Capitolo 26

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NICOLE
Tra qualche giorno sarà natale ed io e Clarissa stiamo andando a cercare i regali per i nostri parenti e amici.
Trovare un regalo per Giorgio è sempre stata un'impresa, in quanto dice sempre di avere tutto e di non avere bisogno di niente. Nel corso degli anni non mi ha mai detto cosa gli sarebbe piaciuto come regalo, nonostante io insistessi per saperlo. Oramai ho smesso di chiederglielo, ma ogni volta devo scervellarmi.
Io e Clarissa ci fermiamo in un bar per bere un caffè; al bancone sono attaccati vari fogli tra pubblicità, annunci e richieste di lavoro, ma uno in particolare attira la mia attenzione.
"Vendesi cuccioli di Labrador".
Sull'annuncio sono scritte tutte le caratteristiche dei cuccioli e i numeri da contattare nel caso una persona fosse interessata ad acquistarli.
< Che guardi?>, chiede Clarissa guardando nella mia stessa direzione.
< Credo di aver trovato il regalo per Giorgio>, rispondo sorridente.
< Mmm, un tramezzino col tonno?>. A quanto pare non stava guardando proprio nella mia stessa direzione.
< No, cretina. Guarda qui>. Le indico l'annuncio e lei aguzza la vista per leggerlo.
< Oddio, farà i salti di gioia!>, esclama una volta finito di leggere.
< Anche secondo me, ha sempre voluto un cane tutto suo. Quando va dai suoi non fa altro che giocare con Berto (il vero nome del cagnolino di Giorgio)!>.
<È vero!>. Ride. Digito il numero sul telefono e subito lo chiamo.
< Pronto?>, chiede la voce dall'altro capo del telefono.
< Salve, la chiamo perché sarei interessata ad acquistare uno dei suoi cani>.
< Ma certo, si sbrighi, ne sono rimasti solo due. Venga all'indirizzo segnato sull'annuncio quando vuole>.
<Okay, qual è il prezzo?>.
< 300€. Il prezzo è veramente irrisorio per dei cani di razza e con tutte quelle certificazioni, fossi in lei non mi farei fuggire una tale occasione>.
< Ha ragione, se vengo ora la disturbo?>.
<Si figuri, venga pure>.
<Arrivo>. Chiudo la chiamata e ci dirigiamo all'indirizzo, dopo essermi fermata a casa per prendere i soldi che mi mancavano.
Ad accoglierci è una signora sulla settantina; porta un vestito a fiori ed ha i capelli corti, sembra proprio la classica nonna che ti prepara i dolci tutti i pomeriggi.
< Buona sera signora, l'ho chiamata poco fa perché sarei interessata a comprare un cane>.
< Oh, ma che belle ragazze che siete! Prima avete parlato con mia nipote, pensate che ha solo 12 anni, ma si comporta già come una donnina!>. Mentre parla di sua nipote le si illuminano gli occhi e sorrido notandolo.
<Ha ragione, sembrava proprio una donna d'affari!>. Dopo averci rivolto un dolcissimo sorriso la signora ci porta dai cuccioli. I due cuccioli rimasti all'apparenza sono uguali, ma non appena ci vedono arrivare uno si tira indietro andandosi a nascondere, mentre l'altro ci viene incontro scodinzolando.
<Prendi questo>, mi sussurra Clarissa indicando il cagnolino scodinzolante ai nostri piedi.
< No, prendo quello laggiù>, Dick indicando il cagnolino più timido.
< Ma perché? Non sembra per niente socievole>.
< Proprio come Giorgio>. Sorridiamo in contemporanea e la signora si avvicina dal cucciolo nascosto. Il cucciolo pare riluttante all'idea di essere preso in braccio da me e la cosa mi conferma ancora di più che sia quello giusto. Giorgio non si fida di nessuno, si affida solamente a quello che sa, proprio come questo cucciolo.
< Dove lo terrai fino a natale?>, domanda Clarissa.
< A casa nostra, tanto Giorgio in questo periodo è molto occupato a registrare e a scrivere canzoni, perciò non ci vediamo molto>.
<Prendetevi cura del mio piccolo timidone, ragazze>, dice la signora porgendomi il cucciolo.
<Stia tranquilla signora, il mio fidanzato amerà questo cucciolo più di quanto ami se stesso>.
Il cucciolo si accoccola tra le mie braccia, ma rimane comunque rigido, quasi distante. Gli accarezzo il pelo giallo e poi lo sollevo leggermente per portarmelo faccia a faccia.
< Vedrai che ti troverai bene con Giorgio, siete uguali>.
Portiamo il cane a casa e chiediamo a Vittorio di prendersene cura e, naturalmente, di non dire niente a Giorgio, mentre io e Clarrissa torniamo a fare i regali.

GIORGIO
In questo periodo sto lasciando da parte tutti, sto pensando solo al rap e, sinceramente, mi sento un po' una merda. Giulio sta da schifo, è quasi un mese che si è lasciato con Giulia ed è ricaduto nella depressione. Lo Xanax è diventato il suo migliore amico. Vorrei aiutarlo a superare questo momento di merda, lui c'è sempre stato per me, ma con tutti gli impegni che ho è difficile trovare tempo per aiutare gli altri, e ciò mi dispiace da morire.
Decido di prendermi una pausa dalla scrittura della canzone e chiamo il mio migliore amico.
< Ma allora sei vivo!>, dice con tono amaro
< Ciao Bro'>.
< Ciao Bro' un cazzo, sono giorni che non ti fai sentire e che non ti si vede in giro!>.
< Giulio, scusami, il disco e la registrazione delle canzoni mi stanno togliendo un casino di tempo. Mi dispiace>.
< Okay Giorgio, so che è impegnativo>.
< A proposito del disco, ti andrebbe di fare un featuring con me? In verità sono due, ma se ne vuoi fare solo uno va bene lo stesso. O se non te la senti e non vuoi farne nessuno fa niente. Cioè, no, non è che non fa niente nel senso che non mi interessa fare una canzone con te, nel senso che ti capisco se non te la senti>.
< Cazzo bro', sembravi Eminem in Rap god! Innanzitutto calmati; secondo, certo che voglio fare una canzone con te, non c'è nemmeno bisogni di chiederlo!>.
< Solo una?>.
< Se ti calmi ne facciamo 10 insieme>.
< Ti va di venire da me e ne parliamo meglio?>.
< Arrivo>. Chiudo la chiamata e riprendo a lavorare alla canzone che stavo scrivendo.
Giulio arriva qualche minuto dopo.
È più bianco del solito ed ha delle profonde occhiaie scure.
< Cosa cazzo hai fatto bro'?>.
< Niente>, risponde noncurante, ma so che è successo qualcosa. Lo conosco troppo bene.
< Non mi dire cazzate>, lo rimprovera. Ci sediamo sul divano e lo fisso con uno sguardo preoccupato, aspettando che mi risponda. Prende un respiro profondo e riesco a leggere nel suo viso una nota di vergogna mista a dispiacere.
< Ho ricominciato con l'eroina>, dice tutto d'un fiato. Alza gli occhi per guardarmi, ma poi china e scuote leggermente la testa. Sono esterrefatto, non credevo che potesse arrivare a così tanto. Sinceramente non so che dire, non me l'aspettavo proprio. Vedo delle goccie colare sul tavolo, sta piangendo. Si mette una mano sulla fronte e fa dei respiri irregolari e frequenti, tirando di volta in volta su con il naso. Giulio che piange? Posso dire di averle viste davvero tutte. Mi avvicino a lui e lo abbraccio, in questo momento mi sembra la cosa più giusta da fare.
Giulio due anni fa era dipendente dall'eroina, io provai qualche volta, ma Nicole mi costrinse a smettere, e la ringrazio per questo. Giulio, nonostante sapesse benissimo che poteva causare la morte, continuava imperterrito. Se non fosse stato per Giulia a quest'ora sarebbe già morto. Ora che Giulia non è più parte della sua vita dovevo immaginarmelo che avrebbe riniziato, invece di pensare solo a me stesso.
< Sono un fallimento>, dice tra un singhiozzo e l'altro.
< Giulio, tu sei un fallimento straordinario. Ascoltami>. Mi stacco dall'abbraccio.
< So che in questo momento ti odi, che non vorresti essere così; so per certo che in questo momento ti stai vergognando di te stesso, ma, ehi, quante ne abbiamo passate insieme in questi 8 anni? Vedrai che supererai anche questa, stanne certo. Ed io ti starò vicino, puoi scommetterci>. Giulio è l'ultima persona con la quale credevo di poter fare un discorso del genere. Chiude gli occhi e fa dei respiri profondi, si asciuga le ultime lacrime con la manica della felpa e poi abbozza un sorriso.
< Grazie bro'. Che sia chiaro, se dici a qualcuno di quello che è successo qui dentro ti ammazzo>.
Rido. Non ho intenzione di riprendere il discorso dell'eroina, almeno non in questo momento.
<Dài, allora, parlami di queste canzoni>. Sorrido e spiego a Giulio le mie idee per le canzoni. Man di mano che parliamo si tranquillizza sempre più.
Ci mettiamo a scrivere e
di tanto in tanto ci diamo dei consigli o diciamo qualche cazzata. Mi era mancata la compagnia di Giulio.
Si è fatta ora di cena e decidiamo di ordinare una pizza.
< Secondo te perché l'ha fatto? L'ho amata con tutto me stesso, le ho dato tutto ciò che avevo. Cosa ho fatto di male per meritarmi tanta sofferenza?>.
< Nicole mi ha detto che se ne è pentita subito. Sinceramente non so cosa le sia preso, sembrava che anche lei ti amasse; probabilmente ha avuto un momento di sbandamento>.
< Pensi che dovrei perdonarla?>.
< Peggio del traditore c'è solo chi impara a perdonarlo>, dico riferendomi alla frase di una mia canzone.
< Touchè>.
Continuiamo a scrivere e a divertirci fino alle 4 del mattino, fin quando entrambi ci addormentiamo sul tavolo ricoperto di fogli, cartoni della pizza e lattine di birra.

Correggimi se sbaglio~Mostro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora