Cap. 20 It's time

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Scusate è cortissimo...
Ps. L'ho messo al presente :)

HARRY' S POV:
Come cazzo faccio a salire adesso?

"Ehm, Charlie, questo è un condominio."

"Lo vedo."

"Come salgo?"

"Suonando?"

"Si... Giusto." Rispondo frettolosamente.

Non posso dirgli che nessuno mi vuole aprire là sopra, per cui mi devo arrangiare.

"Ok, parti pure Charlie, ti chiamo appena ho finito." Dico per assicurarmi che non mi veda mentre faccio qualsiasi cosa sarò costretto a fare.

Charlie mi fa un cenno con il capo, rimette in moto e parte, senza voltarsi più. Perfetto. Come salgo adesso? Il palazzo grigio è basso e piuttosto sporco, ricoperto da uno strato di muffa ai lati. Non dovrebbe essere difficile scassinare una porta, là dentro, il problema é entrare nell'atrio principale. Mi dirigo velocemente verso il portone e lo colpisco, ripetutamente, ma questo non si sposta nemmeno di qualche millimetro. In quartieri come questi la gente saprà certamente che non si trova in un posto sicuro, per cui alcuni condomini hanno rafforzato le porte principali... L'avevo letto qualche giorno prima, in un giornale, o qualcosa del genere.. Oh, ma chi se ne fotte.
Come entrare, come entrare, come entrare?
Cazzo, la scala antincendio! Si e fottutamente si!
Mi dirigo verso la scala mentre penso a cosa dovrei fare mentre ci sono sopra. Insomma, non so il piano dell'appartamento e sicuro come la morte, non mi posso mettere a controllare in ognuno di essi, rischio che qualcuno chiami la polizia o qualcosa del genere.
L'unica alternativa sarebbe guardare attraverso i vetri, a meno che le tende non siamo tirate, delle finestre. L'unica cosa è che Cher potrebbe essere in un' altra stanza. Ma in quel caso ci penserò dopo.

Salgo tre piani in quella straziante scala a chioccia vedendo cose che probabilmente non avrei voluto vedere: erba e droga e feste e sesso come se il nostro corpo non fosse davvero fottutamente vivo, ma fossimo già tutti morti, come se ci potessimo permettere quella merda come se si trattasse di bere dell'acqua.
Della semplice acqua, purissima, trasparente e vera, e sana, come possono esserlo solo poche cose in questo sporco mondo. Come lo è Cher. La mia Cher.

Mentre le mie mani si attaccano al corrimano stringendolo tanto da farmi sbiancare le nocche, e i miei occhi si spostano freneticamente in tutti i lati della stanza, capisco che è quello il vero spettacolo che nessuno, compreso il mio miglior nemico, dovrebbe mai vedere.
È l'acqua trasformata in vodka. L'acqua più buona e dissetante di tutte, in marcia, scaduta, fuorilegge, distruggi-stomaco vodka.

E il mio stomaco lo è si, distrutto, davanti a quella scena. E promette di rigettare il cuore se non faccio qualcosa.

Busso sul vetro almeno una decina di volte ad un ritmo irregolare, quello del mio accelerato battito cardiaco.
Lei si gira.
Diamine, speravo di essermi sbagliato. Credevo ci fosse ancora speranza per me di non essere scaraventato a terra da un peso innaturale, qualcosa di inspiegabile, che inizia a farmi tremare, sudare, e mi fa diventare le gambe pesanti mentre la ragazza più importante della mia vita mi chiede "aiuto" col labiale.
Cosa posso fare? Il suo volto stravolto continua a chiamarmi mentre lacrime su lacrime scivolano giù dai suoi grandi occhi profondi e sinceri. Fin troppo sinceri.
E in questo momento lo capisco. Sono proprio i suoi grandi occhi a farmelo capire. Il dolore. Il dolore, i mostri che cela nella sua ombra ed ogni sua più minima sfaccettatura. E capisco anche che quegli stessi occhi devono nascondere contemporaneamente qualche altro demone, probabilmente peggiore. Come se essere legati in un posto come questo con il corpo nudo dalla vita in su non fosse già abbastanza. Ma io lo capisco. Per lei c'è anche qualcos'altro.

Devo muovermi. Mi guardo intorno girandomi senza vedere niente tranne la ruggine delle scale, e poi altra ruggine e ancora ruggire.
Mi rigiro, e vedo rosso. Eccolo. Spacco il vetro tirando un pugno, uno solo, dritto e sicuro, grazie al quale prendo l'estintore e senza neanche accorgermene, lo sto già tirando addosso al vetro.

Questo si rompe in mille pezzi, e un po' mi dispiace, perché mi ricorda me, perché anche io sono rotto in mille pezzi, dentro.

Mi avvento su Cher e le prendo il viso tra le mani.

"Dio, Cher, che cazzo è succes-"

"HARRY! Harry, grazie a Dio!" Mi interrompe.

Inizio a baciarla sul collo fino ad arrivare alla bocca, e appena le nostre lingue si toccano, i nostri respiri si stabilizzano, mi rendo conto che mi sbagliavo e non tutto dev'essere buttato via di me, ma forse lei può raccogliere i miei pezzi e rimetterli insieme.

"Cher cos'è successo?" Supplico tra i singhiozzi e i baci, dato che ormai non riesco più a distinguere gli uni dagli altri.

"Ti spiegherò Harry, slegami ti prego." Scongiura.

E lo faccio subito. Mi affretto a tirare le corde mentre sento alcune urla provenire dalla stanza vicino, ma le sento strozzate, ferme, come se non appartenessero alla realtà. Per me adesso c'è soltanto lei e ci sono le nostre lacrime.
Slego anche quelle che le tengono fermi i piedi e la faccio alzare, reggendola dalla vita.
Mi accorgo solo adesso che probabilmente devo rimetterle il reggiseno, di sicuro non è una zona tranquilla questa e non porterebbe niente di buono farla girare così.
Mi piego per prendere i suoi abiti e glieli infilo velocemente, poi prendo la sua borsa.

"Vieni Cher, veloce corri!" Dico. O urlo. Non lo so, non riesco neanche più a pensare lucidamente.

"EHI! Fermo stronzo!"

CHER'S POV:

Sapevo sarebbe arrivato, sapevo mi avrebbe salvata. Lui lo fa sempre. Mentre tira su i miei vestiti da terra mi rendo conto che in fin dei conti forse tutto questo é colpa mia. Non sarei dovuta venire qui, avrei dovuto continuare a studiare come voleva mia mamma, non avrei dovuto dare troppa corda a Henri e di sicuro non avrei dovuto far conoscere il suo amico a Claire. Poverina, se le avesse fatto del male sarebbe tutta esclusivamente colpa mia. E lo so benissimo, sento già il bruciore del rimorso e dei sensi di colpa, voglio piangere ancora di più, ma credo di aver finito le lacrime perché i miei occhi non reagiscono...

Forse, dopo tutto, c'è un limite al dolore.

"Vieni Cher, veloce corri!"

"EHI! Fermo stronzo!"

O forse no.

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