Cap. 8 I wish

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Guardai velocemente sulla scrivania dotata di un computer grande quanto la televisione di casa mia. Trovai i miei appunti sull'itinerario che avrei dovuto seguire almeno quella settimana. Il mio piano era semplice... Comportarsi da turista per un primo periodo con i soldi risparmiati al liceo, e trovare qualche lavoretto per il resto della "vacanza".
Aprii il deplian di Parigi segnando con un evidenziatore viola le metro che avrei dovuto prendere, uno rosa per le fermate in cui sarei scesa, infine uno verde per i posti da visitare. Era presto, ancora le 11.30 di mattina, avevo avuto tutto il tempo per svegliarmi con calma, fare una doccia, e vestirmi per poter scendere a fare colazione. Per ogni minuto che trascorrevo in più in camera, pensavo che questo albergo fosse favoloso. Grazie mamma.
Affermai per ultima la mia borsa, già riempita da cose essenziali per miei viaggi: trucchi (nel caso succedesse qualcosa che me lo facesse sbavare), fazzoletti, portafogli, documenti, una bottiglia d'acqua e una baguette tagliata in quattro pezzi se mi dovesse venire fame ma per non dare troppo nell'occhio.
Quando uscii mi assicurai più volte che la porta fosse ben chiusa, girando il cartellino appeso alla maniglia che prima diceva "non disturbare", per dare il via libera alle signore delle pulizie di entrare nella stanza.
Presi l'ascensore e mi diressi verso l'uscita nella hall, dove un uomo gentile mi aprii la porta per farmi strada. "Merci" gli sorrisi, lui ricambiò.
Dopo pochi passi mi accorsi che, la prima entrata del tram che avrei dovuto usare, era proprio davanti all' hotel. Oh, grazie ancora mamma. Doveva aver ben pensato su quale quartiere mandarmi, prevedendo anche il mio disagio nel prendere un mezzo di trasporto del genere da sola. Nonostante le mie preoccupazioni riuscii ad arrivare a destinazione, anche se non senza qualche aiuto dai passanti. Arrivai al museo più bello e famoso di Parigi:il Louvre. Sapevo la storia del museo a memoria, e ancora di più di tutte le meraviglie esposte che conteneva. Mi misi in fila dopo aver mangiato il primo pezzo del panino. Accidenti, erano già le 12.45.
Entrata, la massa di gente mi spinse nella direzione in cui tutti andavano, perciò decisi di non provare a fermarmi o a cambiare, semplicemente seguii gli altri. Se mi avessero fatto saltare qualcosa, sarei benissimo potuta tornare indietro.
Fremevo al pensiero di essere uno di quegli 8,8 milioni di visitatori che ogni hanno si recavano al museo. Mi faceva sentire eccitata. Il tempo passò talmente velocemente che neanche me ne accorsi, presto mi ritrovai ad ammirare la bellezza della prima versione della Vergine delle Rocce di Leonardo da Vinci. Il gruppo proseguì velocemente quando la donna a capo di tutto, che faceva da guida, li portava via dal dipinto. Per quanto mi riguarda, Non potei staccare lo sguardo.
"Mmh, Leonardo eh?" Sentii la voce di un ragazzo francese mentre cercava di imitare un perfetto americano. Sobbalzai non appena mi prese così alla sprovvista, girandomi di scatto e quasi inciampando nei miei stessi piedi. Quando riuscii a guardarlo mi stava sorridendo, allora decisi di ricambiare mentre mi sistemavo le ciocche di capelli che nel frattempo mi erano cadute davanti agli occhi.
"Si" riuscii a balbettare. La sua bellezza mi sconvolse. Aveva i capelli corti biondissimi, degli occhi azzurri che ti penetravano lo sguardo, una pelle perfetta. Ancora mi sorrideva mostrando i denti bianchi e sani. Pensai che fosse la perfezione, fino a quando le sue parole non interruppero le mie riflessioni.
"Anche a me colpisce. Prima ho visto che ammiravi la Gioconda... Due tra le sue più grandi opere... Non so se l'hai notato, ma ti ho aspettato solo io." Mi strizzò l'occhio.
Accennai ad una risatina non sapendo come comportarmi. Poi arrivai alla conclusione che, sebbene parlasse perfettamente la mia lingua, era un francese. Quindi magari non era la prima volta che visitava il museo. Conclusi che poteva essere un ragazzo anche intelligente.
Rielaborai velocemente le informazioni che mi erano appena state date. L'unico? Oh, si ha ragione. Avevo notato un chioma bionda mentre giravo per raggiungere il mio gruppo. Non mentiva.
"Si, Leonardo da Vinci... Mi piace" sorrisi.
"Davvero? Allora amerai questo quadro!" Disse, indietreggiando di due passi. Lo squadrai un attimo, accorgendomi del suo fisico. Accidenti. Non mi era mai importato dell'aspetto di un ragazzo fino a quel giorno. Tralasciando... Oh, vabbe, Harry. Sorrisi in modo più dolce possibile, assumendo poi un'espressione che voleva significare 'quale quadro?'
"Andiamo" rise lui, facendomi strada tra le masse di gente del museo. Arrivati mi mostrò il dipinto. Si, davvero bello. Come aveva già capito i miei gusti, ero così prevedibile?
Non lo avevo mai visto in quel modo, anche se ne conoscevo già il nome e l'autore.
"Wow" si complimentò lui appena notò la mia conoscenza in materia. Amavo l'arte. Restammo lì davanti a commentarlo per un pò, finché non decise di rompere veramente il ghiaccio.
"Ahn, scusa, a proposito... Io sono Henri." Disse allungandomi la mano. Henri? Henri? Ma è uno scherzo? Proprio la versione francese di Harry? Qualcuno ce l'aveva con me.
"Io sono Cher" sorrisi ancora.
Iniziammo a parlare a lungo, lui mi raccontò del perché sapeva così bene l'inglese, mentre io del perché ero lì a Parigi. Era tutto così semplice con Henri. Forse il ragazzo meno complicato ma il più affascinante che abbia mai incontrato. Mmh, più affascinante... Ovviamente, secondo ad Harry. Erano passati anni dall'ultima volta che l'avevo sentito, lo odiavo, lo odiavo con tutta me stessa. Eppure, non ero mai riuscita a togliermelo dalla testa.
Scherzammo e iniziammo a conoscerci meglio. Mi raccontò addirittura di come suo padre era un grande esperto per ciò che riguardava l'arte, cosa che fece appassionare anche lui. Mi chiese dei miei studi, la mia famiglia... Una conversazione interessante e approfondita ma... L'avevo appena conosciuto. Iniziai a chiedermi se fosse una cosa normale, o magari quel ragazzo, di cui non sapevo con certezza niente, poteva avermi raccontato un mucchio di bugie, magari giusto per provarci con una ragazza.
Improvvisamente mi venne in mente del mio programma. Che ore erano?
Le 18.25. Merda. Come avevamo fatto a parlare per tutte quelle ore? Certo, adesso potevo dire di conoscere il Louvre.
"Oh, scusa Henri." Mormorai subito dopo aver lanciato un'occhiata al mio orologio.
"Cosa?"
"Dovrei... Dovrei andare. Sono in ritardo con tutto... Grazie per... Per il giro turistico" balbettai mentre sorridevo per cercare di sembrare meno goffa di quanto sono in realtà.
"Oh... Ok." Oh ok? Cosa? Beh, mi aspettavo di più forse?
"Ok" ripetei. "Ciao" dissi infine girandomi. Non potevo pretendere che mi accompagnasse dappertutto, che mi seguisse e rimanesse con me tutta la vacanza, non era il mio fidanzato. Non potevo pensare di 'piacergli' nel modo in cui una persona può piacere dopo qualche ora, solo perché si era avvicinato a me. Giusto? Non lo conoscevo. 'Non pensare a lui Cher, l'hai appena conosciuto. Non pensare a lui, non è nessuno' cercai di ripetermi mentalmente.
Dopo pochi passi, sempre dando le spalle al bellissimo ragazzo dietro di me, mi sentii chiamare. Il mio cuore si fermò.
"Ehi, aspetta, quanta fretta." Sorrise. O mio dio, stava succedendo?
"Non è che potresti darmi il tuo numero? O io ti do il mio, sai, nel caso ti servisse qualcosa ma non sapessi chi chiamare." Mi fece l'occhiolino mentre una risatina uscì dalle sue labbra.
Aww, era dolce.
Ricambiai il sorriso, acconsentendo. Ci scambiammo i numeri e, quando decisi finalmente di andarmene, soddisfatta della giornata, lo salutai.
"Beh... Allora ci sentiamo, ciao bellissima."
"Certo! Ciao" risposi.
Sentii il calore sulle guance aumentare. Mi trovava bellissima? Per fortuna mi girai prima che se ne potesse accorgere. O almeno è ciò che penso io.

















Uscita dal museo mangiai velocemente un altro pezzo di panino, sfogliando le cartine per trovare la prossima metro. Avrei potuto anche prendere un taxi, dato che i soldi che mi aveva dato mia mamma secondo i calcoli, sarebbero dovuti bastare. Ero abbastanza stanca, nonostante l'aver saltato alcune tra le tappe giornaliere, per cui optai per la seconda. Ci misi poco a trovarne uno, riuscii a dire all'autista la destinazione, proseguendo con il piano.
Tornata, dopo cena, in albergo, mi sentii davvero sollevata dal fatto dell'aver potuto visitare tutto e aver incontrato quel bellissimo ragazzo allo stesso tempo. Mi lavai il viso, sciacquando anche le mani e una parte delle braccia. L'acqua fredda era d'aiuto per la stanchezza. La scrollò via come se fosse niente. Henri. Forse suonava anche meglio di Harry. Ma si sarebbe rifatto vivo? Perché tutti gli Harry di questo pianeta mi facevano questo effetto?
Giocherellai nervosamente col cellulare, pensando in modo serio di scrivergli. No, non potevo.
Ma perchè no? In fondo, lui non si era fatto scrupoli ad attaccare bottone o a chiedere il mio numero... Di sicuro un messaggio non sarebbe stato niente.
Ancora confusa, sentii il mio stomaco brontolare. Accidenti. Evidentemente la baguette durante la giornata non era bastata. Avevo bisogno di qualcos'altro, ma cosa? Ormai era tardi.
Mi auto elogiai per non aver ancora indossato il pigiama, così decisi di scendere prendendo l'ascensore. Schiacciai sul bottone in cui una forchetta e un coltello erano disegnati. Per fortuna, il piano, che consisteva in un enorme sala piena di tavoli ancora apparecchiati, non era vuota. Solo dopo mi accorsi che tra le varie lingue in cui era scritto il cartellone centrale, c'era anche la mia.
"24h/24 fastfood". Wow. Non servivano poi così tante lingue per una cosa così.In un albergo del genere, c'era persino il fastfood? Grazie ancora, mamma. In una sola giornata, avevo ringraziato mentalmente mia madre già tre volte. Forse dovevo chiamarla. Mentre mi servivo del cibo nei vari banconi, e presi posto a sedere in un tavolo all'angolo della sala, tirai fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni. Oh, mi stavo quasi per dimenticare del messaggio. L'avrei dovuto fare? Prima di decidere, vidi lo schermo illuminarsi.
Forse lui poteva pensare alle stesse cose.

*Bella, come stai? Sono sicura che ti ricordi di me.:* domani, giornata shopping. Non conosco nessun altro, ti unisci a me?*
Clare.

Oh, non si era dimenticata di me.
E non era Henri, cosa ancora più sconfortante. Brutta serata, a quanto pare. Finii presto di mangiare, ancora senza rispondere, e chiamai mia mamma. Ci aggiornammo reciprocamente su come stavano andando le cose, e ci salutammo. Niente pressioni, per fortuna.
Riguardai il messaggio di Clare. Dovevo rispondere.

*Ehi, ciao. Tutto bene? Mi piacerebbe, davvero, ma domani ho programmi da 'turista'. Mi dispiace, sarà per un altra volta ahah.*

Ecco, un peso in meno. Non rispose più.
Mi sentii sollevata anche se Henri non mi aveva scritto. forse mi ero solo illusa. O boh, era troppo presto. Decisi di andare a letto dopo aver sfogliato il programma di domani.
Avevo bisogno di forze.
Spensi la luce, anche se la mia testa girovagava da un pensiero all'altro, mi addormentai facilmente. Alla fine, Henri non era nessuno, perchè mai avrei dovuto rivederlo?

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