Capitolo 7

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GIORGIO
La seguo in bagno, proprio come qualche ora prima.
Apro la porta e la vedo china sul water a vomitare, di nuovo. È la stessa scena di stamattina. È la stessa scena da tanti anni.
Ha iniziato come forma di autodistruzione, ma poi il suo desiderio di essere sempre più magra ha preso il sopravvento e adesso non riesce più a fermarsi.
Il mio, invece, era puro desiderio di dolore, non mi interessava essere più magro degli altri, volevo solo farmi del male. E poi, io vomitavo poco e niente, semplicemente, quando ero nervoso non mangiavo, il che accadeva spesso.
Non appena ha finito di rimettere si siede con la schiena poggiata al muro. In condizioni normali non li farebbe mai, visto quanto è schizzinosa.
Bagno un fazzoletto e glielo porgo, lei si pulisce la bocca e poi rimane ferma, immobile. Le passo una gomma da masticare, sapendo già che tra poco me ne chiederà una. Ormai conosco la prassi a memoria.
< Dobbiamo parlare>, esordisco con tono severo, che non mi rispecchia assolutamente.
< Giorgio, non rompere i coglioni, non ho voglia di ascoltarti>, si lamenta sollevando una mano, come a volermi mandare via.
< Invece devi farlo, non puoi continuare così. Pensi di essere bella così magra ? Beh, mi dispiace, ma stavi molto meglio prima di partire!>. È una mezza verità. È vero che stava meglio prima di partite, con il viso un po' più  pieno, ma è comunque meravigliosa.
< La vita è mia e faccio il cazzo che mi pare! Devo piacere a me, mica a te!>.
Peccato che a me già piaci, vorrei risponderle, ma mi trattengo dal dire cose di cui potrei pentirmi.
< Ah sì, ognuno fa della propria vita quello che vuole?>, Domando con tono di sfida.
< Esatto>.
< Bene, allora non ti dispiacerà se faccio questo>. Mi guarda non capendo le mie intenzioni, ma ben presto capirà. Prendo la sua borsa e ci frugo dentro, sicuro che troverò ciò che sto cercando. Pochi secondi dopo trovo la sua pochette con dentro i trucchi, la apro e tiro fuori il tempera matite, vado verso il lavandino e ce lo batto sopra, rompendolo; tiro fuori la lama e me la punto sul braccio. Nicole si alza di scatto e mi blocca, proprio mentre sto per lacerarmi da pelle.
<Perché mi hai fermato? Ognuno fa della propria vita quello che vuole, no?>, dico strafottente. Non volevo veramente tagliarmi, lo stavo facendo solo per istigarla. Se non mi avesse fermato, però, mi sarei tagliato. Non ho alcun problema a farlo.
<Non se vuol dire farti del male!>.
< Cazzo, Nicole, sei la contraddizione fatta a persona! Prima dici che non dobbiamo più farci del male, poi torni ad essere bulimica, poi dici che puoi autodistruggerti vomitando ogni volta che mangi, ma se lo voglio fare io non va bene. Cazzo, deciditi!>, urlo gesticolando.
< Giorgio, porca puttana, lo sai che ci sto male! Di certo non voglio che tu ti tagli per farmi un dispetto!>.
< E io non voglio che tu dimagrisca per sembrare più bella, perché già lo sei! Per me lo sei sempre stata e sempre lo sarai, ma preferirei tu evitassi di ucciderti!>. Non ho problemi a dirle che è bella, glielo ho sempre detto.
< Sai che quando inizio per me è difficile smettere>, ammette abbassando il tono della voce e chinando il capo.
< Lo so Nic, ma dobbiamo essere forti e andare avanti>, dico accarezzandole una guancia con il dorso della mano.
< Sai Gio', io mi sono rotta di essere forte. Questa vita è una merda. Ho 21 anni, una madre pazza alla quale non fotte un cazzo di me, un padre in depressione da 10 anni e devo lavorare fino alle 4 di notte per potermi permettere l'Università. Non so più se ne vale la pena, infatti penso che quest'anno non ci andrò>.
< Ma è sempre stato il tuo sogno andare all'Università>, ribatto stupito da ciò che ha appena detto. Abbiamo sempre detto di inseguire i nostri sogni, e ora ci sta rinunciando?
< Non so più nemmeno se ho voglia di vivere questa vita del cazzo, figurati se mi interessa l'Università>. Sono abbastanza shockato dalle sue parole, di solito sono io quello che grida che s'ammazza, perciò non so bene come reagire.
< Non puoi pensare di ucciderti, Nicole>. Contraggo la mascella per la tensione che provo in questo momento. È strano fare un discorso così serio chiusi nel cesso di un bar.
< Sono stanca, Giorgio>. Abbassa lo sguardo e sospira. Il problema principale è che c'è stato un brutto periodo della mia vita in cui stavo esattamente come lei, perciò la capisco, purtroppo.
< Nicole, io e te siamo nati insieme, nessuna cosa al mondo potrà mai separarci, perciò se dovessi decidere di farla finita, sappi, che io ti seguirò>. So che non si ucciderebbe mai, ma so anche che ogni tanto la testa ti porta a dire cose estreme che non pensi realmente, e delle quali poi ti pentirai.
< È una cosa da pazzi>, sussurra.
< Non mi interessa, non voglio vivere in un mondo senza di te>, ribatto dolcemente accarezzandole una guancia. Mi abbraccia. Poggio la testa sulla sua spalla e ricambio il gesto d'affetto. Io e lei siamo una cosa sola. Sposto la testa e mi ritrovo faccia a faccia con lei. Siamo così vicini. Un irrefrenabile voglia di baciarla mi assale, e non so se riuscirò a frenare il mio istinto. Le accarezzo i capelli e cerco il coraggio necessario per baciarla, mandando a fanculo la promessa che feci a me stesso qualche anno fa.
Lei mi guarda le labbra e passa la lingua tra le sue, un gesto che fa sempre quando è concentrata o quando è nervosa. Sto per avvicinarmi, quando un rumore ci interrompe. Che cazzo, mi sembra di essere in un film! Dopo 20 anni stavo per baciarla e rompono il cazzo proprio in questo momento!
< Nicole!>. Sento urlare da fuori Clarissa e battere la mano sulla porta.
< Tutto bene?>.
< Sì, ora usciamo>, dice Nicole spostando lo sguardo dalle mie labbra. Dio, che imbarazzo.
In questo momento ti odio profondamente, Clarissa.

Correggimi se sbaglio~Mostro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora