RICORDI

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La visione che mi si presenta davanti mi da il voltastomaco. Guardo quel trio tanto,all'apparenza,affiatato che pare quasi un singolare quadretto familiare.
Su di un tavolino tonto decorato con un vaso di rose rosse e tre tazze fumanti di the caldo sono comodamente poggiati mia madre,Marcus e quel mostro che ha lasciato un'impronta sanguinante nel mio passato.
Com'è possibile che mia madre non si ricordi di quella persona e di ciò che mi ha fatto?Cosa ci fanno quei due in casa mia?
Mi alzo lentamente da terra senza distogliere lo sguardo da quella patetica scena,impressa nelle mie pupille incastonate tra due palpebre spalancate.
A stento cammino,portando lentamente ed indugiando una gamba davanti l'altra.
Ad un tratto mia madre,dopo varie risate si accorge della mia timida presenza e dice:"oh ciao tesoro,non sapevo tornassi prima".
"Che cosa sta succedendo?"strillo io in preda al panico.
"Oh su tesoro non fare la maleducata e saluta i nostri ospiti"mi rimbecca lei.
Sembra strana,il suo sorriso pare agitato,e ripetutamente,come spinta dal nervosismo,si mette una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio.
"Ciao"dico a denti stretti,posando lo sguardo prima sull'uno e poi sull'altro.
"Vi conoscete?"chiede mia madre,evidentemente colpita dalla mia "maleducazione".
"Si"risponde Marcus prima che possa darle una qualsiasi risposta."Sono il suo ragazzo"aggiunge.
Il mondo mi crolla addosso.Tutti i miei sacrifici per tentare di rendere mia madre orgogliosa di me insieme ad esso.
Quando mio padre è scappato di casa quella notte,io non riuscivo a dormire.Me lo ricordo come fosse ieri.
Io,piccola e fragile Valeria di 4 anni,sono stata svegliata da un vociferare di sotto.
Era da giorni,settimane oramai che avevo notato una certa tensione tra mia madre e mio padre,del quale ricordo poco e niente.
Mamma mi ha sempre detto che quando si sono sposati una forza più grande di loro li attraeva come calamite,mentre in quel periodo era palese che ci fosse qualcosa sotto.
Mi alzai presagendo un qualche litigio,stropicciandomi gli occhietti ancora assonnati.Sono sempre stata una ragazza curiosa,così decisi di origliare.
Mamma e papà erano di sotto,lei seduta sul divano in pelle color panna,lui con una valigia diretto verso la porta.
"Non capisco il perchè di questa sua decisione"diceva mia madre tra le lacrime.
"Teresa è evidente.Ormai è chiaro che non c'è più quella fiamma,e tu stai invecchiando"diceva lui,come se fosse giovane.
"Marika saprà come accontentarmi"continuava.Marika era la segretaria della sua azienda,la "Tomlinson Creating",una delle più importanti catene di videogiochi al mondo.Mi ricordo ancora quando da Milano ci siamo trasferiti a Boston per il suo lavoro,e di quando chiedeva un mio parere riguardo un gioco che stava per far uscire.Poi è stata comprata dai koreani,e la nostra famiglia,da benestante si trovò sull'orlo del fallimento.
"Che succede?"chiesi io,con la voce impastata dal sonno.
I miei genitori si voltarono verso di me.Mio padre probabilmente era troppo codardo per darmi una risposta,così prese il bagaglio e,dopo un semplice "addio",l'ultima parola che ho sentito pronunciare dalla sua bocca,si richiuse la porta alle spalle.
Quella sera me la ricordo come fosse ieri.Non riuscivo a dormire e il letto matrimoniale era troppo grande per mia madre,così dormii insieme a lei.Non riuscii a chiudere occhio,e dopo essersene accorta lei si mise a sedere e mi prese la mia piccola manina tra le sue,giocherellando con le mie dita.In quel momento ci scambiammo due promesse:quella di non piangere mai più,fallita poi miseramente,e quella di confidarci sempre tutto.Ecco perchè ora temo che sia amareggiata dal mio comportamento.
Comunque sia mio padre cercò di parlarmi spesso per telefono,ma io ho sempre rifiutato ogni sua singola chiamata.Non so ora dove si trova,non so se è ricco e non so se è vivo.Non passa giorno in cui non vi pensi.So che dopotutto nelle mie vene scorre il suo stesso sangue,ma non mi interessa nemmeno se è morto,dato che l'inferno che ho passato dopo l'ha causato lui.
"Non sapevo foste fidazati"risponde mia madre,facendo trasparire chiaramente il suo dubbio e la sua amarezza.
"Eiii esisto anche io"si intromette quel fastidioso accompagnatore.
"Ah giusto"dice mia madre,ancora persa nei suoi pensieri."Valeria,lui è Caleb,il fratello di Marcus"risponde mia madre,mentre il soggetto in questione mi stringe la mano,causando in me tanti flashback.Ci sono solo io,su quel materasso dalle molle rotte,che lo prego di lasciarmi andare.Ci sono solo io,che sento in ogni centimetro del mio corpo il suo tocco sfuggente e possessivo.
"Fratello",quella parola si ripete aggressivamente nella mia mente.Caleb è il fratello di Marcus.

Un grido nel buioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora