Cap. 7 Alive

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Ancora non ci potevo credere. Stavo realizzando il mio sogno.

Una voce metallica chiamò forte i passeggeri del mio stesso volo per incitarci ad imbarcarci.

Parigi presto sarebbe stata mia. La città dell'amore. Dell'arte. Il mio piccolo paradiso, sapevo già che avrei adorato qualunque cosa si fosse trovata lì.

Per fortuna mia mamma non mi aveva accompagnata in aeroporto, avevo bisogno di cominciare con la mia libertà dalle piccole cose. Salita, trovai il mio posto, ma non senza qualche difficoltà. Subito una ragazza si sedette accanto a me. Era una tipa piuttosto strana. Una "troia" come si userebbe dire. Il vestito le arrivava a malapena alla coscia, ma chi si veste in quel modo per viaggiare? Non la invidiavo per niente, stavo bene nei miei pantaloni comodi e la mia maglietta larga, non avevano niente di male.

"Uellà splendore, come andiamo?" Ma con chi parlava? Nessuno rispose.

"Oh, ma che c'hai? Non si fanno conversazioni in aereo?" Si mise a ridere. Non capii cosa volesse veramente finché mi sentii arrivare un colpetto sulla spalla.

"Mi vuoi rispondere? Che c'ho la peste? Non la voglio una compagna di viaggio scontrosa eh" iniziò a ridere. Oh, allora si riferiva a me.

"Ahn... No, scusa, ciao.." Risposi. Continuò a ridere facendomi domande inopportune sulla mia vita privata. Dopodiché decollammo, lei mi offrì una gomma e mi insegnò qualche trucchetto per fare in modo che non si tappassero le orecchie durante il volo. Dopo qualche altra battuttina, capii che forse non era così male. Ok, magari il suo look non dava molto spazio all' immaginazione, ma era il suo stile. D'altro canto, non l'avrei dovuta frequentare a vita. Le parole di mia mamma mi tornarono in mente mentre mi mostrava alcuni tra i suoi numerosi tatuaggi e il piercing sulla lingua.

"Lasciare il college?" Mi chiese durante la discussione in cucina.

"Butti via il tuo futuro? Sentiamo... Per?"

"Ehm.. In realtà io"

"Oh certo" mi interruppe "un ragazzo! Certo."

"Non è per un ragazzo" quasi urlai.

"Aoh, bella! Cos'è che c'hai?" Clare interruppe presto i miei ricordi.

"Ah, niente... Non vedo l'ora di arrivare!"

"Eggià, Parigi è ganzissima" davvero usava il superlativo della parola 'ganza' per descrivere una città del genere?

"Eh si, ci divertiremo" le rivolsi un sorriso.

"Oh, ma dov'è che stai tu?" Ecco la domanda che volevo evitare. Imprecai mentalmente appena mi disse che i nostri alberghi sarebbero stati nello stesso quartiere. In tutta l'immensa città di Parigi, stesso quartiere. Non poteva essere vero.

"Beh, allora ci becchiamo bella!" Il suo modo di parlare mi faceva sentire come se fossi in un vecchio film degli anni '90, per ragazzi 'ribelli'.

"Sicuramente". Non mi sarei più fatta vedere.

"Attenta anche alle persone" ricordo che mi aveva detto mia mamma.

"Due mesi non sono pochi, scegli le giuste compagnie, mi raccomando."

Scegli le giuste compagnie... Ovviamente è una cosa soggettiva, poteva Clare essere giusta? Boh. Certo che, pensandoci, conoscere una persona da subito si sarebbe potuto rivelare davvero utile.

Mentre le mie riflessioni continuavano, ritirai i miei bagagli senza problemi, uscii dall'aeroporto e mi affacciai alla strada.

Un taxi passò presto, lo chiamai con la mano e subito si fermò.

In un attimo mi trovai nel mio albergo. Fu facile parlare con la signorina della reception in francese, sembrò non notare la mia pronuncia ancora non perfetta quando mi accompagnò fino alla mia camera. Un ragazzo portò i miei bagagli.

La vista da camera mia era spettacolare. Mai visto niente del genere. Finalmente, per una volta, in tutta la mia vita, mi sentii VIVA.

Through the darkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora