VERITÀ

4 1 0
                                    


"Valeria,sei pronta per la nuova seduta?"chiede l'infermiera alla ragazza svegliandola dal suo sonno.
"Si,faccia entrare pure la dottoressa"risponde la ragazza ancora un po' assonnata.
La figura professionale ed elegante della psicologa,elegantezza che risalta notevolmente tra quelle 4 pareti ammuffite,fa il suo ingresso nella stanzetta.
"Buongiorno Valeria"saluta gentilmente.
"Preferisco che mi chiami Martha"risponde senza scomporsi troppo.
"Come preferisci,Martha...dunque,continuiamo con la seduta di ieri?"dice introducendo l'argomento.
"È necessario?"chiede la ragazza dall'aria apatica.
"Si,se vogliamo eliminare radicalmente questi vecchi fantasmi.Ascolta,tu mi dici tutto ciò che ti ricordi,io studio la situazione e poi affrontiamo insieme la storia.Facciamo un bel backup,che ne dici?"dice educatamente la dottoressa strizzando l'occhio destro.
"Non prenderò nessuna pillola,se è questo ciò che vuole.Ne ho già assunte troppe"sottolinea.
"Non ce ne sarà bisogno,fidati"insiste.
"E va bene,farò questo sforzo.Fino a dove sono arrivata ieri?"chiede Valeria.
"Alla sorpresa di Marcus davanti al tuo cognome"risponde piena di sicurezza e voglia di sapere.
"Dunque..."

<<"Non può essere il tuo cognome!"mi dice Marcus pieno di agitazione.
"Ti sto dicendo di si!"insisto permettendomi un minimo di rabbia verso tanta cocciutaggine.
"Vorrei capire il motivo di tanta sorpresa e ostinazione a credere il contrario"aggiungo un po' inacidita.
"Perchè..ecco,vedi..beh...cioè si,quello era il cognome di mio..padre"risponde balbettanto e deglutendo rumorosamente.
Guardo il soffitto,non solo per tale posizione,ma soprattutto perchè non posso crederci,è troppo assurdo!
"Non può essere"dico ad occhi chiusi.
Silenzio,interminabili secondi di silenzio si pongono tra me e quello che non so se considerare ora come mio fratellastro.
"Stavo per farti del male,molto male"sussurra.
'No guarda,pensavo ci stessimo preparando per andare ad una festa!' vorrei rispondergli,ma mi pare troppo sarcastico come intervento in un contesto tanto serio.
"Stavo per fare del male a mia sorella"sussurra,forse più a se stesso che a me.
"Stavo per farle del male!"strilla mentre si alza e scaraventa a terra una sedia.
Tanti oggetti passano dvanti i miei occhi e si frantumano sul pavimento,distruggendosi in mille schegge.
Inizio a dimenarmi nella speranza che queste corde si sciolgano,ma non appena se ne accorge mi libera di sua spontanea iniziativa.
"Tieni"mi dice dopo minuti di silenzio porgendomi i miei vestiti.
Rimango in piedi,a fissare il vuoto,senza una spiegazione.
"Caleb è tuo fratello?"dico sicura facendolo voltare.
"No.Era con me all'orfanotrofio.Dato che è più grande di me di 3 anni è uscito prima.Quando ti ha fatto tutto quello"dice schifato"temevo potesse andare in carcere,ma non fu così e me ne rallegrai.Mi disse che non mi avrebbe mai abbandonato"racconta.
Dunque la parentela è solo simbolica,non di sangue.
Mentre mi racconta ciò mi vesto,senza staccare il mio sguardo dai suoi occhi ancora agitati.
Non appena la porta si spalanca non posso credere alla mia visione.
Vi escono un ragazzo mano nella mano con una piccola bambina.

Un grido nel buioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora