lametta, sto per incidere il mio dolore sulla pelle, quando la porta si apre; perché cazzo non la chiudo mai a chiave? Che coglione che sono. Nicole mi corre incontro e cerca di strapparmi la lametta dalle mani, ma io mi di meno e, per sbaglio, la colpisco con una gomitata. Devo stare più attento quando mi muovo. Improvvisamente la preoccupazione prevale sull'ansia; è indietreggiata di qualche passo, così mi avvicino a lei.
< Scusami, non l'ho fatto apposta>
< Fa niente Gio', non mi fa male; so che non lo hai fatto apposta> ha una soglia del dolore molto alta.
Lo zigomo sinistro è rosso, probabilmente le verrà un livido. Sento un irrefrenabile voglia di baciarla, sono talmente tanto abituato a trattenermi che mi sono addirittura scordato che adesso siamo fidanzati e che quindi la posso baciare quando voglio. Cazzo, ancora non ci credo.
< Ti capita mai di non ricordarti se una cosa l'hai sognata o se è successa veramente?> Chiede cambiando repentinamente discorso.
< Sei ti riferisci a ieri sera, beh, è successo veramente>
< Cazzo, quindi stiamo insieme?>
< Esattamente>
< Oddio, sì, cazzo! Sì!> Mi abbraccia sorridendo, sorrido di rimando, divertito dal suo comportamento.
< Non ci credo ancora> sussurra sulla mia spalla. Le prendo il viso tra le mani e la bacio con passione.
< Credici Nic, adesso siamo una coppia>

Correggimi se sbaglio~Mostro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora