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Per tutta la durata della cena non aveva fatto altro che dividere il gateau di patate nel piatto in tanti pezzi per poi riunirlo. Dividere. Riunire. Dividere. Riunire. Non ricordava di avere portato la forchetta alla bocca nemmeno una volta. A parte il biscotto mangiato al bar, quindi, non aveva assaggiato altro durante tutto l'arco della giornata.

Il gateau di patate era una tradizione della vigilia di Natale. Sua nonna non aveva mai cambiato menù per quel che ricordava. Peccato che quel giorno a cucinarlo era stata la vicina di casa, quella stessa vicina che il giorno precedente aveva chiamato i soccorsi. Probabilmente doveva essersi preoccupata pensando che, in quello stato, nessuno avrebbe avuto le forze per mettersi ai fornelli o anche soltanto per immaginare di poterlo fare. Quando sparecchiò, a fine cena, il suo piatto era l'unico rimasto pieno.

Non aveva spiaccicato parola da quando era rientrata a casa. D'altra parte nessuno le aveva fatto domande, neanche circa la sua assenza al cimitero. Forse Connor aveva visto Marco, o forse era stato avvisato da Claudia. Ad ogni modo tutti dovevano aver intuito il motivo della sua sparizione e, di conseguenza, non c'era alcun bisogno di chiedere.

Suo padre li salutò dopo cena per tornare nel suo appartamento a Bologna poiché disse di non riuscire nemmeno a pensare di poter passare una notte in quella casa senza la presenza di sua madre. Una stretta di mano a Oliver, un lungo abbraccio a Connor e un forte bacio sulla fronte a lei, lì dove soltanto un paio di ore prima le labbra ve le aveva posate Marco.

Erano passate soltanto 24 ore dall'inizio di quell'incubo e, continuando a guardare l'orologio appeso sulla parete della cucina, si chiese quante altre 24 ore sarebbe dovute passare prima di ricominciare a vivere, prima di riprendere a respirare, prima di non sentire più quell'enorme lastra di ghiaccio all'altezza del petto e quel senso di occlusione alla gola.

Suo padre le aveva chiesto di non arrabbiarsi, di non avercela con la nonna. Ma come poteva non essere adirata? Come poteva camminare per quella casa senza sentire la voglia e la necessità di urlarle contro che avrebbe potuto aspettare almeno un altro giorno, che avrebbe potuto attendere il suo arrivo così che lei potesse soccorrerla o che, se proprio era giunta la sua ora, potesse almeno salutarla un'ultima volta? Urlarle contro, sì. Tanto non poteva sentirla, no? Tanto ormai non c'era più. Se n'era andata, per sempre.

Fuori aveva iniziato a piovere. Diluviava, anzi. In un istante arrivò al portone e lo aprì, per permettere a Penelope di entrare dentro. Trovò l'asciugamano con cui sua nonna era solita asciugarla nel mobile all'ingresso e lo posò a terra. La guardò strofinarsi su di esso con un'anomala tranquillità e ancora una volta percepì nel suo sguardo che solamente lei riusciva a capirla fino in fondo in quel momento, soltanto lei provava il suo stesso dolore, la sua stessa sofferenza.

In chiesa, accanto alla bara in cui era deposta sua nonna, aveva sussurrato dolcemente all'orecchio di Penelope che non l'avrebbe lasciata da sola, che da quel momento se ne sarebbe presa cura lei. Ci sarebbe stato un tempo per decidere come l'avrebbe fatto e se ne fosse stata in grado, ma nel frattempo glielo aveva promesso. E una promessa era una promessa.

Fu in quell'istante che, voltandosi, vide nell'angolo creato dai due divani della sala uno scatolone di medie dimensioni. Si rese conto di non essere ancora entrata in quella stanza dal suo arrivo quella mattina, così, lentamente, si avviò verso di essa. Il profumo dei fiori portati da amici e parenti e lasciati a terra, lungo la parete, le riempì le narici. Intuì il contenuto del pacco ancora prima di aprirlo.

Gli addobbi natalizi.

Sua nonna era solita preparare l'albero di Natale e addobbare casa il giorno dell'Immacolata, come da tradizione, ma quell'anno, poiché lei, Connor e Oliver avrebbero trascorso le vacanze in Italia, si era fatta promettere che l'avrebbe aspettata e che avrebbero lavorato e decorato ogni stanza insieme, magari proprio la notte del 25 dicembre.

Proteggiti da me (#3) - Marco MengoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora