Capitolo 3

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Comincio ad avvistare un'area vuota all'angolo del terrazzo (da cui si vede tutta la cittá e lo adoro, nel catturare i paesaggi sono la migliore, sì mi vanto) , vedo un posto accanto ad un ragazzo... Mh, è carino, ma dato che è di spalle che sta cercando di calibrare lo sbilanciamento-bianco, non lo vedo in viso.

Vedo solo che è alto, magro, moro e muscoloso, indossa skinny neri ed una maglia lenta che sta lasciando sbottonata ai primi due bottoni, woah... Ma che faccio, che m'importa?

Mi sistemo, monto gli obbiettivi e il cavalletto, pulisco tutto e cerco invano di avvitare nella posizione giusta la Canon sull'asta.

Bestemmio mentalmente in aramaico, però noto che il ragazzo accanto a me, quello di cui parlavo prima, mi guarda sfogliando un dolce sorriso della serie: "Ragazzine innocenti e imbranate" , e a dire il vero questa attenzione su di me, mi infastidisce.

Con la coda dell'occhio noto che in viso, onestamente è bello. Labbra carnose, sorriso smagliante con denti che farebbero invidia al tizio della pubblicitá della Mentadent, guance paonazze, occhi color nocciola con tratti d'oro e verdi, un ciuffo castano sparato verso l'alto e un po' ricciolino, non male, complimenti alla mamma. Però il carattere non mi convince, a partire dal modo in cui mi osserva.

Finalmente lui distoglie lo sguardo e io riesco ad aggiustare il materiale, è ora di mettersi all'opera!

Scatto un paio di foto ai grattacieli, stando attenta a mettere a fuoco le finestre colorate. Avvisto un parco con molte giostre e bambini allegri, li immortalo... Per Dio, sembro una poetessa da come parlo ahaha.

Su una panchina vedo una coppia anziana, la signora legge un libro appoggiando la testa sulla spalla del vecchio marito, e quest'ultimo invece le tiene una mano e guarda le coppiette più giovani che camminano mano nella mano, con un buffo sorrisetto stampato in faccia. Stará pensando cose del tipo: "Ah mi ricordo quando avevo la loro tenera etá, eh giá."

A parer mio sono bellissimi, gli scatto molte foto.

[...]
[...]
[...]

Dopo varie foto a diversi soggetti, e dopo la soddisfazione di aver capito che l'assistente mi giudicava e osservava con attenzione e sorpresa (speriamo bene) , smonto il materiale e noi tutti giovani ci dirigiamo verso l'uscita.

Durante quest'azione, noto che il ragazzo che stava accanto alla mia postazione, quello di prima che non mi ha fatto bella impressione, mi si avvicina con faccia altezzosa e mi dice: << Una Canon 1300D, un classico. Secondo me non hai saputo cogliere soggetti più stimolanti e ti sei soffermata su cose scontate. >>

<< Neanche tu sei stato tanto originale, sai? >> gli rispondo.
<< Uh, mi hai osservato? >> chiede.
<< Potrei farti la stessa domanda... >> ribatto.
<< Un fotografo osserva tutto. >> risponde.
<< Potrei risponderti allo stesso modo... >> rispondo con un sorrisetto complice.

Lui sorride a sua volta, io mi sciolgo, e ad un certo punto chiede: << Come ti chiami ragazzina principiante? >>
<< 1. Chi ti ha dato tutta questa confidenza?
2. Quali problemi ti affliggono?
3. Non ti deve interessare come mi chiamo.
4. Non chiamarmi ragaz- >>..

<< Okay calma bimba, volevo solo chiederti se hai la macchina, la mia me la devono ancora spedire. >> mi interrompe, odio quando mi interrompono o arrivano dritti al punto, e poi io sono calma.
<< Sì ce l'ho... Ma che vuol dire che te la devono spedire? >> chiedo freddamente.
<< Ho traslocato da poco e me la dovono spedire... Allora, io mi chiamo Shawn e mi serve un passaggio. >> risponde.

<< Okay. >> dico.
<< In che senso okay? >> chiede.
<< Nel senso che non m'interessa, mica te lo dò io il passaggio. >> dico malvagiamente, già... Sono sadica.

<< Oh, dai! Oltre te non ho parlato con nessuno a questo corso, me lo dai un passaggio, dolce collega di corso? >> dice gentilmente, sbattendo
le ciglia folte.
Per Dio, è dolcissimo, ma stronzo.
Per questa volta lo accontento ma al prossimo appuntamento del corso, se lo può scordare.

<< E va bene! >> sbuffo.
Lo vedo più sereno adesso.

Camminiamo fino a quando non raggiungiamo la mia macchina e comincio a partire.

Prima di partire mi dice: << Abito nel palazzo B612 della Phaloma Street. >>
<< Guarda la sventura chi mi porta ad avere come vicino nella palazzina accanto. >> dico ricollegando molti fatti, al corriere dei traslochi che ho visto questa mattina con Jil.

<< Oh, abiti nel condominio accanto, allora. Be', comunque neanch'io sono felice di averti come vicina, signorina... >> attende il mio nome.
<< Uff, Madison... >> sussurro infastidita.
<< Mh, bel nome Madison. >> dice.
<< Wow, sai fare i complimenti? >> dico scherzando.
<< Non mi conosci... Ancora... >> risponde.
<< Che vuoi dire con quel ancora? >> chiedo.
<< Pensavo che fosse un modo carino per chiederti il numero. >> risponde con tranquillitá.

Io rido e poi dico: << Se volevi rimorchiare, hai fallito miseramente. >>

Lui fa una risata che mi offende, ma allo stesso tempo mi nutre l'udito, è un bel suono a sentirsi.
Dopo aver smesso di ridere dice: << Per Dio, no! Senza offesa ma ti stavo chiedendo il numero solo perchè ho bisogno di una guida o un'amica, almeno di qualcuno che mi aiuti con l'orientamento qui a Vancouver. Non ti stresseró per altro. Allora, potresti darmelo? >>

<< Mh, mi fai pena, ma te lo dò solo perchè quando non avrò voglia di guidare, ci sarai tu a scarrozzarmi. Me lo devi questo favore, dopo tutto. >> dico ridendo altezzosamente.

Annuisce come un servo. Gli dò il numero e appena arrivati a casa, parcheggio, ci salutiamo e ognuno va nella propria palazzina.

Mentre salgo le scale penso che in effetti Shawn ha un lato stronzo e l'altro dolce e simpatico, però ancora non lo conosco bene. Sinceramente non so se ho voglia di conoscerlo, ma no, lo vedrò solo come compagno di corso.

Entro nell'appartamento e mi spoglio, rivestendomi con i miei amati felponi e tute. Mi stendo sul divano a guardare un po' di American Horror Story in TV e il resto della serata lo passo a mangiare e a fare la fangirl.

Per un momento sento una notifica del cellulare, lo prendo e vedo che mi è arrivato un nuovo messaggio...

Punti Di Vista || Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora