COME AI BEI VECCHI TEMPI

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"Vale calmati,una soluzione la troveremo!"cerca di rassicurarmi mia madre per quanto sia possibile.
Dopo quel messaggio sono scappata di sotto e mi sono confidata con mia madre,le ho anche accennato qualcosa sulla storia di Marcus.È un fatto più che singolare,dato che da quando ha iniziato a concentrarsi più sul lavoro che su di me non le ho rivolto più parola,ma una madre è una madre,e per quanto scostante possa essere in questi ultimi giorni sento comunque di aver scelto la strada migliore.
"Come faccio a calmarmi!Ma ti ricordi di cosa mi ha fatto quel mostro!"grido nel pieno della crisi dei miei nervi.
"Mi ha rovinato la vita,mamma!Sai cosa significa?14 anni!14 anni impressi nella mia mente per sempre!"insisto.
"Vale calmati!"sbraita mia madre.Non capisco come faccia ad essere così calma.
"Calmati!Certo,è facile per te.Tu sei un'egoista!Pensi solo a te,al tuo cacchio di lavoro e a ciò che accade nella tua vita.Tu non sai che Cristofer mi ha lasciata perchè Marcus si è finto mio fidanzato!Tu non sai che è stato lui ad entrare in casa nostra quella sera!Tu non sai che sono stata sospesa a causa sua!Tu non sai uno schifo di niente perchè pensi solo al tuo stupido lavoro del cavolo!"grido tra le lacrime.
Quando ci vuole ci vuole,è troppo agonizzante vivere questa sottospecie di vita senza nessuno che mi appoggi o che almeno mi consoli.In tutta risposta mi da uno schiaffo talmente forte da farmi girare il volto da destra verso sinistra,e da arrossarmi la guancia:è la scintilla che fa scoppiare la bomba.
Indignata,la guardo schifata,mi volto e salgo le scale.Lei,evidentemente pentita,mi segue in camera.
"Dove stai andando?"mi chiede mentre riempio il borsone.
"Il più lontano possibile da te"sussurro a testa bassa.
Da fuori potrete anche considerarmi un'ingrata,ma quella vipera deve solo ringraziare che io sia rimasta nella sua stessa casa a respirare la sua stessa aria dopo la crudeltà che mi ha costretta a compiere.
Guardo la palazzina per un'ultima volta e scappo,prima che il mio caro vicino possa raggiungermi.
Non ho nessuno.Non ho amici.Non ho un fidanzato.Non ho parenti.Sono sola.
Arrivo al parco,fortuna che sono le 5 ed è ancora piuttosto affollato.
Mi guardo intorno in cerca di qualcuno o qualcosa che possa ospitarmi.
Quella panchina fredda ed isolata è perfetta,ma forse quel prato ancora di più.
Ad un tratto sento una mano sulla mia spalla,e prego Dio che non si tratti dei due fratelli maledetti.
Mi volto ad occhi chiusi,ed appena li riapro noto con mio grande piacere e sollievo che si tratta di Cristofer.
Senza pensarci due volte mi butto tra le sue braccia e lo bacio.È un bacio tutt'altro che casto,è come violento e bisognoso d'amore.
"Posso stare a casa tua questa notte?"gli chiedo speranzosa ed un po' intimidita,spero solo che non mi chieda spiegazioni.
È stato sempre comprensibile,infatti annuisce e mi ci porta mano nella mano.
"Valeria..t..tu...tu sei fidanzata con Marcus?"mi chiede balbettando.
Sono stanca,ma non sono l'unica,e siccome non voglio rispecchiarmi nel comportamento di mia madre gli racconto tutto,dal giorno in cui lui ha bussato alla mia porta fino ad oggi.
Parlando parlando siamo arrivati a casa sua.A soli 17 anni già vive solo,dato che i genitori sono sempre in giro per lavoro e lo mantengono da lontano.
Abita in una villetta ben arredata,con all'entrata un salottino con due sofà ed un tavolino tondo,una tv a schermo piatto e,più avanti,un tavolino con 4 sedie ed un piano bar da cucina.
Camminando dalla porta in fondo si arriva ad un corridoio,circondato da porte che danno a due bagni e due camere da letto.
La sua ha un letto matrimoniale,un comodino,un armadio,una libreria,una scrivania con il laptop e dei cubolotti decorativi ricchi di cd,dvd e album fotografici.
Ne prendo uno a caso e,sfogliandolo,noto una nostra foto scattata a Miami Beach l'anno scorso,durante la festa del suo compleanno.A ripensarci sul mio volto spunta un piccolo sorrisetto,e quasi spontaneamente accarezzo il suo volto impresso sulla carta plastificata.
Mentre ripenso ai bei vecchi tempi lui armeggia con lo stereo e mette una canzone che ascoltavamo sempre nei nostri momenti più intimi, "People help the people".
È una canzone piuttosto triste e malinconica,ma mi piace lo stesso.
Tutto galante e sorridente mi porge la sua mano e mi dice "mi concede questo ballo signorina?".
Io a vederlo così non posso fare alto che stringerla ed annuire,così iniziamo a ballare un lento.Lui stringe la mia vita,mentre io aggancio le mie braccia al suo collo ed appoggio la testa sulla sua spalla,ballando per la sua stanza.
Può sembrare una cosa scontata e stupida,ma Cristofer mi fa sempre senrire a mio agio.Basta che mi guarda,ed i miei occhi rimangono incatenati con i suoi.Basta che mi tocca,che subito si genera in me una scia di mille brividi.Basta che mi bacia,che subito sento la voglia di non staccarmi più dalle sue labbra.

<<Lui per me è come una medicina,solo che di questo passo andrò in overdose>>.

Quando la canzone finisce inizia a lasciarmi una scia di baci sul collo.
"Non mi spingerò a fare niente che tu non voglia"mi sussurra all'orecchio,sfiorandomi dolcemente il lobo.Il suo respiro intenso ed affannato si confonde con la mia pelle e la penetra,fino a sfamare completamente ogni singola cellula del mio corpo.
"Non sarebbe la prima volta che mi capita qualcosa simile"mi lascio sfuggire,ripensando a Caleb e al passato.
"Cosa?"mi guarda lui confuso.
Ora si che sono in un bell'impiccio...

Un grido nel buioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora