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Marco si era offerto fino all'ultimo istante di riaccompagnarla a casa, ma non si era lasciata persuadere ed era rimasta ferma sulla sua decisione. D'altra parte sapeva che trascorrere altro tempo con lui, al suo fianco, non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione. Non desiderava altro che vederlo scomparire per poter sprofondare e togliersi di dosso quella maschera che aveva indossato in quelle ultime ore, quella di una persona decisa e convinta, quella di chi non torna indietro.

Alla fine, sconfitto, Marco le aveva chiesto di chiamare Connor in sua presenza, così da essere sicuro che qualcuno si sarebbe preso cura di lei e quindi che tornasse a casa sana e salva. Intuì dallo sguardo del ragazzo quanto quest'ultimo fosse preoccupato per lei. D'altra parte gli eventi della notte non lasciavano spazio ad alcun segnale di gioia o di felicità. Si chiese cosa Marco potesse aver provato nel trovarla lì, distesa nella vasca, completamente immersa, ma scacciò all'istante quel pensiero dalla mente perché quello non era il momento giusto per abbandonarsi al dolore, non ancora.

Così, in presenza di Marco, aveva chiamato Connor e gli aveva chiesto di non farle troppe domande in quel momento, soltanto di raggiungerla in montagna, magari con Oliver. Un secondo dopo aver chiuso la telefonata aveva nuovamente spento il cellulare. Non aveva ancora voglia di affrontare il resto del mondo.

Aveva poi guardato Marco uscire dalla porta principale di casa restando ferma, immobile, con le braccia conserte e la schiena appoggiata ad una delle pareti dell'ingresso. Nessun abbraccio, nessun bacio sulla fronte, nessuna carezza. Quello non era un addio che portava con sé la speranza di un ritorno, quello era un addio definitivo, un addio da sguardi bassi, da aspettative deluse, desideri spenti, pensieri lenti. Non era riuscita a sussurrargli nemmeno un semplice "ciao". Non ne aveva voglia. Non ne aveva le forze.

Rimasta sola non aveva fatto altro che lasciarsi scivolare sul divano nel salotto, quello di fronte al camino. Le lacrime l'avevano sopraggiunta in un istante, così come i singhiozzi e la stanchezza. E nel frattempo una sensazione d'irrealtà si era fatta spazio dentro di lei. Non riusciva più a definire i contorni di quegli ultimi giorni. Ogni istante risultava sfocato, surreale. Paradossalmente ora ricordava molto di più il momento in cui era iniziato tutto. Claudia a Parigi, il divano su cui erano sedute, il cellulare che iniziava a squillare. E poi?

Non poteva essere stato tutto un sogno, uno scherzo della sua immaginazione. In quella casa di montagna c'era arrivata insieme a Marco e insieme a lui aveva vissuto lì per due giorni. Due giorni. Sembrava passato molto più tempo dal giorno del funerale di sua nonna. Ma ora anche il momento in cui aveva visto Marco in fondo alla chiesa, l'istante in cui lo aveva riconosciuto, seppur di spalle, sembravano così lontani, così distanti. Eppure ricordava bene quella sensazione di vuoto allo stomaco che aveva provato, seguito da un senso di sollievo, di pace, di salvezza.

Non l'avrebbe più rivisto. Mai più. E probabilmente a lui non sarebbe più stata legata alcuna sensazione di pace o salvezza. Se soltanto lui fosse rimasto al suo posto. Se soltanto non fosse venuto a quel funerale. Avrebbe potuto continuare a pensare a lui come il ragazzo di cui si era innamorata e che poi si era lasciata sfuggire. Certo, non era comunque un gran finale, ma almeno non ci sarebbe stata quella delusione e quel senso di rabbia che ora sentiva esplodere dentro al suo cuore e che immaginava non sarebbe riuscita a controllare facilmente.

Lo odiava. Di già. Lo odiava per essere tornato. Lo odiava per averle fatto credere che quella potesse essere la volta buona. Lo odiava per essersi mostrato per ciò che era diventato. Uno qualsiasi. Uno fra i tanti. Non era quello il Marco che aveva conosciuto. Non era quello il ragazzo di cui si era innamorata e di cui tutt'ora lo era. E avrebbe preferito saperlo ancora come una volta, crogiolarsi al pensiero che lui esistesse ancora, pur non potendo essere suo, piuttosto che avere conosciuto questa nuova versione così diversa, così sbagliata rispetto all'originale.

Proteggiti da me (#3) - Marco MengoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora