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Cambiò posiziono nel letto per l'ennesima volta e chiuse nuovamente gli occhi, ma non aveva sonno. Non ne aveva mai avuto quella sera.

Aveva trascorso il tempo della cena chiusa in camera e lì era rimasta ad ascoltare gli schiamazzi dei bambini che giocavano insieme prima di recarsi nei propri letti. Non era uscita da quella stanza se non per andare in bagno e fare una doccia, rimanendo però sempre all'interno del dormitorio.

Poi, poco prima di mezzanotte, era arrivata Claudia, che l'aveva trovata sul letto, già intenta a cercare quel sonno che, a distanza di un paio di ore da quel momento, non aveva ancora trovato. In silenzio, fingendo di dormire, si era chiesta se lei sapesse ciò che era accaduto, se conoscesse le intenzioni di Marco, se avesse cercato di dissuadere il cugino da quell'imminente partenza o se ne fosse stata d'accordo.

Così, sempre in silenzio, aveva aspettato che Claudia si mettesse a letto, ed era stata attenta alla premura con cui la ragazza aveva cercato di fare il minimo rumore per evitare di svegliarla. E forse perché in quel momento non si poteva definire mentalmente stabile, forse perché le attenzioni di Claudia le ricordavano quelle di qualcun altro, a stento aveva trattenuto le lacrime. Quelle stesse lacrime che più volte, nel paio di ore successive, erano tornate a fare capolino agli angoli dei suoi occhi.

Perché quella era la prima notte che passava lontana da Marco dopo una quantità di notti che non riusciva neanche a quantificare. E il pensiero che quella non sarebbe stata l'unica era così difficile da metabolizzare e digerire.

Non riusciva più a ricordare come trascorressero le notti in quel villaggio prima che lei e Marco iniziassero a prendersi cura di Nina. Non riusciva a sopportare di ritrovarsi da sola su quel letto, di non dover stringere le ginocchia al petto e le braccia attorno a queste ultime per lasciare spazio a qualcun altro, di non avere nessun braccio attorno al suo bacino, nessun volto da poter osservare semplicemente aprendo gli occhi, nessuno da accarezzare, e nessuno che accarezzasse lei.

Non avrebbe mai accettato la scomparsa di Nina, ma, anche se a fatica, poteva sopportare di non dovere più prendersi cura di lei durante la notte. Ma non essere con Marco, non dormire con lui quando il bisogno era così cieco, questo no.

E quando il pensiero tornò per l'ennesima volta sui ricordi di quelle che erano state le sue notti, le loro notti, di quelle ultime due settimane, non riuscì più a trattenere le lacrime, e neanche la rabbia e il nervosismo.

"Michi?"

Sapeva che Claudia non avrebbe dormito fino a quando non fosse stata certa che anche lei non lo stesse facendo. Non era servito a niente fingere, nonostante avesse continuato a farlo. In ogni secondo di quelle due ore avrebbe potuto aprire gli occhi, quando rivolta verso di lei, e incontrare quelli della ragazza, anche questi aperti.

"Mmm.."

"Ora puoi smettere di fingere di dormire.."

Si voltò lentamente verso di lei, senza neanche provare a cancellare le lacrime dagli occhi e dal viso. A cosa sarebbe servito? Claudia l'aveva sentita piangere, e anche se così non fosse stato, avrebbe comunque intuito tutto semplicemente guardandola in volto.

Così si alzò, restando poi seduta sul letto, e allungando una mano afferrò un fazzoletto sulla scrivania, col quale asciugò prima gli occhi e poi il naso. Nel frattempo Claudia si era alzata e aveva acceso la luce nella stanza, avvicinandosi poi al suo letto e sedendosi accanto a lei senza neanche chiederle il permesso. Non che pensasse ce ne fosse bisogno.

"Hai mangiato qualcosa almeno?"

Scosse la testa. Oliver le aveva portato un vassoio con la cena, ma si era rifiutata categoricamente di prenderlo non sentendo neanche un lontano senso di fame. Lo stomaco si era chiuso già da qualche ora.

Proteggiti da me (#3) - Marco MengoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora