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Non erano passate che un paio d'ore da quando aveva chiuso gli occhi, stretta tra le braccia di Marco. Eppure le sembrava di avere dormito così a lungo, tanto che, quando si voltò verso la sveglia poggiata sul comodino scoprendo che erano solamente le nove del mattino, si stupì di sentirsi comunque riposata e relativamente rilassata.

Riportò poi lo sguardo su Marco. Un braccio del ragazzo era disteso sopra la sua testa, lungo il cuscino, l'altro era posato attorno al suo bacino, la mano che fino a poco prima toccava la sua schiena ora era posizionata sul suo ventre. Osservò quel volto che in poco meno di ventiquattro ore aveva riacquistato tutta quella familiarità venuta a mancare in quell'anno e mezzo. Quei lineamenti che ora poteva nuovamente tracciare se soltanto non avesse avuto paura di svegliarlo. Quelle labbra che aveva continuato a baciare per tutta la notte.

Si chiese come potesse essere possibile che un tale cambiamento potesse avvenire in così poco tempo. Solamente fino a due giorni prima la sua vita era pervasa da sentimenti ed emozioni completamente differenti. E poi quelle ultime quarantotto ore. Un susseguirsi di novità. La più amara. La più dolce. Parigi. Bologna. Cavalese. Stava sognando? O si trattava della realtà? Marco sarebbe rimasto o presto l'avrebbe visto scomparire e si sarebbe ritrovata da sola in quel letto? E sua nonna? Se n'era andata sul serio o l'avrebbe risentita quella sera stessa, al solito orario, per raccontarle cosa avesse fatto durante l'arco della giornata? Si trovava realmente a Cavalese? Oppure strizzando gli occhi quelle mura avrebbero preso le sembianze della sua stanza di Parigi?

Non si erano preoccupati di chiudere le imposte di legno quella mattina, così, guardando verso la finestra, notò che fuori il tempo era cambiato rispetto al momento del loro arrivo, e ora grossi fiocchi bianchi scendevano candidamente dal cielo. Nevicava. Sorrise. Guardò ancora Marco. Continuò a sorridere.

Se non si trattava di un sogno, ma di realtà, allora scegliere di fuggire da Bologna insieme a Marco era stata la miglior scelta presa in quell'ultimo anno. Al pensiero di dover vivere anche soltanto per qualche giorno nella casa di sua nonna, senza la presenza di quest'ultima, il cuore si stringeva e un senso di occlusione si faceva strada lungo il petto per poi arrivare al collo, alla gola. E invece così, lontano da quella situazione, lontana da chi avrebbe sofferto insieme a lei, ma accanto all'unica persona capace di aiutarla a non pensare e a distrarsi, tutto appariva così distante, quasi fittizio, un incubo che non le apparteneva, qualcosa che poteva evitare restando lì, in quella villetta di montagna, mentre la neve scendeva e i fiocchi si posavano senza far rumore.

Poteva aspettare che Marco si svegliasse, poteva restare a letto e godersi quel tepore donato dalle coperte e da quel braccio che le cingeva il bacino, ma l'idea di poter osservare la neve seduta sulla poltrona nel salotto la spinse, senza troppa fatica, ad alzarsi lentamente, evitando i movimenti bruschi, e poi ad indossare l'accappatoio che era rimasto a terra prima di recarsi nella sua stanza, dove sapeva di poter trovare nell'armadio qualche indumento pulito, oltre che la biancheria intima, lasciati lì durante le visite precedenti.

Si diede una rinfrescata, vestendosi in seguito, nel bagno al piano terra, lì dove i rumori non avrebbero raggiunto Marco. Sopraggiunse poi in cucina, assettata, ma lì non trovò alcuna bottiglia d'acqua. Così cammino verso il piccolo sgabuzzino, dove suo padre lasciava sempre qualche provvista in caso di necessità. D'altra parte quello era decisamente un caso di necessità.

Soltanto alzando la testa, dopo aver sollevato due bottiglie d'acqua, il suo sguardo incrociò il calendario appeso sul muro del ripostiglio. Non ricordava che giorno fosse. Non aveva dormito per due notti e quelle ultime quarantotto ore erano trascorse in maniera così veloce e rocambolesca da farle perdere la nozione del tempo. Poi, operando un enorme sforzo di memoria, ricordò che prima di tutto quello, prima dell'amaro, prima dell'amore, stava tornando a casa dall'ultimo giorno di lavoro prima delle ferie, ferie che avrebbero avuto inizio alla vigilia di Natale, ovvero il giorno in cui avrebbe dovuto fare ritorno in Italia, a Bologna, quindi, se erano passate due notti da quel momento..

Proteggiti da me (#3) - Marco MengoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora