Cap. 16 When I look at you

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AVVISO:

Ehi, ciao a tutte:) Innanzi tutto, vorrei ringraziarvi per i bei commenti... Mi scuso ancora per il fatto che ci sto mettendo così tanto, e perché questo capitolo non è scritto molto bene, ma è più lungo del solito.

E vorrei avvisarvi che questo capitolo è un po'... Pervertito. Quindi, se siete molto impressionabili o cose del genere, non leggetelo.

Grazie, buona lettura, mi aspetto tanti voti e commenti ❤️❤️

Mi svegliai.

Non ricordavo praticamente niente dopo la corsa in macchina per andare non so nemmeno dove.

Ci stavamo baciando.

Sorrisi leggermente, ma appena aprii gli occhi mi venne voglia di far tutto tranne sorridere.

Dov'ero?

Oh, ma a chi importa dove, perché ero in quelle condizioni? Mi osservai attentamente prendendo in mano uno specchietto nel comodino accanto al letto. Ero diversa.

E di chi era il letto, di chi era il comodino?

"Bellissima" una voce roca mi fece sobbalzare.

"Mmh... Ehi." Risposi balbettando. Cercai di coprirmi il più possibile con le lenzuola, cercando di sprofondare nel materasso per togliermi da quella situazione imbarazzante.

"Buongiorno." Sorrise. "Ecco a te, ho preparato la colazione.. Spero ti piaccia, ho fatto da solo perché non ti volevo svegliare." Disse appoggiando il vassoio sul basso comodino.

"Grazie mille"

Nel vassoio aveva preparato una ciotola di cereali, due tazze di latte a fianco, qualche fetta di pane tostata ricoperta di nutella, un'arancia e, dall'odore, immaginai che nei bicchieri chiusi ci fosse del caffè.

Si sedette affianco a me proprio all'estremità del letto, e iniziò a mangiare come nulla fosse.

Ero imbarazzata, cosa stava succedendo?

"Non mangi?" Mi chiese poco dopo dispiaciuto.

"Oh, si certo."

"Non ti piace come colazione? Posso portarti qualcos'altro se vuoi."

Aw, era sempre più dolce. Forse troppo. Non ricordavo più niente.

Mi sentivo come se la mia testa fosse stata buttata in un frullatore, come se avessi un martello all'interno, e appena provavo a pensare, mi colpiva da dentro, causandomi fin troppa confusione.

Non seppi se chiedere di ieri subito oppure aspettare, magari il 'momento adatto'.

Ci sarebbe potuto rimanere male?

Ma per cosa, poi, è successo qualcosa di importante?

Capii che il momento per chiederglielo era proprio quello, quando notai che mi stava ancora fissando, aspettando una risposta.

"No.. Ovvio che mi piace, è solo che.." Non trovai le parole per continuare.

Cosa si dice in questi casi? 'Scusa, è che proprio non mi ricordo di ieri sera e di te, del nostro primo vero appuntamento, o se così si può chiamare' o, non saprei, 'in realtà voglio sapere se è successo qualcosa di più di un bacio, tra noi'. Beh, alla fine era quella la cosa di cui mi importava davvero. Non sapevo se mi sentivo così perché non avrei proprio voluto, o perché non avrei voluto perdermelo.

"Che?" Interruppe i miei pensieri, con aria preoccupata.

"Vuoi andare? Ti sei tipo 'pentita' o qualche altra merdata del genere?" Alzò la voce.

Through the darkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora