Cap. 14 Give me love

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"Raaaga... Ma che ti è successo?" Esclamò Clare subito dopo avermi vista. Sapevo che il mio sfogo contro mia mamma sarebbe stato molto evidente.

"Mmh.. Niente." Risposi velocemente girandomi verso la finestra per non farle vedere il mio viso. Mi allontanai di qualche passo lasciandola sola alla soglia della porta.

"No sul serio... È per Harry?" Chiuse la porta e si avvicinò a me.
Perché era così ovvio che la questione riguardasse Harry?

"No."

"Si, invece. " affermò sicuramente guardandomi negli occhi.
"Mi dici cos'è successo o devo tirare ad indovinare?" Mi chiese sorridendo. Non era un sorriso vero però, riuscivo a vedere la compassione nei suoi occhi.

"Niente, davvero... È mia mamma..." Riuscii a balbettare mentre i singhiozzi tornarono all'attacco, questa volta più di prima.

"Oh... Ok... Senti, se vuoi parlarne.."

"Si." La interruppi.

Mi fece segno di avvicinarmi e prima che potessi fare qualsiasi cosa, mi abbracciò. Strofinò una mano sui miei capelli, forse per consolarmi... Probabilmente. Ma non riuscii a fare a meno di pensare che si comportasse così perché mi capiva:chissà quante volte deve aver litigato con sua mamma, lei è così... No, ok forse no. Quella era soltanto una teoria, comunque.
Mi lasciò e mi condusse ad un divanetto per farmi sedere.

"Allora... Racconta"

"Ok.." Iniziai "Beh... In principio io ed Harry eravamo migliori amici. Avevamo un rapporto davvero stretto e.."

"Oh, intendi amici di letto?" Mi chiese con un ghigno. Perché doveva sempre uscirsene con una frase del genere, anche in un momento delicato come questo?
Tuttavia, la sua sfacciataggine mi fece ridere.

"No, no. Come ti viene in mente? Ho detto migliori amici, nient'altro."

"Sarà.." Risponde lei con aria offesa e ingenua. Mah, lei ingenua? Proprio no.

"Posso continuare?" Chiesi ancora con le guance rigate dalle vecchie lacrime.

Le spiegai di come litigammo, e di come lo ignorai. Le dissi di mia mamma che mi aveva nascosto tutto e poi aveva anche smentito, mentre nuove lacrime si formavano intorno ai miei occhi.
Era liberatorio parlarne con qualcuno e allo stesso tempo piangere, ma non toglieva quella sensazione di delusione e frustrazione in me.

"Oh, Cher mi dispiace così tanto!" Disse infine. Mi riavvolse in un abbraccio e mi passò dei fazzoletti dal mio comodino. Continuai a piangere per un tempo indefinito. Clare cercava di consolarmi, ma, sinceramente, con certi commenti peggiorava solo la situazione.
Mi sentivo distrutta, tradita, ma con il suo aiuto decisi di riprendermi. Dovevo vedere Harry. E dovevo divertirmi, e far finta che non fosse mai successo niente.
Decidemmo di non uscire se non per comprarmi un nuovo vestito, nuove scarpe e una pochette comoda che avrei potuto portare con me la sera.
Non sapevo se dovevo vestirmi elegante o meno, Harry non mi aveva dato dettagli riguardo al tipo di appuntamento, per cui decisi di comprare qualcosa di abbastanza casual.
Appuntamento? Era un appuntamento almeno?
Oh, certo che lo era, da amici, però. Credo.

Quando uscimmo, il portiere gentile ci salutò e io gli sorrisi di ricambio. Naturalmente, Clare dovette scherzare sul fatto che era carino e che evidentemente aveva fatto colpo, ma cercai di non darle troppa importanza e di concentrarmi sugli accessori da comprare.
Andammo prima in un negozio di vestiti ma, dopo una mezz'ora, cambiammo. Clare sosteneva che se non trovi subito qualcosa che ti colpisce, allora bisogna scappare e andare da qualche altra parte. In fondo, non aveva tutti i torti.
Visitammo circa altre sei boutique parigine mentre lei mi inondava di parole mentre raccontava di come Paul, l'affascinante ragazzo francese, le avesse scritto di continuo per tutta la sera e questa mattina. Iniziò presto a blaterare, e divangare sul fatto che sarebbe il perfetto principe azzurro. O, non importa, rosso, come dice lei che sostiene che il rosso sia molto più passionale e intrigante dell'azzurro.
Alla fine, come ragazza, non era davvero niente male.
Faceva molte osservazioni intelligenti, e, oltre al modo di vestire, che di certo non passava inosservato dagli sguardi indiscreti dei passanti, era una ragazza a posto.
D'accordo, ci sarebbe stato anche da sistemare il modo di parlare, ma devo dire che rispetto al nostro primo incontro, si era data una regolata.
Pensai davvero che saremmo potute diventare molto amiche... Mi promise anche che avrebbe chiesto a Paul di dire ad Henri di rispondere alle mie chiamate, dato che avevo bisogno di parlare con lui.

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