MARGOT

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Valeria si interrompe improvvisamente,ponendo uno stop al suo racconto.
"Martha,chi è entrato nella stanza?"chiede la psicologa morsicando nervosamente il tappo della bic e sventolando il suo block-notes per gli appunti.
Silenzio totale,come sottofondo le urla di qualche altro ricoverato e il carrello che viene fatto passare dalle infermiere per consegnare la "colazione" e le "medicine".
"Martha..."insiste alzando progressivamente il tono di voce.
Avvicina la sua mano a quella della ragazza per accarezzarla e rassicurarla,ma lei la ritira categoricamente.
"Martha non voglio farti del male,anzi:sono qui per aiutarti"precisa la dottoressa in tono pacato.
Dopo secondi di silenzio e meditazione,Valeria alza la testa ed apre bocca.
Il suo aspetto è notevolmente variato rispetto a quando è arrivata da Boston:i suoi capelli biondi un tempo ben piastrati sono stati sostituiti da una chioma folta e cotonata,mentre l'azzurro dei suoi occhi è stato rimpiazzato da un grigio cupo,come se il cielo intorno alle sue pulille fosse stato progressivamente sporcato dall'accavallarsi di più ricordi..il tutto contornato da una sclera attraversata da un reticolato di capillari rossi in evidenza e due occhiaie mal nascoste.
"Sa,ricordare fa male"risponde Valeria.
"Lo so cara,ma sei stata brava fin'ora!Cos'è che ti impedisce di finire la storia?"insiste la dottoressa,con un pizzico di stanchezza nella voce.
"Se non ne voglio parlare non ne voglio parlare!"strilla la ragazza.
"Valeria,calmati!"cerca di bloccarla la psicologa,ma la ragazza si dimena dalla sua presa salda che le circonda il polso e va verso la finestra.Solo delle grate arrugginite la separano dalla libertà.
Ne afferra due saldamente incastrandovi la testa in mezzo e strilla per chiedere aiuto,ma prima della quarta richiesta di soccorso viene fermata dagli infermieri che la sedano e la ripongono sul letto.È come uno di quegli antichi manicomi,provvisti di medicinali fasulli,cinture di cuoio che sporgono dai materassi e sbarre di ferro alle finestre..insomma,un luogo di tortura che anzichè tranquillizzare e mettere a proprio agio il paziente lo inquieta ancora di più per sborsare denaro extra ai parenti.
Al suo risveglio sente la testa pesante ed un senso di nausea.Cerca di alzarsi per andare verso il bagno,ma non riesce nell'intento a causa delle cinture che le tengono bloccati i polsi,le caviglie e l'addome.La psicologa (che aveva assistito paralizzata e sconcertata alla somministrazione endovena del sonnifero) avendo previsto tutto le si avvicina con un secchio e le regge i capelli in una coda di cavallo,mentre la ragazza rimette ripetutamente.
"Io non sono pazza"dice ancora scoinvolta dall'accaduto.
"Lo so Martha,non l'ho mai sospettato"la rassicura la dottoressa accarezzandole la fronte.
"Ma sei rovente!"le dice dopo aver constatato che la ragazza ha il viso in fiamme e le guance arrossate (il cui colore spicca in quel viso pallido.
La psicologa si dirige verso la porta per chiedere un po' di tachipirina,ma prima che possa avvicinare la mano al pomello della porta viene interrotta dalla voce di Valeria.
"Era mia figlia"balbetta ad occhi chiusi.
"Cosa?"chiede paonazza la dottoressa voltandosi.
"La ragazzina che è entrata in casa era mia figlia"ripete con la voce rotta dal pianto.
Grazie alla sua esperienza la psicologa sa che in certi casi non bisogna costringere il paziente a proseguire,dato che non vi è fretta e che potrebbe perdere quel minimo di fiducia riposto nella sua nuova confidente,dunque sta zitta,anche se in cuor suo è curiosa di scoprire un altro mistero di quella tortuosa e complessa storia.
Senza essere stata spinta ad approfondire l'argomento,la ragazza inizia a raccontare altri particolari,tornando sempre con la mente all'anno precedente.
<<Io e Marcus rimaniamo paralizzati alla vista di quella bambina.È vestita con un abitino a fiori consumato,due ballerine sporche e due treccine mal fatte piene di ciocche fuori.Ha il viso rivolto verso il basso e tiene per mano Caleb,il quale ha uno strano sorrisetto sulla faccia."Avanti Margot,fatti vedere in viso"dice il ragazzo.A sentire quel nome il mio cuore perde un battito.Sarà solo una coincidenza,ipotizzo.La bimba,tutta tremante,non ubbidisce,perciò lui insiste con un tono di voce serio ed alto."Quante volte ti ho detto di ubbidirmi!"grida lui alzandole con forza il mento."Lasciala,le farai del male"gli grido contro,ma mentre sto per avvicinarmi Marcus mi prende il polso con la forza e mi blocca.La bambina alza il viso,mostrando i suoi occhioni blu nei quali riesco a riflettermi."Chi è?"chiedo conoscendo in cuor mio la risposta,ma la mia domanda viene del tutto ignorata,dato che Caleb dà uno schiaffo a Margot per avergli lasciato la mano.Prima che il ragazzo possa strillarle contro,Marcus lo blocca e porta la bambina verso di noi."Grazie zio"balbetta con difficoltà."Zio?Cosa significa tutto questo?"grido agitata."Ma..mam..mamma"balbetta ancora la ragazzina,puntando i suoi dolci occhioni verso di me."Io non sono tua madre!"grido disperata in preda al panico."La mia Margot è morta due anni fa"dico probabilmente più a me stessa che a loro.Secondo la versione di mia madre Margot...

Continua nel prossimo capitolo

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