17.

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"Marco? Oh! Ci sei?"

Soltanto Claudia, sventolandogli una mano davanti agli occhi, riuscì a riportarlo alla realtà. Si chiese per quanto tempo avesse lasciato lo sguardo fisso su Michelle, seduta all'unico tavolino del giardino sul retro che era visibile dal cortile d'ingresso del villaggio. Non trovò risposta.

Era ormai passata più di una settimana dal loro arrivo e poteva ritenersi ormai abituato a quella presenza inaspettata. Ma non poteva fare altrettanto con l'idea dell'impossibilità di interagire con lei, di poterle parlare, porle domande, ottenere risposte. Continuava a rispettare il limite che lei gli aveva imposto, ma ogni giorno si svegliava con la speranza che qualcosa la portasse ad avvicinarsi a lui per un tempo che fosse superiore ai pochi secondi in cui lei le serviva il pranzo o la cena durante i pasti.

C'era stato un episodio, tre giorni prima, quando si era dovuto recare nell'ingresso dell'edificio principale per medicare i graffi che Ashley aveva riportato al ginocchio cadendo. D'un tratto Michelle si era avvicinata, non ricordava se avessero scambiato qualche parola, ma il suono della voce della ragazza che si rivolgeva alla bambina parlando di lui lo ricordava bene. Così come ricordava alla perfezione la sensazione che aveva provato quando le loro mani si erano sfiorate, seppure per una frazione di secondo. Aveva letto sentimenti così contrastanti negli occhi di Michelle, bianco e nero, giorno e notte, amore e odio.

"A te non sembra sfinita?"

"Parli di Michelle?"

"Sì.."

"Non sembra, lo è. In questi ultimi tre giorni Nina non le ha dato tregua. Le ho chiesto se avesse bisogno d'aiuto, ma continua a dirmi di no, di non essere stanca."

Rivolse un altro sguardo repentino verso Michelle. I gomiti sul tavolo, il viso tra le mani, sembrava sul punto di poter crollare da un momento all'altro. Così provò ancora quel desiderio di potersi avvicinare, anche soltanto per chiederle come stesse, per provare a renderla spensierata in quel piccolo momento di tregua.

"Ti ricordi quando abbiamo discusso perché ti dicevo che secondo me non era una persona con cui fosse possibile immaginare un futuro?"

Non aveva idea di dove Claudia volesse andare a parare con quella domanda, ma ricordava perfettamente quel momento, così come ogni altra discussione avuta con sua cugina circa Michelle quando lei non credeva potesse fare al caso suo, quindi annuì.

"Mi sbagliavo. Così come mi sbagliavo in generale su di lei, ma per questo ti ho già chiesto scusa."

"Perché me ne parli ora?"

"Perché ti conosco, so che tu hai immaginato un futuro insieme a lei, nonostante tutti i suoi capricci e le sue convinzioni."

"Tipo quelle sui bambini?"

"Tipo quelle sui bambini."

Avrebbe mentito affermando che quelli non fossero stati anche i suoi pensieri in quella settimana. La sera in cui Michelle aveva dato di matto parlando di bambini e quindi, implicitamente, di una famiglia, era distante nel tempo, ma non nella sua mente. E ora, invece, la ritrovava impegnata a trecentosessanta gradi con una neonata, una bambina di quasi un mese, e non poteva negare a se stesso determinati pensieri, determinate immagini.

"Sa che è una casualità la nostra presenza qui.."

"Cosa?!"

"Le ho raccontato come sono andate le cose e credo che mi abbia creduto."

"Ah.."

Avrebbe dovuto ricevere quella notizia con sollievo, ma il risultato fu tutt'altro. Se Michelle conosceva la verità, se sapeva che non era stato lui ad organizzare appositamente quel viaggio facendolo poi passare per una coincidenza, allora perché continuare a mantenersi così distante? Perché non provare a tranquillizzarsi quanto bastava per riuscire a vivere in serenità quella situazione? Non pretendeva che lei lo perdonasse perché conosceva il dolore che le aveva provocato, ma la considerava una persona ragionevole, nonostante tutto, e immaginava che anche lei ricercasse principalmente pace e tranquillità in quella esperienza.

Proteggiti da me (#3) - Marco MengoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora