15.

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In passato, le precedenti volte in cui si erano allontanati per tempi prolungati, quando non c'era stata una data, un appuntamento, un contatto, aveva trascorso ore ad immaginare un loro nuovo ipotetico incontro. Quando lui era partito da New York senza prima avvisarla non lo aveva cercato, ma aveva mantenuto silenziosamente e segretamente la speranza di poterlo rincontrare un giorno, così, per caso. E quel giorno era arrivato. Così come quando a ripartire era stata lei, pochi giorni dopo, all'improvviso, senza alcun preavviso, per poi desiderarlo lì, accanto a lei, a Parigi. E lui l'aveva raggiunta. E ancora dopo il loro litigio per la malattia di sua madre. Aveva pensato di averlo perso, di non meritarlo, di essersi rivolta a lui con le parole più crude e peggiori che mai potessero uscire dalla sua bocca. E invece, una settimana dopo, lui era comparso sulla porta della sua camera d'ospedale, come se niente fosse successo, come se non avesse mai aperto bocca. E, alla fine, quando ad usare parole pesanti e ferenti era stato lui. Aveva pensato che tutto fosse finito per sempre, ma non per questo aveva smesso di pensare a lui, a loro due, nonostante quelle mani non fossero più sue, quella pelle, quei baci, quelle attenzioni. Ma ancora una volta il destino li aveva ricongiunti riconfermando i loro sentimenti e le loro volontà. E ogni volta aveva immaginato, sperato, desiderato. Ogni volta. Tranne quella.

Quando Mame aveva confermato ogni suo sospetto circa l'identità dei nuovi arrivati avrebbe voluto urlare, tornare indietro, correre verso l'oceano, gettarsi a peso morto e lì restare sperando che la corrente la portasse lontano, via da quel luogo, magari a casa, magari dall'altra parte del mondo, ma lontano. Avrebbe voluto sbattere i piedi a terra, rannicchiarsi in un angolo e iniziare a piangere, versare tutte quelle lacrime che immaginava avrebbero iniziato a inondarle il volto senza smettere. Avrebbe voluto raccogliere i primi oggetti trovati per terra per poi sferzarli con rabbia contro qualsiasi sagoma le si parasse davanti, magari immaginando quel volto al posto di quelli reali. Ma c'erano le bambine, c'era Mame, e non aveva potuto fare altro che ingoiare il rospo e rimanere in silenzio, con la sua rabbia, il suo nervosismo e le lacrime pronte agli angoli degli occhi.

Che non potesse trattarsi del destino lo aveva deciso dal primo istante. Non quella volta. Non in una situazione del genere. Non in un paesino sperduto dell'Africa.

Aveva continuato a camminare, seguendo le bambine in fondo alla fila, soltanto perché non aveva alcuna alternativa. Mame, in silenzio, intuendo quelle che dovevano essere le sue emozioni in quel momento, le aveva tolto Nina dalle braccia, adagiandola poi tra le proprie e ponendosi come capofila. La donna doveva avere perfettamente compreso che quello non era il momento adatto per cercare di farla ragionare.

E quel momento non sarebbe mai arrivato, nemmeno nei giorni seguenti. Non avrebbe sentito ragione. Mai.

Fortunatamente, o per sfortuna, il tragitto dalla spiaggia al villaggio era breve. Non ebbe il tempo di formulare un piano e fuggire, ovvero la soluzione più semplice, non sarebbe stato così semplice. E poi necessitava di avere Connor sott'occhio, di chiedergli cosa gli fosse passato per la mente, di urlare, finalmente, lontana dalle bambine, forse anche di scagliare oggetti.

Non voleva pensare a chi altro l'avrebbe aspettata nel villaggio. Era accecata dalla rabbia e dall'odio a tal punto da non riuscire a intendere alla perfezione cosa sarebbe potuto accadere da lì a qualche minuto. A riguardo riusciva soltanto a credere di essere vittima di un inganno, del più meschino scherzo della storia. Non voleva pensare. Non doveva pensare.

Ma l'astenersi dal pensare, a quanto pareva, non sarebbe dipeso da lei. Perché Marco era lì. Davanti all'edificio principale. Marco era lì.

E allora non badò al cuore che prese a battere all'impazzata, al respiro che si fece più veloce, più faticoso, ai tumulti nello stomaco. Perché la rabbia e l'odio presero il sopravvento e mossero i passi per lei, sempre più veloci, nella sua direzione, come se loro sapessero cosa fare, come se loro avessero un piano.

Proteggiti da me (#3) - Marco MengoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora